Giuliano Morelli – web designer e consigliere comunale di Villeneuve – è il nuovo presidente dell’Union Valdôtaine Progressiste. E se, essendo candidato unico, questa non è una “notizia”, lo è il suo approccio, o meglio il suo discorso di ieri – 25 febbraio – in Congresso. Discorso, come dice lui stesso, “non ortodosso”.
Un nuovo simbolo, con “facce nuove”
Prima la domanda, secca, che Morelli rivolge alla platea: “Mi candido presidente con questo dubbio: ‘cosa vogliamo fare dell’Uvp?’ e ‘che cos’è l’Uvp?’. Mi dicono che sia un movimento, quindi qualcosa che si muove. Una ‘Union’ è quello che dobbiamo fare di qui a breve, dobbiamo riunire gli autonomisti sotto un simbolo nuovo”.
Un simbolo, per il neo presidente, che superi gli ostacoli passati: “L’unione deve essere vera, non una federazione, un agglomerato o un’alleanza, ma un simbolo nuovo, autonomista e possibilmente ‘cazzuto’, che parli con una voce sola e che dica una cosa sola alla volta, che punti a un obiettivo e si muova in quella direzione in maniera visibile con una linea evidente”.
Quando di mezzo c’è l’Autonomia, ed i simboli, la mente porta subito agli ex “nemici” dell’Union Valdôtaine. E Morelli non va per il sottile: “Dobbiamo dare certezze e cambiare le facce – spiega –. Ce n’è una che da quarant’anni è sempre lì, ed è il ‘custode’ di quel simbolo col quale ha fatto l’esatto contrario: la spaccatura. Ci sono state quindi rotture e persone non più disposte a stare sotto quel simbolo che amavano. Un simbolo che ormai è alla fine, perché non so se queste ‘macchie giudiziarie’ si potranno ‘smacchiare’. Questa però è l’occasione migliore per andare a parlare alla ‘base sana’ che crede nell’autonomismo e si affida ad un partito storico che è finito. Ma c’è un albero nuovo da annaffiare”.
Il francese “d’élite” ed i valdostani del 2019
Quasi da “analisi logica”, Morelli si sofferma a lungo sulla parola “Valdôtaine”. Ma soprattutto sulla lingua d’oltralpe: “Non parlo in francese – spiega –, è una lingua bellissima e in salute che non parliamo più. Se lo facciamo è per una forma di ‘gala’, per educazione. Se fossimo davvero francofoni lo parleremmo tutti, ma la nostra lingua veicolare è l’italiano. Il francese spesso allontana il nostro elettorato. E questo ci rende una ‘élite’ che in questo periodo è odiata. Evitiamo di tenerci in casa un ‘cadavere’ che ‘puzzicchia’. Sembriamo scollegati dalla realtà ed esclusivi, nel senso ‘odioso’ del termine”.
Non solo: “Non significa smettere di essere valdostani – spiega ancora Morelli –, ma dobbiamo essere valdostani nel 2019, o meglio, dal 2019 in avanti. Gran parte dell’elettorato viene da fuori Valle, molti sono calabresi, vengono dal veneto e dal Piemonte, e dobbiamo creare un ‘valdostanismo’ nuovo. Una volta eravamo orgogliosi, oggi ci sembra di essere un po’ ‘sfigati’ ed è triste per ogni comunità. Per noi lo è di più, avevamo un’identità bella forte e l’abbiamo ‘museificata’. Non abbiamo fatto evolvere le nostre tradizioni”.
Il “progressismo” è benessere
“‘Progressiste’ – chiosa il presidente Uvp in pectore – ha sempre un’accezione sempre un po’ di sinistra ma non è così. Il progresso caratterizza il genere umano, significa portare il maggior numero di persone a soddisfare il maggior numero di bisogni, andare verso un benessere il più possibile condiviso”.
Le “simpatie indipendentiste” e la Lega, meglio quella “Nord”
Sulle simpatie “indipendentiste” che gli vengono affibbiate – che concettualmente potrebbero avvicinarlo alla Lega – Morelli tiene a fare qualche distinguo: “Io non ho problemi con la ‘Lega Nord’ – spiega –, potrei averne con la ‘Lega e basta’ perché un autonomista è per forza antifascista. Non per una questione ideologica, ma perché ogni fascista è anti-autonomista”.