“La classe medica è stanca e la questione medica va molto al di là degli articoli che quasi quotidianamente appaiono sui media. Forse però ora si sta un po’ esagerando quando si dipingono i medici come mercenari alla conquista del compenso più lauto e per questo in fuga dalla Valle di Aosta. Non è così e nulla serve alla salute aizzare la popolazione: non è che colpevolizzando i medici, si salva la sanità”.
A scriverlo, in una nota, è il dottor Roberto Rosset, Presidente dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della Valle d’Aosta.
“Forse a momenti – si legge ancora – può sfuggire la nobiltà della nostra professione, che, non dimentichiamo, in Italia piange trecentosessanta morti per Covid e forse, a momenti, può sfuggire che la nostra è una professione liberale, proprio perché scelta liberamente e portata avanti da uomini liberi e indipendenti. È umiliante per tutti l’avvento di una medicina amministrata in cui il potere burocratico-amministrativo obbliga la professione a procedure poco adeguate alle complessità di un cittadino che da paziente è diventato una persona che rivendica i propri diritti”.
Rosset fa poi un passo indietro nel tempo: “Nel mese di ottobre 2005, il nostro Ordine Professionale aveva fatto un’indagine fra i 670 medici valdostani e gli esiti erano stati presentati il 20 novembre al Palazzo Regionale. Il disagio era già molto evidente allora e ben poco è stato fatto per attenuarlo: quei dati avevano suscitato un certo interesse alla 9ª World Conference Unesco di Napoli proprio perché provenienti da una Regione da tutti considerata privilegiata”.
Il problema della “burocratizzazione” e della “politicizzazione” sanitaria
“Le maggiori preoccupazioni dei medici valdostani – prosegue il Presidente dell’Ordine valdostano – già allora non erano per le retribuzioni ma per la burocratizzazione dell’assistenza sanitaria, per il rischio sempre maggiore di essere chiamati in giudizio per eventi avversi indipendenti dalla loro volontà, per la politicizzazione della sanità, per la difficoltà a curare con risorse sempre minori, per la medicalizzazione di molti problemi esistenziali, per le difficoltà di comunicazione con i pazienti, per le aggressioni verbali e i conflitti, per le implicazioni etiche di coscienza sulle decisioni”.
Problemi che si riflettono nella carenza di personale. Rosset, infatti, aggiunge che “sono questi i motivi per cui forse è poco appetibile la nostra Regione e qualche medico decide di trasferirsi in altri contesti in cui forse il sapere non è illusoriamente alla portata di tutti e in cui i medici sono ascoltati, hanno una loro autorevolezza che nessuna fake news o facebook può minacciare”.
“I medici non possono essere considerati passacarte con contratti a gettone: questa è la vera grande minaccia alla salute – chiude la nota –. Le crisi sono tuttavia un elemento positivo, una possibilità di crescita, e l’arrivo di un Commissario AUSL medico, per di più specializzato in statistica medica ed epidemiologia, già Direttore Generale dell’Asl/To5 e Direttore Sanitario dell’Asl/To4, non può che essere interpretato come una inversione di rotta per una profonda volontà di cambiamento al fine di realizzare finalmente un progetto di medico e di medicina all’altezza dei tempi”.