Firmare contro gli stipendi della “casta”. Tra proposte referendarie e raccolte firme in scadenza

A fine luglio scade la raccolta firme che vuole l’abrogazione parziale della legge 1261 del 1965, per tagliare le indennità di chi siede in Parlamento. Nei social network si diffonde l’informazione che non circola altrove, e che raccoglie proseliti.
Società

Organizzare un referendum tramite i social network per bloccare la “casta” e mettere mano là dove nessun legislatore sembra voler arrivare. La classe politica è da tempo al centro dell’attenzione, soprattutto in un periodo in cui si chiedono sacrifici ai cittadini, ai Comuni, alle Regioni.

Il taglio alle indennità di chi siede a Montecitorio e Palazzo Madama non risolve i problemi dell’Italia, certo, ma per molti cittadini rappresenterebbe il segnale di una classe politica che crede nel cambiamento. Come spesso avviene allora sono i cittadini a muovere i primi passi dal basso e attraverso i social network, in particolare Facebook. Tra le diverse iniziative in campo quella nata nell’agosto 2011, in rete, col gruppo Facebook “Referendum sugli stipendi dei politici italiani”. Il gruppo è cresciuto fino a 99mila persone ed ha unito le forze con altri due gruppi che sono "Referendum per abrogare i privilegi dei parlamentari" e "Un milione di firme per ridurre gli stipendi dei parlamentari" che ad oggi ha oltre un milione di aderenti. Questi 3 gruppi hanno formato poi successivamente "Il Comitato del sole" che è diventato promotore del referendum. Lo scorso 23 aprile il Comitato ha presentato in Corte Suprema di Cassazione un quesito referendario che riguarda l’abrogazione parziale della legge 1261 del 1965, al fine di tagliare le indennità di chi siede in Parlamento.

La scadenza per la raccolta firme è prevista per fine mese di luglio. Tra i vari punti si chiede che i parlamentari possano al massimo ricevere uno stipendio di 5.613 euro. Tra gli altri quesiti si chiede l’abrogazione dell’articolo 59 della Costituzione ovvero l’abolizione dei senatori a vita. Da tempo in tutte le regioni il comitato si è organizzato per avere referenti disponibili a raccogliere le firme. Sullo stesso fronte è stata attivata dal mese di maggio anche la campagna referendaria “contro gli stipendi d’oro della casta” su iniziativa di Unione Popolare. Anche in questo caso si propone l’abrogazione dell’art. 2 della legge 1261 del 1965 che disciplina le indennità spettanti ai membri del Parlamento. Nello specifico l’art. 2 definisce i compensi relativi alla diaria ed alle spese di soggiorno a Roma dei parlamentari.

In Valle d’Aosta in Comuni dove si può andare a firmare rispetto alle due raccolte firme sono sparsi a macchia di leopardo. Non tutti hanno i moduli, poiché questi devono essere portati agli uffici dell’Amministrazione pubblica dai cittadini che decidano di impegnarsi in prima persona per la divulgazione della proposta, oppure dai propositori della raccolta firme tramite banchetti. Ad Aosta, dall’Ufficio elettorale, fanno sapere che ad oggi i moduli per le firme non sono stati depositati da nessuno, a Chatillon il modulo c’è, così come a Courmayeur, Pont-Saint-Martin, Sarre, Verrès.
 

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