Batailles de reines, festa elvetica all’Espace Mont Blanc: a Chamonix vince Canaille

Rossocrociati davanti a tutti nella nona edizione del combat : la Valle d’Aosta si ferma in semifinale, però questo risultato permetterà all’evento di poter continuare per altri tre anni
La finale tra la futura regina Canaille (a sinistra) e Sina
Società

Festa svizzera al Bois du Bouquet, e forse è giusto così. La nona edizione del combat de reines dell’Espace Mont Blanc – la Champions League delle reines, per intendersi – ha sorriso alle bovine arrivate dal Vallese, che sono riuscite a portarsi a casa il successo davanti al meraviglioso pubblico del Bois du Bouquet di Chamonix.

Vittoria e secondo posto per le regine rossocrociate, la Valle d’Aosta si accontenta di due terzi posti, la Francia piazza una reina in quinta posizione: questo, in estrema sintesi, quanto successo domenica 18 settembre a due passi dal centro storico di Chamonix, dove si è scritta una pagina importante della storia del confronto internazionale tra bovine riservato alle tre regioni del Monte Bianco. E forse, proprio in virtù di questo risultato, vi sarà la possibilità di vedere ancora l’Espace. Non vi è ancora certezza di questo, ma la sensazione che si respirava a Chamonix durante il tripudio biancorosso è che questo evento ha ancora un futuro. Se invece avesse vinto la Valle d’Aosta?

Vallese sugli scudi, comitato elvetico ringalluzzito

La finale tra la futura regina Canaille (a sinistra) e Sina
La finale tra la futura regina Canaille (a sinistra) e Sina

Bella domanda… In caso di successo valdostano i tanti spettatori arrivati a Chamonix dalla nostra regione avrebbero festeggiato di più, questo è certo, ma oggi con tutta probabilità avremmo più interrogativi da porci sulla possibilità di dare un futuro al combat de reines dell’Espace Mont Blanc.

Sarà pur sempre un incontro amichevole – un’occasione di confronto tra i “paysans” del Monte Bianco, soprattutto – ma dieci anni di sconfitte fanno riflettere. Dal 2012, anno della prima edizione ad Aproz, e fino al 2018 gli allevatori elvetici si sono dovuti accontentare di veder festeggiare i valdostani e in un’occasione pure i francesi. Un risultato duro da digerire per chi, neanche troppo sommessamente, credeva di poter dettare legge nel mondo dei combats.

Prima dell’edizione di ieri a Chamonix il comitato della confederazione elvetica aveva festeggiato una sola volta, nel 2019, in casa a Les Haudères. Una vittoria a metà, perché in quell’occasione Ciara di Elmar Ruffiner e Schwitzon di Carthoblaz si erano dovute “accontentare” di un successo a pari merito condiviso pure con la nostra Jardin di Aurelio Cretier. Il “combat à la valaisanne” contempla pure gli ex-acqueo, ma in quell’occasione mostrò tutti i suoi limiti. Ecco perché il successo di Chamonix di Canaille della famiglia Dayer di Hérémence, a due passi da Evolène e da Les Haudères, ha un valore empirico enorme: dimostra che le bovine svizzere non sono inferiori a nessuno, conferma che l’Espace Mont Blanc può continuare perché tra le parti c’è equilibrio.

Almeno sulla carta. Dal punto di vista tecnico, i comitati delle tre regioni del Monte Bianco dovranno sedersi insieme allo stesso tavolo e concordare la volontà di andare avanti. L’appuntamento di ieri a Chamonix era l’ultimo del “terzo giro”: il quarto tour attraverso Vallese, Alta Savoia e Valle d’Aosta deve ancora nascere ma le basi sono state gettate con il successo di Canaille a Chamonix.

Il sindaco della cittadina francese Eric Fournier ha dato ufficialmente il suo benestare per una manifestazione “Che porta a Chamonix turismo e permette pure alla nostra gente di ritrovarsi al termine della stagione estiva. L’occasione di confronto con le altre genti del Monte Bianco è importante: si parli di agricoltura, allevamento e ambiente, settori importanti della nostra economia di montagna”.

Gli fa eco Roberto Bonin, presidente degli Amis des Batailles de Reines e ieri in giuria. “Noi ci siamo, vogliamo che questo evento abbia un futuro”, dice al termine dei combats, quando la festa elvetica esplode e (forse) i pourparler per il 2023 iniziano tra un bicchiere di vino e un goccio di genepy. A dare manforte a Bonin la presenza in loco dei suoi due predecessori: a Chamonix c’erano Bernard Clos – l’uomo che fu il più forte sostenitore dell’Espace degli albori – e Pino Balicco, presidenti del comitato prima di Bonin. La Valle d’Aosta ha fatto quadrato, l’Alta Savoia ha steso il tappeto rosso: ora sta al Vallese dare il suo assenso e continuare l’avventura.

