Covid, l’impatto del turismo: “Una piccola città di residenti fuori Valle”

21 Gennaio 2022

Oltre al problema delle proporzioni sull’occupazione dei posti letto – tra Terapia intensiva e Area medica -, la questione, in discussione con il Governo, è quella del conteggio dei positivi tra i non residenti in Valle d’Aosta.

In conferenza stampa, numeri alla mano, il Direttore generale dell’Usl Massimo Uberti lo dice chiaramente: “L’andamento della pandemia, dopo una crescita molto netta e alcuni picchi dopo le festività, sembra ripercorrere i primissimi segni di un plateau e di una lieve diminuzione. Se guardiamo i nuovi casi settimanali, però, è come se accanto ad Aosta ci fosse una piccola città di residenti fuori Valle’”.

Al fianco dei 212 casi degli ultimi sette giorni nel Capoluogo, infatti, i dati dell’Azienda sanitaria mostrano 144 nuovi positivi provenienti da fuori Valle, cui seguono, per distacco, i comuni di Courmayeur (49), Sarre (43), Saint-Vincent (35), Saint-Pierre (34) e Valtournenche (30).

Il dato diventa ancora più evidente se si guarda all’incidenza a 7 giorni, classifica nella quale primeggiano i comuni più turistici: La Thuile (7,48%), Champorcher (4,87%), Courmayeur (4,65%) e Valtournenche (4,08%).

“Lì si dimostra una cosa inevitabile – prosegue Uberti -: dal momento che è impensabile tornare al lockdown, quando si concentra la popolazione l’effetto statistico sui contagi c’è”.

Aperture che si riflettono sul “Parini”: “Rispetto alle altre ondate il fenomeno è pesante per l’ospedale – prosegue il Direttore generale, perché abbiamo la regione e gli impianti completamente aperti. Il carico di pazienti Covid e non Covid assieme è molto più impegnativo di quando avevamo solo pazienti positivi, perché occupiamo forze e risorse per entrambi i tipi di pazienti presenti”.

“Per questo motivo sono stati fatti grossi sforzi per aprire tutti e sei i centri traumatologici sulle piste da sci – spiega invece il Direttore sanitario Usl Guido Giardini -, che hanno lavorato parecchio e hanno fatto da importante filtro importante per il Pronto soccorso traumatologico”.

Casi settimanali e incidenza nei comuni

Gli otto ricoverati in Terapia intensiva non sono vaccinati

In ospedale, ad oggi, sono otto i pazienti in Terapia intensiva. L’Assessore alla Sanità Roberto Barmasse spiega: “Tutti i pazienti in Rianimazione non sono vaccinati. Quelli, cioè, che non hanno fatto nessuna dose. Non una o due, ma nessuna. Questo è un dato del quale non possiamo non tenere conto. Se calcoliamo la percentuale di non vaccinati con ricoverati in Terapia intensiva vediamo che l’incidenza è altissima”.

Sui posti in Rianimazione si sono concentrate, negli scorsi giorni, diverse polemiche. Barmasse tenta di spegnerle: “Abbiamo il numero di posti in Terapia intensiva su 100mila abitanti più alto in Italia. Il problema è quello dei passaggi di zone sulle percentuali, che non sono decise a livello regionale ma statale, e che sono state profondamente criticate”.

Il Presidente della Regione Erik Lavevaz aggiunge: “In gestione ordinaria, pre-pandemia, avevamo 10 posti di Terapia intensiva, da sempre sufficienti sia per la popolazione residente sia per quella fluttuante. Adesso ne abbiamo 33, e tra queste ne abbiamo, da un certo periodo, occupate 6,7 o 8. Dire di aumentare i posti letto, senza contare che un posto costa dai 200mila agli 800mila euro, senza dire che la percentuale del conteggio è folle, mi sembra fuori luogo. È una semplificazione un eccessiva delle cose”.

Posti letto Terapia intensiva

In totale, sono 75 i ricoverati in Area medica: nove in Malattie infettive, diciotto nel reparto Covid 1, diciassette nel Covid 2, ventisette nel Covid 3 e quattro nel nuovo reparto aperto al Beauregard. Nella struttura di Variney i degenti sono invece ventinove, mentre sono sei le persone nel Covid Hotel.

Otto, si diceva, i degenti in Rianimazione. E da qui il “problemadelle zone colorate: “Ieri i ricoverati erano sei – dice Uberti -, teoricamente numeri da zona gialla. Nella notte sono arrivati in Pronto soccorso due nuovi pazienti da Rianimazione, quindi saremmo di nuovo con cifre da ‘arancione’”.

I pazienti con la variante Omicron sono il 45%

A pesare potrebbe essere un altro fattore, che altrove sta contribuendo ad alzare i contagi ma a “svuotare” i reparti: “I dati sul sequenziamento virale è fatto su piccoli numeri – aggiunge il Direttore generale -. Sono in costante crescita, ma siamo attorno al 45% di Omicron sui pazienti. Questo è indice che, da noi, forse la variante Delta è ancora prevalente e forse ha significato sull’impegno ospedaliero”.

“Abbassare le temperature”

Presente in conferenza stampa, Lavevaz cerca di calmare gli animi che, a livello politico, si stanno scaldando: “In Giunta abbiamo parlato, e ci siamo detti tutti di abbassare i toni, al di là della facoltà di ognuno di dire la propria opinione. Abbiamo visto anche delle strumentalizzazioni politiche, che fanno parte del gioco ma che in questi momenti difficili sono antipatiche. Chi pontifica sui social cerca poi di ribaltare quanto sta succedendo sulla politica e sulla sanità, ma c’è stato un grande sforzo di tutti in questi due anni, la situazione è ancora complicata ma non lo è per una gestione scorretta dell’emergenza”.

A preoccupare maggiormente sono altri numeri: “Il problema, essenzialmente, rimane sempre quello del personale – chiude Barmasse -, che o segue pazienti Covid o quelli di altre patologie. È una carenza cronica, che c’è dappertutto, e la pandemia ha acuito. Gli accordi con Isav, presi precedentemente, ci permettono di spostare pazienti dove c’è già personale sanitario”.

Riguardo il personale sanitario militare, l’Assessore aggiunge: “Da lunedì sarà a disposizione un Ufficiale medico dell’esercito e 3 o 4 riguardanti personale infermieristico da utilizzare dove ci sia necessità. Abbiamo già a disposizione 6 militare come personale amministrativo, per il contact tracing e altri bisogni di questo periodo”.

La conferenza stampa sulla campagna vaccinale. Da sx Uberti, Lavevaz, Barmasse e Giardini
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