L’omofobia è l’unica malattia che colpisce chi ne è immune. Si nutre di vergogna, ipocrisia, ma soprattutto di silenzio, e per sconfiggerla occorre parlarne: liberare le parole e farle circolare il più possibile. Ed è esattamente quanto è avvenuto ieri sera, alla Cittadella dei giovani di Aosta. In occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia (17 maggio) La Valeur d’Aimer , gruppo di giovani valdostani impegnato in prima linea contro l’omofobia, ha organizzato un incontro-dibattito. Mancavano, tra gli ospiti annunciati, i rappresentanti delle istituzioni regionali, Augusto Rollandin ed Emily Rini. L’assessora all’Istruzione e Cultura ha comunque manifestato la propria vicinanza e solidarietà attraverso un breve video proiettato in sala, menzionando la lotta contro il bullismo omofobico e per l’inclusione sociale: “noi ci siamo” ha assicurato. Erano presenti, invece, Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, il neo sindaco di Aosta Fulvio Centoz, Raffaella Sanguineti, in rappresentanza dell’Ordine degli Psicologi della Valle d’Aosta, Nicola Stevanon, rappresentante degli Studenti dell’ateneo valdostano, e Angela Cannavale, dirigente della Divisione anticrimine della Questura di Aosta. Ciascuno di loro ha portato il proprio punto di vista sulla questione: se Nicola Stevanon ha raccontato l’entusiasmo con l’università della Valle d’Aosta e il Movimento universitario valdostano hanno aderito alla campagna Stop Omofobia lanciata da La Valeur d’Aimer, Fulvio Centoz ha ribadito l’assoluta e impellente necessità, per l’Italia, di dotarsi finalmente di una legge che colpisca l’omofobia (l’unico testo di legge mai partorito è misteriosamente arenato in Senato), e Angela Cannavale ha ricordato la nascita, cinque anni fa, dell’Oscad, osservatorio nazionale per la sicurezza contro gli atti discriminatori. Tutti i partecipanti hanno sottolineato l’importanza degli interventi educativi nelle scuole.
La dottoressa Raffaella Sanguineti ha azzardato un’ipotesi sull’origine dell’omofobia, ovvero della paura irrazionale delle persone omosessuali (che si esprime anche attraverso un sentimento di avversione o di odio): “Nell’era della società liquida, in un’epoca segnata da rapidi mutamenti sociali, il timore della differenza si rafforza. L’instabilità alimenta la fobia, con tutto il suo carico di irrazionalità ed emotività: ecco perché credo che stia emergendo, in una parte della società, tutta questa diffidenza verso la diversità, non solo di orientamento sessuale o di identità di genere, ma anche etnica. Altrimenti – ha aggiunto – non mi spiego come sia possibile che l’omosessualità e la sua libera espressione possano spaventare qualcuno. E’ importante agire nelle scuole, perché è lì che si impara a confrontarsi con l’altro, ed è lì che registriamo picchi di bullismo”.
Quanto ad Aurelio Mancuso, già fondatore del comitato Arcigay della Valle d’Aosta (ed ex presidente dell’Arcigay nazionale), ha invitato Rollandin e la Rini a leggere, oltre alle dichiarazioni rilasciate dal Presidente Mattarella in occasione della Giornata contro l’Omofobia, la circolare emessa tre giorni fa dal Miur, che impegna le scuole italiane di ogni ordine e grado a educare al contrasto dell’omofobia e di ogni altra forma di discriminazione. “Non siamo vittime” ha dichiarato. “Siamo soggetti sociali che danno fastidio a una precisa area politica e culturale di questo paese, un’area di ispirazione fascista e razzista. Questo è vero soprattutto ora che siamo vicini ad ottenere dei risultati concreti. E’ una battaglia che possiamo vincere coltivando la condivisione e parlando con tutti, alleandoci con le associazioni, le istituzioni, il mondo della scuola, le forze dell’ordine, la società nel suo complesso.
Un concetto espresso anche da Samuele Tedesco, portavoce di La Valeur d’Aimer. Il giovane attivista ha presentato al pubblico il video contro l’omofobia prodotto assieme agli altri ragazzi del gruppo, sul palco con lui, e ha mostrato i primi risultati della campagna Stop Homophobia realizzata ingaggiando come testimonial i commercianti valdostani e l’università della Valle d’Aosta: l’omofobia è un tema che riguarda tutti.
Dopo un toccante intermezzo musicale sulle note di Take me to church, cantata e suonata da Martina e Vanessa Vanacore, è arrivato il momento delle domande del pubblico. La prima mano alzata: “Sindaco Centoz, cosa pensa della mancata trascrizione dei matrimoni contratti all’estero?”
“Il riconoscimento di tutti i tipi di famiglie è un atto che compete al legislatore, non al sindaco” ha spiegato il sindaco, decidendo poi di allargare il discorso alla recente polemica sul documento del Forum delle famiglie, da lui firmato. “L’ho letto con attenzione, parlava di tematiche amministrative, di aiuti alla famiglia, specialmente se numerosa, e non era in contraddizione con il nostro programma, perciò l’ho firmato: noi dobbiamo dialogare con tutti, dare risposte a ciascuno. Ma voglio sottolineare che riguardo alla definizione di famiglia non concordo con la posizione del Forum”.
A tale proposito è intervenuto anche Mancuso: “Non bisogna mai mettere le famiglie l’una contro l’altra, questo lo fanno i cattolici integralisti per creare divisioni artificiali nella società. Abbiamo invece bisogno delle famiglie tradizionali, di tutte le famiglie, per ottenere la vera parità dei diritti. Il linguaggio dell’odio e della divisione non ci appartiene”.