Il folto pubblico presente domenica a Chamonix
Il folto pubblico presente domenica a Chamonix

Due terzi posti e i premi combattività

La sfilata della delegazione valdostana alla vigilia del combat
La sfilata della delegazione valdostana alla vigilia del combat

Sportivamente parlando, cosa resta alla Valle d’Aosta della trasferta di Chamonix? Dal punto di vista dei risultati, i terzi posti di Lion di Fabio Lombardo di Saint-Christophe e di Monella di Jean-Pierre Albaney di Charvensod, senza dimenticare i premi speciali finiti meritatamente a Axel di Luigino Collé di Gressoney-Saint-Jean e Mistral di Fulvio Borbey di Pollein, decisamente le regine più combattive viste sul campo.

Quarantotto bovine ai nastri di partenza, primo turno di scontri senza possibilità di derby regionali. La Valle d’Aosta si è comportata bene sin dall’inizio, facendo crescere tra il pubblico la sensazione che i successi di Farouche e Mila di Gildo Bonin (2014 e 2017) in questa stessa arena potessero avere un’altra replica. Agli ottavi 7 bovine del Vallese, 6 valdostane e 3 francesi, ai quarti le rappresentanti della nostra regione tornavano in vantaggio (4 contro 3 svizzere e un’unica superstite della Haute Savoie).

Ma questi conti valgono fino a un certo punto. Alla fine, anche se l’Espace è a tutti gli effetti un “combattimento di squadra”, con il nuovo metodo “valdostano” ad eliminazione diretta che non lascia spazio a dubbio o ad interpretazioni.

Livello dei combats decisamente alto, ne sa qualcosa Claudio Berthod di Doues che ha visto la sua Valeisa essere ripresa (e superata) da Mistral di Fulvio Borbey agli ottavi: Mistral, quando sembrava avere il combat in pugno, era scivolata e caduta in maniera rovinosa, spaventando non poco il pubblico. Poi, una volta tornata sulle sue zampe, era tornata a combattere e a vincere: la regina di Pollein, però, al turno successivo poco ha potuto contro la futura reina Canaille, che ha sfruttato a dovere il “capitombolo” dell’avversaria di poco prima. Un altro derby valdostano, quello tra Lion di Lombard e Axel di Collé, è stato tra i combat più belli di giornata: intenso al punto giusto, con Lion che alla fine ha avuto la meglio su una Axel già segnata dai 40’ di combattimento agli ottavi contro una bella bovina francese, Alpina di Jeanne Dompnier.

Il contingente transalpino salutava la sua ultima rappresentante ai quarti (Rubis di Julien Lison), all’orizzonte si profilava così la doppia semifinale Vallese-Valle d’Aosta. L’entusiasmo rossonero durava però pochi minuti: il passo incerto e svogliato con il quale Lion di Fabio Lombardo raggiungeva il centro dell’arena confermava che le energie della regina di Saint-Christophe erano al lumicino. Il suo combat contro Sina di De Salvador e Decailler di Le Chable durava solo una manciata di secondi. Dall’altra parte dell’arena le chances di vittoria valdostane erano affidate a Monella di Jean-Pierre Albaney, che nonostante un combat in più (era passata dagli spareggi) aveva fin lì sbrigato sempre in fretta i suoi duelli. Contro Canaille, però, Monella non è riuscita a imporre il suo ritmo e il suo gioco fatto di colpi secchi e pesanti. Canaille, semplicemente, è stata la più forte, e dopo aver regolato in semifinale l’ultima superstite del contingente valdostano con lo stesso approccio – duro e conciso – ha vinto poco prima delle 18 la finale contro Sina.

Festa elvetica, allora, e a costo di essere ripetitivi era giusto così. La Valle d’Aosta è ancora lontana anni luce nel “medagliere” di questa manifestazione: nel 2012 e nel 2013 Aurelio Cretier si impose prima con Merlitta e poi con Canaille, nel 2014 e nel 2017 fece altrettanto Gildo Bonin con Farouche e Mila. Dal Grand Paradis gli altri due successi, entrambi alla Croix-Noire di Aosta: prima quello di Allegra del compianto Marcel Bich nel 2016 e poi quello di Reinon di Massimiliano Garin nel 2018.

L’albo d’oro contempla pure la vittoria – a sorpresa – della bovina francese Tracy di Christophe Cloitre a Le Chable nel 2015, roba da far accapponare la pelle. Poi, il già citato pari merito del 2019 a Les Haudères. Dopo la pausa dovuta alla pandemia, Chamonix regala un successo senza appello alla Confederazione Elvetica per merito della bellissima Canaille. Giusto così. Adesso aspettiamo (fiduciosi) il 2023.

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