Confermata la presenza della Bluetongue in Valle d’Aosta

Il Laboratorio nazionale di referenza di Teramo ha confermato due degli almeno 25 sospetti focolai, emersi nei giorni scorsi. Ma con l'alto livello di prevenzione messo in campo dalla Regione non cambia nulla.
Mucche - Foto di AostaSera
Sanità

La Valle d’Aosta non è più regione indenne alla Bluetongue. Il Laboratorio nazionale di referenza di Teramo ha confermato due degli almeno 25 sospetti focolai, emersi nei giorni scorsi.  Si tratta in particolare di quello di Aosta e Perloz, dove erano stati rilevati degli animali con sintomi del virus. Gli esami sugli altri focolai sono ancora in corso.

Una notizia che però non cambia nulla per la nostra regione, che di fatto è intervenuta fin da subito mettendo in atto delle misure come se la positività fosse già stata acclarata.

A confermarlo è la dottoressa Enrica Muraro, veterinaria regionale. “Non cambierà nulla, perché avevamo già adottato in via precauzionale tutte le misure necessarie per contrastare il diffondersi della malattia come se di fatto fossero già confermati”.

Le misure messe in atto, come l’applicazione di un prodotto con effetto insetto repellente e dopo almeno sette giorni l’esecuzione di un test PCR con esito negativo; il trattamento insetticida dei mezzi di trasporto documentabile e la generazione di un modello informatizzato per lo spostamento, hanno evitato come sta accadendo in altre regioni la sospensione delle manifestazioni.

“Avendo agito per tempo e grazie alle misure concordate con le associazioni siamo riusciti a mantenere in essere le battaglie, le fiere e le manifestazioni in tutta sicurezza.” prosegue Muraro.

Il livello di prevenzione è stato fin da subito massimo. Tanto è vero che la nostra regione sta testando molti capi di bestiame, rilevando diverse positività. La positività al test però non preclude la movimentazione degli altri animali della stalla, risultati negativi. La Valle d’Aosta ha ottenuto, infatti, una deroga dal centro di referenza nazionale, proprio in ragione dell’alto numero di test effettuati, per voler movimentare solo capi sani e negativi al test PCR.

Il vincolo di movimentazione (Nda il divieto di spostare gli animali per 60 giorni dall’ultima positività rilevata) scatta soltanto laddove sono presenti dei capi di bestiame con segni clinici, la cui positività al virus viene confermata dagli accertamenti di laboratorio.

Oltre agli esiti degli esami sugli altri sei sospetti focolai, la Regione è in attesa di approfondimenti diagnostici su tre sospetti decessi di bluetongue – due bovine e un ovino – avvenuti nella nostra regione.

Sono otto i focolai sospetti di “Blue tongue” in Valle d’Aosta

30 agosto 2024

Dopo aver riscontrato la presenza di un focolaio confermato di febbre catarrale degli ovini da sierotipo BTV-8, la cosiddetta Bluetongue, a Settimo Vittone e otto focolai sospetti nella nostra regione – nei comuni di Aosta, Nus, Challand-Saint-Anselme, Donnas, Pont-Saint-Martin e Perloz – l’Assessorato alla Sanità ha delineato una serie di misure di controllo che interessano il nostro territorio regionale, in linea con quanto previsto nella nota del Ministero della Salute sul tema.

Conosciuto da oltre 20 anni in Italia, il virus è diffuso al momento in diverse regioni italiane, soprattutto in Sardegna dove i focolai sono oltre 300. Proprio il focolaio rilevato a Settimo Vittone aveva portato, nelle scorse settimane, a sospendere l’eliminatoria delle Batailles des Chèvres di Arnad.

“Le misure di prevenzione che hanno caratterizzato fin da subito le azioni dei Servizi Veterinari riguardo alla regolamentazione delle movimentazioni e che sono state messe in atto quando ancora non erano presenti focolai nella nostra regione, in base al principio di massima precauzione, si rendono ora maggiormente necessarie e richiedono ulteriori precisazioni”, dicono dall’Assessorato.

In particolare, questa mattina, venerdì 30 agosto, c’è stato un momento di confronto con le associazioni coinvolte nelle battaglie e nell’allevamento centrato sulle misure da applicare per garantire la sicurezza ed il benessere degli animali in occasione del calendario autunnale delle Batailles de Reines, che vedrà uno slittamento.

