Dall’università alla corsia, il racconto dei medici neolaureati chiamati a fronteggiare la seconda ondata

25 Novembre 2020

“Non mi sarei mai sognato che appena laureato sarei andato a lavorare in un reparto interamente dedicato alla cura di una malattia fino a poco prima sconosciuta” rivela François Rosset. Come lui, molti altri medici hanno risposto ai diversi bandi di concorso rivolti in questa seconda ondata di epidemia al personale medico specializzando o in quiescenza. “Sto lavorando da metà novembre al reparto Covid della clinica di Saint-Pierre, che ospita pazienti in gravi condizioni perché il virus si è inserito su una situazione critica preesistente, dovuta ad altre patologie. Noi medici alle prime armi non possiamo fare magie, ma facciamo da jolly tra il primo e il secondo piano del reparto, aiutando i geriatri e gli altri medici che hanno già affrontato la prima ondata” spiega François, che, fresco della laurea conseguita a luglio, sta aspettando di poter indicare le preferenze per la specialità. “Quest’esperienza di lavoro è molto lontana dall’ambito in cui vorrei specializzarmi, che è quello delle professioni di ambulatorio come il dermatologo o l’oftalmologo, ma è comunque formativa sia da un punto di vista didattico sia per soddisfazione personale”.

A differenza di François, Anna Roux ha già altre esperienze di lavoro alle spalle. Laureatasi nel luglio del 2019, Anna ha infatti svolto per un periodo il servizio di medico sostituto di medicina generale fino a febbraio, quando ha iniziato a studiare per il concorso di specialità. Anna, aspirante endocrinologa, da due settimane lavora alla RSA JB Festaz, trasformata in una RSA covid in cui sono ricoverati pazienti anziani perlopiù stabili, provenienti nella maggior parte dei casi dai reparti covid dell’Ospedale Parini. “Si tratta di un lavoro impegnativo sia dal punto di vista fisico, perché una volta indossati tutti i DPI non possiamo più bere, mangiare o andare in bagno, sia dal punto di vista psicologico, in quanto, una volta entrati in reparto, i pazienti non possono più ricevere visite dai propri cari. Sono comunque contenta di essermi laureata in tempo per poter dare il mio contributo, senza restare solo a guardare” afferma Anna.

Di fronte a un’esperienza del tutto nuova come questa, Anna ha però avuto la fortuna di avere al suo fianco la compagna di università e ex-coinquilina Nicole Perronet. Dopo due settimane di servizio alla RSA JB Festaz, la prossima settimana le due giovani dottoresse saranno spostate anche loro alla clinica di Saint-Pierre. Nicole, una delle prime studentesse a laurearsi per via telematica durante la prima ondata, farà il concorso per diventare medico di famiglia a gennaio. Nel frattempo insieme ad Anna cerca di alleggerire, per quanto possibile, il carico psicologico che grava sui pazienti: “Grazie all’associazione Opera Omnia Onlus abbiamo avuto in dotazione un tablet che ci permette di fare quotidianamente delle videochiamate con i parenti dei pazienti”.

 

Exit mobile version