Decessi, età dei pazienti e patologie pregresse: tutti i numeri della pandemia in Italia

A fornirli è l’Istituto Superiore di Sanità con l'aggiornamento della ricerca sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS-CoV-2 in Italia con i dati al 16 dicembre 2020.
Analisi dati - Foto di stock
Società

Quanti anni avevano le persone decedute? Avevano patologie pregresse? E se sì, quali? Queste persone sono morte “con Covid” o “per Covid”? Queste sono alcune delle domande più ricorrenti, in questi mesi, rispetto ai dati che vengono forniti dalla Regione, a livello locale, o dalla Protezione civile, in Italia.

Alcune di queste domande trovano risposta nell’analisi condotta dall’Istituto Superiore di Sanità, aggiornata nei giorni scorsi con i dati al 16 dicembre 2020, in merito alle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS-CoV-2 in Italia, basato su un campione di 63.573 persone, vale a dire sul totale dei decessi fatti registrare nel nostro paese dall’inizio della pandemia fino al giorno di pubblicazione dello studio.

L’età media dei deceduti è 80 anni

Il primo dato che emerge, guardando alla demografia, è l’età media dei pazienti deceduti e positivi a SARSCoV-2, che risulta essere di 80 anni (mediana 82, range 0-109, Range InterQuartile – IQR 74-88). Le donne sono 25.185 (42,4%). L’età mediana dei pazienti deceduti positivi è più alta di oltre 30 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione (età media pazienti deceduti; 82 anni, pazienti con infezione: 48 anni). Guardando invece ai decessi per fascia di età, si le donne hanno un’età più alta rispetto agli uomini (85 anni contro 80).

Numero di decessi per fascia di età
Numero di decessi per fascia di età

Dall’analisi risulta che sono 737, dei 63.573 (1,2%), i pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi di età inferiore ai 50 anni. In particolare, 190 di questi avevano meno di 40 anni (117 uomini e 73 donne con età compresa tra 0 e 39 anni). Di 41 pazienti di età inferiore ai 40 anni non sono disponibili informazioni cliniche; degli altri pazienti, 130 presentavano gravi patologie preesistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità) e 19 non avevano diagnosticate patologie di rilievo.

Età media dei pazienti deceduti SARS CoV positivi per settimana di decesso
Età media dei pazienti deceduti SARS CoV positivi per settimana di decesso

Questa tabella mostra l’andamento dell’età media dei pazienti deceduti positivi a SARS-CoV-2 per settimana di calendario, a partire dalla 3° settimana di febbraio 2020 (la data del primo decesso risale al 21 febbraio 2020). L’età media dei decessi settimanali è andata sostanzialmente aumentando fino agli 85 anni (1° settimana di luglio) per poi calare leggermente.

Il 3,1% dei pazienti non presentava alcuna patologia al momento del decesso

Il dato riguardante le patologie preesistenti è stato ottenuto “da 5962 deceduti per i quali è stato possibile analizzare le cartelle cliniche”, spiega l’ISS nella sua ricerca. La tabella presenta le più comuni patologie croniche preesistenti (diagnosticate prima di contrarre il Covid) nei pazienti deceduti.  Complessivamente, 184 pazienti (3,1% del campione) presentavano zero patologie, 739 (12,4%) presentavano una patologia, 1095 (18,4%) presentavano due patologie e 3944 (66,2%) presentavano tre o più patologie.

Patologie preesistenti
Patologie preesistenti

Sintomi Covid nel 91% dei ricoveri

Nel 90,6% delle diagnosi di ricovero erano menzionate condizioni (per esempio polmonite, insufficienza respiratoria) o sintomi (per esempio, febbre, dispnea, tosse) compatibili con SARS-CoV-2. In 522 casi (9,4% ) la diagnosi di ricovero non era da correlarsi all’infezione. In 76 casi la diagnosi di ricovero riguardava esclusivamente patologie neoplastiche, in 176 casi patologie cardiovascolari (per esempio infarto miocardico acuto-IMA, scompenso cardiaco, ictus), in 73 casi patologie gastrointestinali (per esempio colecistite, perforazione intestinale, occlusione intestinale, cirrosi), in 197 casi altre patologie.

I sintomi più comunemente osservati prima del ricovero nei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS-CoV-2 sono febbre, dispnea e tosse. Meno frequenti sono diarrea e emottisi. Il 8,1% delle persone non presentava alcun sintomo al momento del ricovero. L’insufficienza respiratoria è stata la complicanza più comunemente osservata in questo campione (94,0% dei casi), seguita da danno renale acuto (23,8%), sovrainfezione (19,4%) e danno miocardico acuto (10,8%).

 

Sintomi più comuni nei pazienti deceduti
Sintomi più comuni nei pazienti deceduti


Quale terapia per i malati di Covid?

