Cambiare il decreto sostegni bis, stabilizzare i precari, ma non solo. I sindacati della scuola scendono in piazza

Sono scesi in piazza Deffeyes oggi, mercoledì 9 giugno – e vi resteranno in presidio fino alle 17 –, le organizzazioni sindacali della scuola Flc Cgil, Cisl Scuola, Savt École e Snals. Tra le criticità denunciate anche i vincoli sulla mobilità dei docenti ed il rischio delle "classi pollaio".
I Sindacati della scuola in piazza Deffeyes
Società

Cambiare il decreto sostegni bis e ottenere misure urgenti per la scuola, ma non solo.

Sono scesi in piazza Deffeyes oggi, mercoledì 9 giugno – e vi resteranno in presidio fino alle 17 –, le organizzazioni sindacali della scuola Flc CgilCisl ScuolaSavt École Snals, a sostegno della manifestazione nazionale con l’obiettivo, dichiarato, di sensibilizzare le forze politiche sulla necessità di cambiare il provvedimento legislativo del Governo durante l’iter di conversione di legge.

“Oggi siamo in piazza per chiedere la stabilizzazione dei precari – ha spiegato Claudio Idone, segretario Flc Cgil –, che in Valle d’Aosta sono circa 500, contro il vincolo dei tre anni per la mobilità dei docenti ma anche per il fatto che il concorso non possa essere reiterato per chi non lo avesse superato”.

Sulla questione, qualche giorno fa, le parti sociali denunciavano: “Purtroppo, dagli esiti del concorso straordinario per titoli ed esami non possiamo che trarre a amaramente la conclusione che il nuovo anno inizierà con cattedre scoperte e precari scoraggiati e demotivati. Dopo anni di servizio in cattedra e di possesso dei requisiti di accesso, molti aspiranti si vedono negato il diritto alla stabilizzazione”.

Problema che sfiora solo la Valle, ma sul quale i sindacati tengono alta l’attenzione, è anche quello delle cosiddette classi pollaio: “In regione le classi numerose sono soprattutto in Centro Aosta – dichiara invece Alessia Démé, Segretaria Cisl Scuola –. Noi siamo qui per sostenere l’iniziativa nazionale perché in Valle d’Aosta non molte classi sono così numerose. Alcune prime superiori, però, raggiungono anche i trenta alunni, ed ora un problema rischia di esplodere dopo le misure legate all’emergenza sanitaria”.

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