Asili nido, la strada che propone il Comune è quella “à la Bando anziani”. Ovvero: aprire l’appalto nuovo per la gestione e, con i risparmi sull’Iva – che per le cooperative sociali è al 5% e non al 22 – ed il ribasso di gara vincolare i fondi per i Servizi all’Infanzia.
A spiegarlo in Commissione consiliare – alla presenza di una delegazione di genitori dell’ApeLuna, la Garderie di Quartiere Dora – è il Sindaco del Capoluogo Fulvio Centoz: “L’unica soluzione individuata dopo svariati incontri con gli Uffici è quella di ripartire con una gara di gestione per gli asili nido e immaginare di recuperare, al termine dell’appalto, le risorse dei vari ribassi e il recupero dell’Iva prendendosi l’impegno di reinvestirle necessariamente sui servizi della prima infanzia più flessibili come Garderie e simili”.
“L’impegno che mi sento di prendere è questo – prosegue il Primo cittadino -: all’esito della gara sugli asili nido, che ha il valore di 1 milione 400mila euro, prendiamo il risparmio Iva al 5% che fa una buona somma, per vincolarla a quei servizi”.
A questa proposta Centoz aggiunge l’apertura di un “tavolo di confronto” con operatori e famiglie per concordare come utilizzare le risorse in maniera condivisa.
Il problema è il tempo
La questione, però, ha un problema di fondo, di difficile – se non impossibile – soluzione: per un nuovo bando serve anzitutto che si approvi il bilancio 2019, cosa che non avverrà certamente entro dicembre perché si parla, come di consueto, di febbraio/marzo.
Problema nel problema, per approvarlo manca ad ora una certezza: il bilancio regionale, non ancora approvato, che definisce i trasferimenti da piazza Deffeyes agli Enti Locali. Ivi compreso, naturalmente, il Comune di Aosta.
Anche partendo ora alla scrittura di un bando ex-novo, nel 2019, ballano almeno quattro mesi. Senza contare l’affidamento: “Il nuovo contratto è previsto da fine aprile/inizio maggio – spiega Anna Maria Careri, tornata al suo posto di dirigente dei Servizi sociali del Comune -. Quando avremo l’aggiudicazione possiamo liberare risorse, non prima. Senza bilancio approvato però non siamo autorizzati a fare nulla, perché il Codice degli appalti prevede il rispetto della legittimità. Quando avremo disponibilità delle somme, se si decide di metterle nelle Garderie, ci attiveremo immediatamente per inserire le risorse. Poi ci saranno i tempi tecnici per fare la gara e quelli della Cuc”. Ovvero la Centrale unica di committenza che affida gli appalti.
La contro-proposta della cooperativa
L’ApeLuna è gestita dalla cooperativa La Sorgente. Ed il suo presidente, Riccardo Jacquemod, era presente alla Commissione di questa mattina: “Nonostante alcuni alti e bassi, con momenti di splendore, quando avevamo anche la Farfavola, il Cortile, nella città di Aosta siamo presenti dal 1995, continuativamente. Non penso ci siano altre realtà di impresa sociale così legati a questa città. L’ApeLuna è anche un presidio, le famiglie devono poter trovare questi spazi e la possibilità massima di fruizione dei servizi. È un punto di riferimento importantissimo per le famiglie e per tutta la zona”.
Poi Jacquemod si gioca la sua proposta: “Come cooperativa potremmo mettere a disposizione le strutture in nostro possesso, come fatto con Farfavola. Alla sua chiusura tramite servizio pubblico, nel 2015, avevamo chiesto l’autorizzazione di aprire come asilo nido privato dando continuità ad alcune famiglie e prendendone di nuove. Vi proponiamo di fare la stessa cosa, alla cessazione dell’autorizzazione del servizio di Garderie chiederne una per un servizio di asilo nido flessibile. Una soluzione che anche con l’incertezza ci permette di guardare in prospettiva di accreditamento”.
Ma il presidente de La Sorgente ha anche un piano b: “Per diversi anni il Comune di Pollein ha acquistato dei ‘posti nido’ in una struttura privata, La Ninfa, comprandone 11 sulla ventina disponibili”.
Possibilità, la prima, che Centoz non boccia, ma con dei “distinguo”: “Questo tipo di autorizzazione è regionale, non compete al Comune, io non avrei nulla da obiettare”. Diverso per la seconda ipotesi: “Sulla sostenibilità: vedo delle difficoltà nel poter acquisire ‘posti bambini’ dal 1° gennaio, perché non ci soldi stanziati per questo capitolo al momento, e non penso che il bilancio 2019 potrà essere approvato a dicembre”.
Problema che incrocia i costi: “Bisogna capire su che cifre ci attestiamo – spiega invece Careri – perché se il contratto supera i 40mila euro dobbiamo aprire un bando pubblico o per 5 operatori del settore. Con una media di 450 euro al mese a bambino, le cifre cioè di ApeLuna, per 11 mesi siamo ad una cifra superiore al limite imposto per trattare con un operatore unico”.
La rabbia delle famiglie
Dietro le strategie, le normative, i novelli tecnici, chi rimane con il “cerino in mano” sono le famiglie. Per loro la realtà è una: ApeLuna chiuderà, il destino dei figli è incerto. E non mancano si segnalarlo ai commissari.
“Un’altra realtà chiuderà il 31 dicembre, non ci sono altre speranze – spiega la rappresentante dei genitori di Farfavola -. Le famiglie, da sole, si troveranno a portare i bambini in altri comuni e questa è una vostra responsabilità e secondo me è un fallimento da parte vostra come soggetti pubblici. Lo so, è un asilo privato ma è anche un interesse pubblico”.
Non dissimile reazione da chi rappresenta le famiglie dell’ApeLuna: “I ritardi dell’amministrazione ricadono su bambini di un anno, due anni, tre anni. È inaccettabile. Noi continuiamo a denunciarlo e siamo delusi. La vostre proposta è di nuovo quella dei tre asili nido pubblici comunali, ma i vostri posti non li riempirete mai, le famiglie di oggi non ne ha bisogno, non risponde più alle loro esigenze. Ci troviamo con servizi chiusi per far posto ad altri che non seguono più le esigenze del giorno d’oggi, e questo fa male”.
L’“affaire” accreditamento
In tutto questo riecheggia di continuo la Regione e la sperimentazione sull’accreditamento – con relativi voucher – che non partirà a gennaio ma, nei piani, a settembre.
Delle parole della famiglie prende atto il Presidente di Commissione Vincenzo Caminiti, che aggiunge: “E vero il problema nasce da un ritardo, ed è un fallimento togliere un servizio d’eccellenza. Il fatto è che quando abbiamo votato a luglio il Dup (il Documento unico di programmazione, ndr.), si era sicuri che a gennaio 2019 si arrivasse all’accreditamento.
Se nell’altro Palazzo oltre a giocare alla roulette si parlava anche di questo problema sarebbe stato meglio”.