Inquinamento microbilogico delle acque in VdA: presentati i dati di un monitoraggio

"In Valle d'Aosta ci sono molte sorgenti vulnerabili all'inquinamento microbiologico, ma siamo fiduciosi sulla possibilità di rendere compatibili le tradizionali attività agricole di alpeggio con la qualità dell'acqua?. A dirlo...
Società

In Valle d’Aosta ci sono molte sorgenti vulnerabili all’inquinamento microbiologico, ma siamo fiduciosi sulla possibilità di rendere compatibili le tradizionali attività agricole di alpeggio con la qualità dell’acqua?. A dirlo è stato Raffaele Rocco, coordinatore del Dipartimento regionale del territorio, ambiente e risorse idriche, nel presentare i dati emersi dall’attività di monitoraggio promossa nell’ambito di un progetto interreg Italia – Francia, al quale hanno collaborato l’Institut Agricole regional, per la Valle d’Aosta e il Suaci Alpes du Nord.

Il progetto, iniziato nell’aprile 2003 e concluso nell’ottobre 2005, ha consentito, per ogni sorgente e sito studiato, di definire l’origine dei contaminanti oltre a mettere in relazione le dinamiche di evoluzione territoriale e l’incidenza delle diverse fonti di contaminazione nel degrado delle risorse idriche.
Dallo studio, che ha visto in tre anni 520 analisi su 20 captazioni, si evince che le cariche microbiche si evidenziano soprattutto in autunno e in primavera, dovute in prevalenza alla vicinanza di centri abitati.
?Le attività umane possono dunque portare al deterioramento della qualità dell’acqua – ha commentato Mauro Bassignana, referente del progetto – tuttavia si sono riscontrati diversi casi di inquinamento microbiologico anche in zone lontane da nuclei abitati e non interessate da pratiche agricole. Questi vanno attribuiti, verosimilmente, alla presenza della fauna selvatica. Inoltre la sensibilità dell’acqua all’inquinamento è strettamente legata alle condizioni ideogeologiche (fatturazione delle rocce, permeabilità del suolo e velocità di infiltrazione?.

Vi sono però alcuni accorgimenti operativi che possono diminuire il rischio di inquinamento microbilogico, tra questi: evitare l’eccessiva concentrazione del bestiame durante il pascolamento e la permanenza prolungata su superfici ridotte; impedire, con l’uso di recinzioni elettriche, l’accesso diretto e incontrollato degli animali ai corsi d’acqua; curare lo stato delle concimaie e delle fosse di raccolta del liquame; ragionare il calendario degli spandimenti, sapendo che gli acquiferi a circolazione idrica veloce sono soggetti a contaminazione soprattutto durante l’estate, mentre negli acquiferi a circolazione più lenta le contaminazioni sono più tardive e durature (autunno e inverno).

L’esito del lavoro – ha concluso Raffaele Rocco – permetterà alla Regione di formulare una precisa direttiva tecnica sulle caratteristiche delle opere di captazione delle sorgenti montane“.

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