Docenti non vaccinati guariti da Covid: inadempienti dopo 90 giorni. Cisl: “E’ un nuovo tsunami”

Un'interpretazione del Miur rischia di innescare l'allontanamento dalle classi di diversi docenti, che dovranno essere nuovamente sospesi dalla funzione docente ed adibiti ad altre mansioni, a meno che non provvedano a mettersi in regola con gli adempimenti vaccinali. 
Il primo giorno di scuola al Liceo classico
Scuola

Quando manca meno di un mese al termine dell’anno scolastico, “un altro tsunami” potrebbe abbattersi sulla comunità educante. La denuncia arriva dalla Cisl Scuola e interessa i docenti non vaccinati e guariti da 90 giorni. Tutto ruota attorno ad una interpretazione che il Ministero dell’Istruzione ha dato di una nota del Ministero della Salute che obbliga i sanitari guariti a vaccinarsi dopo 3 mesi dalla guarigione e che è stata ritenuta, per analogia, applicabile anche al personale docente.

Interpretazione che rischia di innescare l’allontanamento dalle classi di diversi docenti, che dovranno essere nuovamente sospesi dalla funzione docente ed adibiti ad altre mansioni, a meno che non provvedano a mettersi in regola con gli adempimenti vaccinali.
Da quanto si apprende alcuni dirigenti hanno già inviato una circolazione in tal senso, facendo recapitare le lettere che aprono il periodo dei 20 giorni per mettersi in regola. 

“A meno di un mese dalla fine di un anno scolastico travagliato, nel quale gli alunni e i pochi docenti rimasti in servizio tra quarantene e sospensioni hanno visto l’avvicendarsi di supplenti, spesso alle prime armi e anche sprovvisti dei prescritti titoli di studio, ecco che un altro pesante macigno viene scaricato sull’intera comunità educante” scrive la segretaria di Cisl Scuola Alessia Démé.

“Al di là della netta posizione della nostra organizzazione a favore della vaccinazione come strumento principe nel superamento della Pandemia, rimaniamo esterrefatti da questo ennesimo colpo di scena normativo, peraltro destinato, allo stato attuale, a rimanere in vigore solo fino al 15 di giugno quando, appunto, le attività didattiche, pur essendo alle battute finali tra scrutini ed esami, ancora non si sono concluse”.

La preoccupazione del sindacato è per l’ultima fase dell’anno scolastico, con gli esami di Stato o gli esami conclusivi del primo ciclo di istruzione che, quest’anno, torneranno dopo due anni a svolgersi in presenza e in forma scritta. Senza contare che alle scuole dell’infanzia l’ultima campanella suonerà il 30 giugno. 

“La comunità scolastica – conclude Démé –  merita ed esige risposte serie ed equilibrate”.

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