“Questa improvvisa afasia del Consiglio regionale tutto, maggioranza, opposizione e vertici istituzionali” è del tutto “intollerabile”. Così Adu VdA commenta il silenzio del Consiglio regionale sulla notizia dell’indagini della DDA di Torino a carico dell’ex presidente e attuale consigliere regionale Renzo Testolin.
“Dobbiamo cercare altri tasselli di questo orrido mosaico di capillarità mafiosa, che infesta casa nostra, per renderci conto dell’avvilente stato di salute della politica valdostana? Noi, francamente, ne abbiamo abbastanza”.
Il movimento ricorda come oltre all’assordante silenzio, ieri in Consiglio Valle si è assistito all’ulteriore saldatura fra fronte Lega/Autonomisti “con il voto di uno scandaloso ordine del giorno su Cime Bianche”.
L’iniziativa, presentata dalla Lega VdA e da Pour l’Autonomie e approvata ieri sera in chiusura dei lavori, impegnava il Governo a esplicitare se il collegamento intervallivo fosse ancora negli obiettivi dell’attuale maggioranza.
“Non è un segreto che all’interno di questa maggioranza ci siano sul tema delle sensibilità diverse – ha spiegato in aula il Presidente della Regione Erik Lavevaz – Per quanto riguarda parte della maggioranza questo progetto rimane strategico, ed è già partito per la sua valutazione tecnica e ambientale. Sarà poi il Consiglio regionale a definire l’effettiva realizzabilità di quest’opera”.
L’ordine del giorno è stato approvato con l’astensione di Progetto Civico Progressista. “Il Consiglio si è espresso più volte, occorre valutarne la sostenibilità finanziaria, ambientale e urbanistica affinché il consiglio possa disporre degli elementi per assumere una decisione, che in ogni caso dovrà tenere conto della normativa europea, statale e regionale a cui il Vallone è sottoposto. – ha ricordato in aula Erika Guichardaz, capogruppo di PCP – Ogni iniziativa volta ad anticipare oggi decisioni non fondate sia controproducente e fuori luogo. ”
Per Stefano Aggravi della Lega VdA: “Ci sono degli obiettivi strategici in cui in modo granitico bisogna essere tutti dalla stessa parte, altrimenti il problema è di strategia politica o di politica delle strategie”.