Bimba muore dopo visita in ospedale, tre mesi dopo l’USL chiede ai genitori di pagare il ticket

Nella lettera inviata alla famiglia si parla di “Addebito ‘ticket’ per prestazioni di Pronto Soccorso ritenute non urgenti”. Il Direttore Amministrativo Ottonello spiega: "È un automatismo di cui non ci si è resi conto. Cerchiamo di rettificare e chiediamo scusa alla famiglia".
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L’eco sui social è stato forte, nella serata di ieri, con l’Usl finita nel mirino della polemica.

All’origine di tutto un post di denuncia su Facebook: “Il 17 febbraio – si legge – mia figlia di un anno e mezzo è venuta a mancare dopo essere stata 5 giorni in coma; a partire da metà gennaio era stata portata al pronto soccorso diverse volte (tra cui la sera dell’11 febbraio) a causa di febbre alta e malessere generale che persistevano, senza aver mai ricevuto visite più approfondite o un ricovero ospedaliero. Nella serata del 12 febbraio la bambina ha avuto un arresto respiratorio, è stata trasportata all’ospedale Beauregard dal 118 e poco dopo è andata in coma, fino al triste epilogo di qualche giorno dopo”.

Dolore indicibile trattenuto in un lungo silenzio, rotto d’improvviso: “Trovo però alquanto vergognoso e disgustoso ricevere oggi un sollecito per il mancato pagamento del ticket sanitario per l’accesso al pronto soccorso dell’11 febbraio – si sfoga ancora il padre della piccola –: la bambina stava male ma è stata dimessa prescrivendoci l’areosol. Circa 24 ore dopo quell’accesso la nostra bambina è andata in coma e non si è più svegliata… Voglio sottolineare che il ticket sanitario è stato emesso in CODICE BIANCO”.

Nella lettera inviata alla famiglia, allegata al post su Facebook, si legge in oggetto “Addebito ‘ticket’ per prestazioni di Pronto Soccorso ritenute non urgenti”.

Poi la chiusa, dura e amara: “Sono basito che l’azienda USL, oltre ad aver evidenziato la piena fiducia nell’operato dei sanitari coinvolti, abbia consentito l’invio di questo sollecito. E io dovrei pagare 30€ di ticket per aver portato mia figlia al pronto soccorso, sentendomi dire che era solo influenza, ed averla poi riportata a casa ridotta a cenere dentro un contenitore?”.

Le scuse dell’Azienda

Uno sfogo che ha rimbalzato – e sta rimbalzando tuttora – sui social, con l’Azienda decisa ora a correre ai ripari.

Al di là della vicenda clinica – lo stesso padre della bimba scrive che “Ora sono in corso delle indagini per capire se ci sono, o meno, delle responsabilità da parte dell’azienda sanitaria”, mentre un comunicato stampa dell’Azienda, datato 19 febbraio, spiegava come si stessero “raccogliendo tutte le informazioni utili a delineare con chiarezza le dinamiche cliniche del caso”, con il Commissario Pescarmona a porgere le condoglianze –, è il Direttore amministrativo dell’Usl Marco Ottonello a dare risposta sull’invio del sollecito.

“Purtroppo si è trattato di un automatismo di cui non ci si è resi conto – ha spiegato –. In questo momento stiamo facendo delle verifiche per capire se è possibile revocarlo. Sicuramente adesso cercheremo di rettificarlo perché non è stato opportuno, il modo stesso non è stato corretto, chiedendo prima di tutto scusa alla famiglia”.

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