Le misure

Le misure di controllo prevedono:

  • l’applicazione di un prodotto con effetto insetto repellente e dopo almeno sette giorni l’esecuzione di un test PCR con esito negativo, test che permette di individuare con molta precisione e sicurezza la presenza del virus in un campione di sangue;
  • il trattamento insetticida dei mezzi di trasporto documentabile;
  • la generazione del Modello 4 informatizzato per lo spostamento.

Riguardo le misure, in generale – quindi al netto dei combats – “verrà reso obbligatorio per tutti gli operatori applicare prodotti con effetto insetto repellente su tutti gli animali delle specie sensibili detenuti nei propri stabilimenti, compatibilmente con i relativi tempi di sospensione in relazione alla tipologia di attività produttiva, con il duplice fine di proteggere i capi dalle forme cliniche (in particolare gli ovini, ma si informa che sono stati riscontrati sintomi anche su bovini e camelidi) edevitare l’ulteriore diffusione del virus tramite le punture degli insetti vettori”.

In caso di rilevazione di segni clinici in un animale di uno stabilimento – ricorda ancora l’Assessorato – “tutti gli animali sensibili presenti sono messi in vincolo di movimentazione e su tutti quelli con segni clinici vengono effettuati un test ELISA e un test PCR e vengono trattati con insetto repellente in attesa degli esiti”.

In caso di positività in prima istanza all’ELISA o alla PCR, vale a dire all’Istituto zooprofilattico di Aosta o di Torino, “lo stabilimento è considerato sospetto focolaio”.

In caso di conferma di positività da parte del Laboratorio nazionale di referenza di Teramo il focolaio verrà confermato.

A questo punto lo stabilimento sarà posto in vincolo per 60 giorni, cioè non potrà movimentare capi, mentre verrà attivata, da parte dei Servizi Veterinari dell’Azienda Usl la sorveglianza clinica su un campione di stabilimenti ovini nel raggio dei 20 chilometri. Su eventuali capi sintomatici o deceduti dopo la sintomatologia sospetta sono previsti gli approfondimenti diagnostici in collaborazione con i laboratori dell’Istituto zooprofilattico.

Cos’è la “Blue tongue”

Come riporta il Ministero della Salute, la Blue tongue è una malattia infettiva non contagiosa dei ruminanti, trasmessa da insetti vettori ematofagi (culicoidi) causata da un RNA virus della famiglia Reoviridae, genere Orbivirus, del quale si conoscono 27 diversi sierotipi.

Il suo ciclo biologico prevede la trasmissione da un animale ad un altro attraverso la puntura degli insetti vettori, la cui riproduzione e la successiva deposizione di uova avviene in habitat con caratteristiche specifiche come ambienti fangosi, naturali (pozze piovane, margini di corsi d’acqua) e artificiali (campi irrigati, scoli di abbeveratoi). È questo l’ambiente preferito dal C. Imicola, il principale vettore della malattia in Italia. Si tratta di insetti con attività crepuscolare, anche se alcune specie possono volare attivamente di giorno. Solo la femmina adulta può infettarsi tramite il pasto di sangue da animali in fase viremica, ossia con il virus presente nel sangue. Una volta infettatisi i Culicoides rimangono infetti per il resto della loro vita.

Anche se tutte le specie di ruminanti sono recettive alla malattia, il virus colpisce prevalentemente gli ovini con una sintomatologia molto grave con febbre, scolo nasale ed edema della testa e congestione delle mucose della bocca. Nei casi più gravi la lingua, ingrossata e cianotica, fuoriesce dalla bocca, da qui il nome di lingua blu dato alla malattia. L’infezione è anche responsabile di malformazioni fetali e aborti e può portare alla morte gli animali.

Nei bovini, sia domestici che selvatici, l’infezione può mostrarsi con forme cliniche più o meno evidenti. Il bovino, una volta infettato dall’insetto vettore, presenta una fase viremica molto lunga, fino a 60 giorni post infezione. In questo modo rappresenta un serbatoio di virus in grado di garantire all’infezione il superamento dei periodi di freddo invernale nelle zone temperate.

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