Verrà illustrato domani pomeriggio alle 17,30 nella Sala dell’Hôtel des États il ‘Dossier Statistico dell’Immigrazione 2013. Dalle discriminazioni ai diritti’. Il dossier, presentato domani in contemporanea in tutta Italia, evidenzia come l’immigrazione abbia certamente contribuito a modificare il tessuto del nostro Paese ma come sussistano, purtroppo, ancora gravi ed evidenti casi di discriminazione che ostacolano l’integrazione degli immigrati. Casi gravi, spesso evidenti ma soprattutto sempre troppo numerosi.
Uno degli elementi più significativi che emergono dello studio, una tendenza che recentemente si è dimostrata in forte crescita, è quello che vede l’Italia come una zona di passaggio intermedia e non come uno Stato nel quale stabilirsi definitivamente: “L’ipotesi che ho formulato – spiega Diego Baiocco, Responsabile del Servizio Migranti – tiene in considerazione il fatto che il 46% circa degli stranieri hanno un titolo di soggiorno di lungo periodo, e chi può quindi cercare stabilità nel resto d’Europa ci vada anche se non è facile stabilirlo ora che non c’è ancora il decreto flussi”.
La tendenza però cambia e il dato del quale si parlerà durante l’incontro di domani e che salta maggiormente all’occhio è quello dei ritorni a casa volontari: “Nel 2012 – racconta Baiocco – abbiamo avuto 5 ritorni a casa volontari, fino ad allora non ne avevamo mai avuti. Sembrano pochi ma la situazione è la stessa su tutto il territorio: anche il Trentino ne ha avuti altrettanti e la Puglia ne ha avuti ben 7 finora, per esempio”.
A cosa siano dovute queste inversioni di flusso verrà esplicitato domani, anche se l’ipotesi che ventila Baiocco è quella legata alla contrazione del mercato del lavoro, con una differenza di genere: “Il numero di ritorni a casa ha un tasso di crescita maggiore per quel che riguarda l’immigrazione maschile – conclude Baiocco – rispetto a quella femminile. Questo può significare che i settori nei quali lavorano generalmente le donne immigrate, quindi nel sociale e nell’assistenza, abbia tenuto di più rispetto ad edilizia e industria, settori tendenzialmente a maggioranza di lavoratori maschile, cha hanno tenuto di meno dimostrando flessioni più evidenti”.