La terapia antibiotica è stata comunemente utilizzata nel corso del ricovero (85,8% dei casi), meno usata quella steroidea (51,3%), più raramente la terapia antivirale (48,7%). Il comune utilizzo di terapia antibiotica può essere spiegato dalla presenza di sovrainfezioni o è compatibile con inizio terapia empirica in pazienti con polmonite, in attesa di conferma laboratoristica di COVID-19. In 1409 casi (23,9%) sono state utilizzate tutte e tre le terapie. Al 4,1% dei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS-CoV-2 è stato somministrato Tocilizumab.

Decessi per “Per Covid” o “Con Covid”?

Questa è senza dubbio la domanda che più volte rimbalza sul web ogni volta che purtroppo ci troviamo a dover scrivere di uno o più decessi legati al Covid.

La “causa iniziale” di morte è definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come “la malattia o il traumatismo che ha dato inizio alla catena di eventi morbosi che ha portato direttamente alla morte, oppure le circostanze dell’incidente o della violenza che hanno provocato il trauma mortale”. La selezione e classificazione di questa causa avviene sulla base di dettagliate regole e linee guida contenute nella Classificazione Internazionale delle Malattie dell’OMS (ICD-10).

Una ricerca dell’Istat, datata 16 luglio 2020, spiega come le schede di morte utilizzate per le analisi statistiche siano compilate da un medico curante o da un medico necroscopo che è tenuto a riportare “l’intera sequenza di malattie o eventi traumatici che hanno portato al decesso, ed indicare eventuali altre patologie rilevanti che hanno contribuito ad esso pur non facendo parte di tale sequenza”.

La causa che ha avviato la sequenza di eventi morbosi che hanno condotto al decesso è denominata dunque, in linea con l’OMS, “causa iniziale”, ed è quella utilizzata a livello internazionale per rappresentare i dati di mortalità di un paese. Tutte le altre cause che hanno contribuito all’esito finale e gli altri stati morbosi eventualmente presenti al momento del decesso che sono contenute nella scheda sono definite cause multiple. Nei rapporti Istat, dunque, viene presa in considerazione la causa direttamente responsabile della morte nei decessi dei positivi a SARS-CoV-2 (causa iniziale di decesso). A questa viene affiancata l’eventuale presenza di concause, diverse e non collegate a quella iniziale, che hanno contribuito al decesso.

Nove volte su dieci il Covid è la “causa iniziale”

In base all’analisi condotta sulle schede di decesso raccolte da Istat, dunque, il COVID-19 è la causa iniziale nell’89% dei decessi di persone positive al test SARS-CoV-2″ . In questi casi, la morte è quindi causata direttamente da COVID-19, seppure spesso sovrapposto ad altre malattie preesistenti, e dalle sue complicanze. In altri termini, si legge nel documento, “è presumibile che il decesso non si sarebbe verificato se l’infezione da SARS-CoV-2 non fosse intervenuta. Nel restante 11% dei casi il decesso si può ritenere dovuto ad un’altra malattia (o circostanza esterna). In questi casi, COVID-19 è comunque una causa che può aver contribuito al decesso accelerando processi morbosi già in atto, aggravando l’esito di malattie preesistenti o limitando la possibilità di cure”.

 

0 risposte

  1. Complimenti. Ottimo articolo, con spiegazioni scientifiche, con particolare riguardo ai criteri di classificazione della causa della morte. Informazioni vere e attendili. Queste sono le informazioni che consentono di fare riflessioni sull’epidemia. Grazie.

  2. Buongiorno , Credo che Alcuni dei dati importanti che si evincono dalle cartelle cliniche analizzati, non sono state messe a disposizione del pubblico, cioè l’età dei deceduti in relazione alle malattie preesistenti . Fra questi il più interessante sarebbe quello dei 3,2% non aventi patologie preesistenti. Dico questo perché credo che I decessi riguardante il 3,2% abbiano un’età molto avanzata. È solo un’ipotesi

    1. Personalmente avrei invece ipotizzato (ma rimaniamo nel mondo delle ipotesi) esattamente il contrario.

      Immagino il suo ragionamento (se vuole può confermarlo qui): “se non è già malato allora è anziano” ovvero “muoiono prevalentemente malati ed anziani”.

      Altro scenario possibile è invece che le persone anziane è quasi impossibile non abbiano delle patologie pregresse (anche solo di tipo cardiovascolare, pressorie o di demenza senile) per cui sarei più portato a pensare che in quel 3,2% difficilmente saranno anziani.

      Evidentemente bisognerebbe fare degli studi comparando l’incidenza di certe malattie per fascia di età per avere un quadro più chiaro, attività non banale e che sarebbe meglio far fare ad analisti medici.

      In ultimo segnalo che nell’elenco ci sono patologie importanti (cardiologiche, oncologiche, ..) di cui bisognerebbe poi valutare la gravità, ma ci sono anche patologie magari invalidanti ma non mortali (o comunque con incidenza della mortalità molto limitata, soprattutto se curate) come l’obesità, l’ipertensione, la demenza;

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