Aosta, la Fise esprime “amarezza per chiusura del maneggio”

La Federazione italiana sport equestri ricorda come questa chiusura arriva "in un momento dove l’attività del nostro sport sta avendo un notevole sviluppo" e ha già portato alcuni cavalieri a trasferirsi in Piemonte.
Il maneggio di aosta - Foto d'archivio
Società

“Questo atto addolora tutto il mondo equestre valdostano poiché molti dei praticanti hanno attuato la loro formazione proprio in questa struttura”. Così il Delegato regionale della Fise Giovanna Rabbia Piccolo commenta la chiusura definitiva, avvenuta lunedì 6 maggio, del maneggio di Aosta. Una storia durata oltre 50 anni.

“Gli amministratori comunali affermano che non hanno avuto altra scelta poiché l’ente regionale non ha sciolto la riserva sulla costruzione della scuola polmone, per la cui realizzazione si sarebbe dovuto utilizzare parte dell’area dove ora sorge il maneggio” ricorda la Fise.

“Era sotto gli occhi di tutti che ormai l’edificio dei servizi e la scuderia versavano in stato di grave degrado e che per renderli nuovamente praticabili occorrevano importanti lavori di restauro, inoltre non è mai stato costruito un maneggio coperto che, vista la collocazione geografica, si sarebbe reso indispensabile per una pratica adeguata dell’attività equestre nella stagione invernale”.

La Federazione italiana sport equestri ricorda come questa chiusura arriva “in un momento dove l’attività del nostro sport sta avendo un notevole sviluppo” e ha già portato alcuni cavalieri a trasferirsi in Piemonte. “Abbiamo perso così delle ottime speranze proprio nella fascia giovanile, questo fatto ci amareggia”.

Alla delusione sì, ma anche una speranza: “che, risolto l’enigma della scuola polmone, gli enti pubblici comunali e regionali rivalutino la possibilità di riutilizzare quest’area per gli sport equestri, poiché risulta la più adatta vista la sua collocazione, investendo per realizzare un Centro adeguato all’attività, come tutti i praticanti di questo sport e non solo, ma tutta la popolazione
valdostana, si merita.”

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