Aosta ricorda le vittime del Covid-19 tra memorie passate e speranze future
A soli due anni da quel triste 17 marzo 2021 durante il quale camion militari ricolmi di bare hanno sfilato tra le vie della già piegata città di Bergamo, la ferita inferta sulla popolazione dalla pandemia è ancora ben viva nei ricordi e sulla pelle di malati e loro cari. E proprio a ridosso della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di Coronavirus, nella mattinata oggi, sabato 18 marzo, il cimitero monumentale di via Piccolo San Bernardo ad Aosta ha aperto i propri cancelli a tutti quei cittadini che, nel tempo, non hanno voluto dimenticare riunendoli ai piedi della stele in memoriam installata l’anno passato.
“È trascorso un anno dall’inaugurazione di questo monumento dedicato ai 567 valdostani morti a causa del Covid, un anno di apparente normalità anche se la nostra attenzione e la nostra paura restano ancora alte – ha commentato Matteo Fratini, presidente dell’Azienda pubblici servizi, organizzatrice dell’evento assieme al Comune nonché gestrice dei servizi cimiteriali -. Oltre alle persone decedute, sono vittime anche coloro che sono rimasti in vita poiché costretti ad affrontare la perdita e la mancanza perciò, con la vicinanza mia e dei miei collaboratori, spero che questa giornata possa servire a far tacere quella muta sofferenza senza vincolare più nessuno alla solitudine”.
Un pensiero stamane è stato rivolto dalle autorità aostane non soltanto agli italiani morti a causa della pandemia bensì anche ai medici, agli infermieri e agli oss che hanno prestato il proprio servizio durante l’emergenza.
“Assistiamo ogni giorno al progresso ininterrotto della scienza che ci dona speranza in un futuro migliore di quello che abbiamo costruito nell’arco di un secolo – ha dichiarato invece il sindaco di Aosta, Gianni Nuti -. Con grande fiducia nell’uomo, nel suo pensiero e nella sua volontà di vivere meglio, è bene per religiosi e atei continuare ad alimentarsi dei propri simboli e delle proprie credenze”.
Dopo un rispettoso minuto di silenzio destinato alle donne e agli uomini deceduti a causa del virus, è stata la breve ma suggestiva parentesi musicale dei clarinetto e del vibrafono di Davide e Daniele Papalia della Scuola civica di musica a chiudere la cerimonia odierna. L’occasione è stata colta peraltro per presentare ufficialmente al pubblico la nuova veste più armonica e naturale della sala del commiato riqualificata e poi restaurata da Chicco Margaroli.
“Partendo da un concetto di sofferenza come generatrice di significati, io e il mio team creativo abbiamo voluto focalizzarci sulla storia antichissima delle radure rituali nelle quali trovare pace nel momento della cremazione – ha spiegato la stessa artista valdostana -. Utilizzando materiali plastici riciclabili e tessuto ignifugo dipinto e decorato secondo specifici toni cromatici oltre che rinnovando le sedute già esistenti, abbiamo voluto donare all’insieme un effetto sobrio e leggero rappresentando elementi arborei latifogli alti oltre la cornice incarnanti sia la luce sia l’ombra”.