Andrea Lombardo, architetto giramondo: “All’estero giovani più valorizzati”
Andrea Lombardo, giovane di Pont-Saint-Martin, inizia il suo percorso tra i banchi dell’Istituto tecnico per geometri di Châtillon. Spinto dalla passione per l’architettura sostenibile decide di iscriversi al Politecnico di Torino dove, nel 2008, consegue la laurea triennale e, nel 2012, quella magistrale con il massimo dei voti, proprio in Architettura per il Progetto Sostenibile.
Grazie al suggerimento di un compagno di corso, Andrea viene a conoscenza di un workshop a Taiwan dedicato al tema “Green Cities” e, dopo un colloquio con la docente di riferimento, viene selezionato per parteciparvi. “Taiwan sapevo appena dov’era – racconta Andrea – siccome sarei dovuto partire dopo sole due settimane ho chiamato subito i miei genitori per annunciare loro questa opportunità. Nonostante i timori destati dalla lontananza, grazie all’incoraggiamento della mia famiglia ho deciso immediatamente di andare”. Per Andrea questa esperienza si è rivelata altamente formativa: Taiwan è un paese con un livello di inquinamento molto importante e il tema trattato ha quindi rappresentato, per lui, una sfida ancora più significativa.
Forte di questa esperienza, Andrea desidera fare altre esperienze oltre confine e presenta quindi domanda per il progetto Erasmus. La destinazione scelta è la Germania, più precisamente l’HafenCity Universität di Amburgo: “non conoscevo la lingua tedesca, ma l’Ateneo offriva dei corsi che mi interessavano vista la loro alta specializzazione in energie rinnovabili e architettura bioclimatica”.
Concluso questo anno all’estero, Andrea rientra a Torino, dove inizia il suo percorso lavorativo. Dopo pochissimo tempo, però, coglie l’opportunità di ripartire grazie al programma Eurodyssée, questa volta con destinazione Barcellona. Qui Andrea svolge la sua professione in un piccolo studio cittadino che si occupa, in particolare, di interessanti progetti di rigenerazione di aree urbane e residenziali. Ad Andrea ne viene assegnato uno focalizzato sulla riqualificazione di una piazza: “si trattava di un lavoro importante e io avevo appena iniziato. All’estero c’è una maggiore fiducia nei confronti dei giovani e l’assegnazione di un progetto del genere ne è la dimostrazione”.
Durante questo periodo in terra catalana, si presenta però un’occasione unica: la possibilità di lavorare per Shigeru Ban, architetto giapponese premio Pritzker nel 2014, il Nobel dell’architettura. Andrea prova quindi a candidarsi per quello che è il suo sogno nel cassetto. Qualche giorno più tardi, aprendo la posta, Andrea trova la mail di accettazione della candidatura: “non ci credevo, già in passato ci avevo provato ed era finalmente arrivata la mia occasione. Lo studio in cui lavoravo ha da subito approvato la mia scelta di trasferirmi per un periodo a Tokyo e così ho rifatto i bagagli e sono partito”. Vivere in Giappone è stata, per Andrea, una grande sfida: “la lingua giapponese è molto complicata e ha rappresentato un grande limite, ma anche curiosità. I ritmi della vita sono altresì molto diversi da quelli europei: a Tokyo sai quando entri, ma non sai quando esci, ci sono persone che in ufficio addirittura ci dormono”.
Una volta rientrato in Spagna, Andrea decide di specializzarsi sui nuovi materiali, nanotecnologie, transizione energetica e sulla città del futuro senza l’utilizzo del petrolio. Si iscrive quindi a un Master di Advanced Studies in Architecture presso Universitat Politècnica de Catalunya. A seguito di questo periodo di studio e lavoro, per Andrea è di nuovo ora di cambiare: tra le mete desiderate c’è la Svizzera, un paese molto innovativo in cui, in quel periodo, è in atto un forte sviluppo residenziale, non solo nell’ambito del lusso. Andrea si stabilisce a Ginevra, dove lavora per alcuni studi di architettura che si occupano di diversi progetti residenziali, scuole, ville di lusso, ma anche di opere infrastrutturali come il progetto «Pont des Aulx».
Dopo quasi più di 7 anni passati all’estero, in Andrea cresce la voglia di ritornare nella sua regione d’origine, per svolgere la sua professione forte del bagaglio di esperienze maturate. A inizio 2021 prende quindi una decisione che lui stesso definisce “coraggiosa”: lascia infatti il lavoro in Svizzera, dove aveva assunto un incarico di capo-progetto – una posizione non banale, per la quale è necessaria esperienza e che offre la possibilità di crescere professionalmente e torna in Valle d’Aosta. Talvolta, però, fare un passo indietro è utile per farne due in avanti e in effetti Andrea, una volta rientrato, oltre alla libera professione, presenta domanda per diventare assistente professore presso l’Ateneo in cui aveva mosso i primi passi. La candidatura viene subito accettata e Andrea inizia il suo percorso di assistente per il corso di “Energy transition and Low-Carbon Architecture” incentrato sul futuro dell’architettura: “è stato molto strano per me trovarmi al Politecnico, dove ero stato studente, questa volta nella veste di professore”.
Il lavoro da libero professionista non è però così avvincente e, nel mentre, arriva una richiesta di collaborazione da parte di una scuola di architettura di Losanna: “l’offerta ha subito attirato la mia attenzione. La possibilità di diventare professore mi piaceva molto e così mi sono riavvicinato, inaspettatamente, al mercato Svizzero. Nel frattempo ho iniziato anche un’altra collaborazione con un’azienda inglese di Zurigo che opera nel settore benessere e fitness e che mi ha affidato la responsabilità di tutti i nuovi progetti nel territorio svizzero”.
La crescita professionale, ancora una volta, porta un giovane valdostano a lasciare la Valle: “all’estero c’è un rispetto per le professioni molto superiore, ognuno fa il suo mestiere e questo lo trovo appagante. Ulteriori aspetti positivi sono rappresentati senz’altro dallo stipendio e dai contratti di lavoro sin da subito a tempo indeterminato, nonché dal rispetto della vita privata: i clienti e i fornitori non danno per assodato che si sia reperibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Per non parlare delle opportunità di fare carriera, accessibili anche senza conoscere per forza qualcuno che ti raccomandi”. Dal racconto di Andrea traspare un certo cruccio: “mi piacerebbe poter tornare in Italia, e quindi in Valle d’Aosta, alle stesse condizioni che ho trovato qui in Svizzera. Sono molto legato a Pont-Saint-Martin e, nonostante la distanza, cerco di rientrare per vedere gli amici o in occasione del carnevale a cui sono molto legato. Quando sono ritornato dalla Svizzera ero molto motivato, non so quante persone avrebbero lasciato quello che ho lasciato io, ma ho avuto la conferma che all’estero si è più valorizzati e che ai giovani vengono offerte maggiori fiducia e opportunità”.
Un nuovo rientro non è quindi in previsione: “Mai dire mai però. Sto sistemando insieme alla mia famiglia una casa di proprietà che mi piacerebbe trasformare in attività ricettiva, per permettere ai turisti di tutto il mondo di scoprire le attività locali. Oggi per me sono indispensabili la felicità, la professionalità e la qualità della vita. In Italia è un momento difficile e c’è molto su cui lavorare: i giovani non vengono presi in considerazione e devono accettare delle condizioni economiche non sostenibili per il futuro. Noi siamo la “generazione erasmus”, dobbiamo viaggiare e fare esperienza: il luogo in cui ci si trova è l’aspetto meno determinante”.