In attesa delle Olimpiadi, tavola rotonda sul legame tra sport e valori fondamentali

Con sfumature differenti, nessuno dei relatori ha sposato l'ipotesi del boicottaggio del grande evento, ma auspicano tutti una forte vigilanza sul rispetto dei diritti umani.
La tavola dei relatori dell'incontro
Società
Le Olimpiadi di Pechino 2008 non sono ancora iniziate, ma già abbiamo visto, in televisione, alcune immagini di forte impatto, che saranno sempre associate a questo grande evento sportivo. Nelle principali città attraversate dal passaggio della fiamma olimpica, la corsa dei tedofori, circondati da imponenti cordoni di polizia, si è fermata più volte, e la fiaccola, a Parigi, spenta per motivi precauzionali, ha viaggiato per lunghi tratti in autobus. Le proteste contro la repressione che il governo cinese sta esercitando contro l’opposizione tibetana in qualche modo hanno amplificato l’inevitabile richiamo mediatico dei prossimi Giochi.
 
Mercoledì scorso, nella sala delle conferenze dell’Università della Valle d'Aosta, si è svolta una tavola rotonda sul tema sollevato da Pechino 2008, ovvero la relazione tra lo sport e la salvaguardia dei diritti fondamentali. A sollecitare l’incontro sono stati alcuni studenti del terzo anno di scienze politiche. Il professore Michele Vellano, dell’Università della Valle d’Aosta, introducendo l’incontro, ha ricordato come l’ipotesi, ventilata da alcuni, di boicottare le Olimpiadi, sia già stata attuata in passato, assieme ad altre forme di protesta. Il Sudafrica, ad esempio, è stato bandito per quasi trent’anni dal movimento olimpico, per via delle leggi a favore dell’apartheid. Nel ripercorrere la storia delle Olimpiadi, dal 1896 ad oggi, Vellano ha evidenziato lo stretto legame esistente tra la maturazione di una coscienza civile internazionale e la crescita dei Giochi olimpici. Nate durante la "Belle Epoque", le olimpiadi dovevano esaltare la fratellanza e in valori universali, in auge durante quella lunga epoca di pace. Ma i giochi non di rado si sono prestati a strumentalizzazioni, come a Berlino, nel ’36, quando Hitler le utilizzò a scopo di propaganda. Secondo Luigi Vittorio Ferraris, ex ambasciatore italiano in Germania e docente all’ateneo regionale, gli aspetti politici e diplomatici sono indissolubili dalle olimpiadi. “Lo sport – ha affermato – è un diritto fondamentale, e in quanto tale è un’attività politica” . Per Paola de Pirro, Responsabile di Amnesty International per Tibet e Cina, il boicottaggio o altri gesti eclatanti non sono la soluzione migliore".
E’ più importante, secondo Vellano, mantenere alta la vigilanza, in particolare riguardo ad alcuni aspetti, come la riduzione del numero delle condanne a morte, la chiusura dei campi di rieducazione, la liberazione di chi è prigioniero a causa delle sue opinioni, e la fine della censura attraverso internet.
 
In seguito a queste riflessioni, Eddy Ottoz, tra gli atleti protagonisti nel ’68, a Città del Messico, ha affermato che “un’olimpiade è un evento talmente importante, per una città, che l’intero paese che le ospita, specialmente se appartiene al novero delle nazioni dove i diritti umani sono poco rispettati, può compiere un salto di qualità, un balzo in avanti, spronato dall’eccezionalità della situazione”.

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