Le si poteva trovare nei centri anziani, alla Caritas, in ospedale e in parrocchia. Le Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret sono arrivate in Valle d’Aosta nel 1845, chiamate dall’Ordine Mauriziano per l’assistenza ai malati nell’ospedale locale, e da allora la loro Comunità è stata sempre presente in Valle d’Aosta. Di fronte alla partenza, però, delle ultime tre suore — suor Loretta, suor Maria Claudia e suor Teresina — e alla mancanza di nuove sorelle che vengano a rinforzare la Comunità, quest’ultima è in via di chiusura, dopo 180 anni di storia dal suo arrivo in Valle d’Aosta.
“Le Suore della Carità si sono sempre dedicate agli ammalati e ai poveri”, spiega suor Teresina. “Io, in particolare, ho preso parte all’animazione della vita parrocchiale della Parrocchia di Roisan, dove non c’era il parroco residente. Il nostro carisma è sempre stato quello di un servizio fatto con amore e pazienza, cercando di capire, di dare ascolto ai problemi delle persone e di fare da angeli custodi alle famiglie in difficoltà”. Suor Teresina ha anche assicurato, negli ultimi tre anni, la sua presenza nel carcere di Brissogne. “Partecipavo alle messe come animatrice spirituale e tenevo dei colloqui con i detenuti, ascoltando i loro problemi in modo da essere una presenza a loro amica. Quando si parla di detenuti si pensa magari a persone strane, in realtà sono di una sensibilità enorme e hanno bisogno di molto ascolto e comprensione. Pensano sempre alle loro famiglie e ai loro bambini e gli pesa molto la lontananza dai loro cari. Io cerco di farmi portavoce di un messaggio positivo e di fede: dico loro che se sono qui vuol dire che devono cambiare rotta, che questo è un tempo di riflessione per impostare meglio il futuro”.
L’attuale superiora, suor Maria Claudia, era invece una presenza costante, insieme a suor Loretta, presso l’Ospedale regionale. “Per dodici anni ho prestato servizio per tre pomeriggi alla settimana nei vari reparti del Beauregard, salutando personalmente i malati, che talvolta mi chiedevano delle preghiere o volevano dialogare con me. Ad alcuni rimanevo semplicemente vicina, restando mano nella mano con loro e facendo sì che la mia presenza affettuosa facesse loro del bene. Qualche volta mi occupavo anche di qualcuno che mi chiedeva qualche servizio in casa. Portavo ad esempio la comunione o facevo compagnia ad anziani rimasti da soli”.
Se suor Loretta, la più anziana, è già stata trasferita in una casa di riposo per suore a Giaveno, suor Teresina la raggiungerà per prestare servizio nella stessa struttura, mentre suor Maria Claudia sarà trasferita in un’altra comunità a Novara. “A me sarà affidato il compito della portineria”, spiega suor Teresina. “Nella casa di riposo si aiutano le sorelle più anziane che fan fatica nei pasti e a spostarsi, come in una famiglia dove c’è un nonno o una nonna che ne hanno bisogno, e gli altri si fanno in quattro per aiutarli”.
Per salutare le Suore della Carità in partenza dalla Valle d’Aosta, giovedì 25 aprile è stata celebrata una messa da parte del vescovo di Aosta, Franco Lovignana. “È stata una sorpresa grandissima”, racconta suor Teresina, “la chiesa era zeppa di amici, conoscenti e persone che abbiamo conosciuto negli anni. Il vescovo ha ringraziato non solo noi, ma tutte le suore che in quasi 200 anni hanno lavorato negli ospedali di Aosta. C’è stato un grande rinfresco dove abbiamo salutato tutti quanti, con molto affetto ed emozioni”. Anche suor Maria Claudia si unisce alla gratitudine per il momento di addio: “Il vescovo è sempre stato vicino a noi in questi anni e ci ha dato conforto la sua parola e la sua vicinanza anche in questo momento speciale”.
Se una volta l’alternarsi di vecchie e nuove generazioni nei conventi e negli ordini monastici era all’ordine del giorno, ora sempre più comunità religiose sono costrette a chiudere per mancanza di nuove reclute. “Non essendoci più giovani, quando la comunità non riesce più a reggersi, non ci sono nuove forze che possano continuare l’opera”, spiega suor Teresina. “Ci dispiace perché qui siamo state molto ben volute e aiutate, ma certo non sono queste delle motivazioni valide per tenere aperta la comunità”. Secondo suor Maria Claudia, il problema è la mancanza di nuove vocazioni. “In Italia e in Europa si constata una sempre maggiore scarsità di vocazioni, di cui fatichiamo a comprendere il motivo. Di sicuro i giovani al giorno d’oggi ricevono un’educazione diversa, e poi hanno molte più possibilità e attrattive fin da quando sono piccolissimi”.