La Caritas da i numeri: cresce l’emergenza in Valle

La mensa è sempre più affollata. Per accogliere più persone l'Abri ha ridotto da tre mesi a 40 giorni il tempo massimo di accoglienza. Intanto arrivano nuovi servizi, il microcredito e i laboratori occupazionali.
Monsignor Anfossi, don Aldo Armellin e Andrea Gatto
Società

Sempre più persone bussano alle porte della Caritas per chiedere aiuto. “L’afflusso di persone che accedono al servizio mensa è in costante e preoccupante crescita” ha affermato Andrea Gatto, coordinatore del Centro di ascolto, il servizio che raccoglie direttamente le richieste delle persone in difficoltà, per poi indirizzarle alle varie strutture messe in piedi dalla Caritas. Presentando in conferenza stampa le attività e dei servizi della Caritas di Aosta il direttore don Aldo Armellin, commentando le cifre e le spese affrontate durante il 2010, ha raccontato anche la fatica quotidiana dei volontari. “Vorremmo risolvere tutti i problemi, ma non possiamo, anzi, non è il nostro ruolo. Servono politiche di lungo respiro, che spettano alle istituzioni”.
La mensa nel 2010 ha distribuito più di 17.500 pasti, contro i ventimila circa del 2009. “Non c’è stato un calo, anzi” ha sostenuto Andrea Gatto. “Ad agosto abbiamo smesso di consegnare, oltre al pranzo, il sacchetto da asporto, utilizzato per la cena. Il sacchetto era conteggiato come un pasto, perciò possiamo dire che le persone che vengono sono aumentate”.
Un’altra novità riguarda la casa di accoglienza per uomini “Abri monsieur Vincent”. A partire da quest’anno, per accogliere sempre più persone, la Caritas ha ridotto il tempo massimo di permanenza da tre mesi a 40 giorni. “Abbiamo constatato – ha spiegato don Armellin – che nel 2010 in media gli uomini si sono fermati 43 giorni. Noi scoraggiamo soggiorni lunghi sia per fare posto a nuove persone, sia perché abbiamo fiducia nelle capacità di ripresa degli ospiti, che come tutti hanno bisogno di una casa vera, e di affetti, un posto letto è adatto all’emergenza, non alla quotidianità”. Sono 72 le persone che hanno soggiornato all’Abri, per una spesa di 73mila euro. Con 20mila euro, invece, è stata gestita la casa di accoglienza per le donne, che ha ospitato in alloggio 4 persone, per circa un anno, inserendole in un percorso mirato di fuoriuscita dalla marginalità. Intanto, ha sostenuto Andrea Gatto, statistiche alla mano, a rivolgersi al centro di ascolto, filtro per l’accesso a tutti i servizi della Caritas, sono al 70 per cento gli uomini. Il 31 per cento proviene dal Marocco, il 24 dall’Italia, l’11% dalla Romania, l’8% dalla Tunisia, il 7 dall’Ucraina , il 3 dall’Algeria, il 16 per cento da altri Paesi. 
Una novità riguarda una terza casa di accoglienza, destinata agli studenti stranieri che provengono da Paesi poveri e non possono permettersi un appartamento in affitto. “Non esiste un campus in Valle d’Aosta, e abbiamo pensato di dare un contributo, fermo restando che la radice del problema dovrebbe essere affrontata in primis dalla Regione e dall’Università” ha sottolineato il vescovo monsignor Anfossi. Costo del progetto, 16mila euro.
La Caritas ha attivato nuovi servizi per i cittadini: tre percorsi occupazionali di tre mesi, che hanno visto impegnate in prima linea le parrocchie, e il sostegno al microcredito e al Prestito d’onore, attraverso il canale regionale e quello aperto dalla Banca di credito cooperativo.
E’ stata infine completata la ristrutturazione del magazzino dove si raccolgono indumenti e mobili usati. Le spese del 2010, pari a 85mila euro, comprendono anche l’ultima tranche di lavori, l’affitto del magazzino usato in attesa di ritornare in possesso del locale, le rate del mutuo di Finaosta. Ma che fine fanno gli indumenti raccolti? Nel 2010 sono stati 2200 quintali: 1700 sono andati a ditte che li recuperano, altri consegnati all’associazione volontariato carcerario, altri donati a chi ne faceva richiesta, altri, infine, venduti ai privati. Il ricavato delle vendite è servito per sostenere la mensa e le case di accoglienza.
 

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