“Quali sono le condizioni di vita in Valle d'Aosta”. La risposta al quesito è data dal rapporto omonimo redatto dall’Osservatorio regionale epidemiologico e per le Politiche sociali e presentato in questi giorni in Consiglio regionale e alla stampa. L’indagine regionale sulla povertà appena conclusa definisce, per la prima volta, la soglia di povertà secondo i parametri del benessere medio regionale, differenziandosi da quelli nazionali individuati dall’Istat e calcolati, per la regione, su un campione di soli 25 dei 74 comuni valdostani. Ne emerge immediatamente che rispetto ai precedenti dati forniti dall’Istat l’incidenza della povertà in Valle è più bassa di circa due punti e mezzo. L’incidenza si attesta infatti sul 5% rispetto al 7,6% stimato dall’Istat. Significativo, infatti, è il campione che è stato preso per l’indagine regionale: 1.064 famiglie su 58951 presenti nei 74 comuni della Valle d'Aosta.
La fotografia emersa evidenzia che le famiglie sicuramente povere sono il 2% (41 famiglie) del campione (rispetto al 5,2% a livello nazionale). Data la rappresentatività statistica del campione utilizzato la stima sull’intera popolazione di famiglie valdostane residenti in condizione di povertà equivale a 2900 famiglie. Tra gli altri dati significativi emerge che il 3,1% delle famiglie prese in considerazione risulta appena povero e il 4,7% quasi povero. Inoltre, il 45,9% delle famiglie ha segnalato di non essere riuscita a risparmiare rispetto all’anno precedente mentre il 7,7% si è dovuta indebitare. L’indagine condotta fornisce dettagli in merito alle famiglie valdostane residenti, le condizioni di vita reali delle stesse, le loro risorse economiche (e su domande in merito al reddito ha risposto l’80% del campione), dati sulla povertà relativa delle famiglie, sulla povertà percepita. Inoltre per la prima volta viene fatta un’indagine che prende in considerazione i cinque ambiti sub territoriali, ulteriore elemento di approfondimento utili a delineare una reale fotografia della realtà valdostana.
Quali le riflessioni emerse? Molte, alcune delle quali sono state anticipate dall’Assessore regionale alle Politiche sociali, Albert Lanièce, e dal presidente del Celva, Elso Gerandin. Tra queste la volontà di istituire un servizio di segretariato sociale tra la Regione e gli Enti locali. “Stiamo elaborando un progetto per la creazione di un sistema di informazione a sportello in collaborazione con le amministrazioni locali – ha spiegato Lanièce – affinché i cittadini abbiano un punto di riferimento ben identificabile sul territorio per raccogliere informazioni sui servizi sociali a loro disposizione”. Inoltre è stata espressa la volontà di uniformare su tutto il territorio regionale i parametri Ise(e), Irse(e) per rendere più semplice l'erogazione degli aiuti socio-assistenziali oltre che di istituire i voucher di conciliazione. Soddisfatto dell’indagine si è detto oltre che l’Assessore anche il Presidente del Celva “Ora dobbiamo approfondire l'analisi dei dati prendendo spunto dal fatto che le condizioni di vita variano da comune a comune".
Quali le riflessioni emerse? Molte, alcune delle quali sono state anticipate dall’Assessore regionale alle Politiche sociali, Albert Lanièce, e dal presidente del Celva, Elso Gerandin. Tra queste la volontà di istituire un servizio di segretariato sociale tra la Regione e gli Enti locali. “Stiamo elaborando un progetto per la creazione di un sistema di informazione a sportello in collaborazione con le amministrazioni locali – ha spiegato Lanièce – affinché i cittadini abbiano un punto di riferimento ben identificabile sul territorio per raccogliere informazioni sui servizi sociali a loro disposizione”. Inoltre è stata espressa la volontà di uniformare su tutto il territorio regionale i parametri Ise(e), Irse(e) per rendere più semplice l'erogazione degli aiuti socio-assistenziali oltre che di istituire i voucher di conciliazione. Soddisfatto dell’indagine si è detto oltre che l’Assessore anche il Presidente del Celva “Ora dobbiamo approfondire l'analisi dei dati prendendo spunto dal fatto che le condizioni di vita variano da comune a comune".
L’indagine è stata condotta tra la primavera e l’estate 2009. I dati quantitativi, ottenuti tramite la distribuzione del questionario anonimo alle famiglie valdostane intervistate, ha permesso inoltre di conoscere i livelli di reddito dichiarati, e quindi la soglia di povertà per ciascun tipo di famiglia, la condizione abitativa, la capacità di spesa e di risparmio, l’eventuale stato di indebitamento, le aspettative e gli aiuti eventualmente richiesti. A questo si aggiungono le informazioni emerse dai Focus Group condotti in 5 sub ambiti territoriali con gli amministratori locali, alcuni operatori esperti e figure rappresentative che hanno riferito l’esperienza diretta di povertà riscontrata nella popolazione locale e gli aspetti più significativi legati alla percezione della povertà tra le famiglie.
Si sono quindi definiti i confini tra una povertà assoluta, in cui è la mancanza di un insieme di beni minimi che connota l’indigenza, e una povertà relativa, secondo la quale, vale la condizione di vita della famiglia, in relazione però al livello di benessere medio generale delle famiglie in Valle d’Aosta.
Si sono quindi definiti i confini tra una povertà assoluta, in cui è la mancanza di un insieme di beni minimi che connota l’indigenza, e una povertà relativa, secondo la quale, vale la condizione di vita della famiglia, in relazione però al livello di benessere medio generale delle famiglie in Valle d’Aosta.