La testimonianza di Remo, valdostano in Ucraina: “La mia vita è qui”

Vive con la sua famiglia a Mukačevo, Ucraina occidentale. Ha aperto ai rifugiati ucraini le porte della sua casa. “Ho paura per il mondo, non per me". Questa è una guerra tra “fratelli, nemici che parlano la stessa lingua e pregano lo stesso Dio”.
Remo valdostano in Ucraina
Società

“Da quando è scoppiata la guerra, le sirene hanno suonato cinque volte”. A raccontarlo è Remo M., valdostano di Cogne, in Ucraina da più di vent’anni. “Quando viene individuata la direzione dei missili, scatta un allarme per consentire alle persone di rifugiarsi nelle cantine o nei piani seminterrati dei parcheggi. La mia cantina può contenere fino a quaranta persone”.

Affezionato al Paese, terra natia della moglie, Remo vive con la sua famiglia a Mukačevo, Ucraina occidentale. La città si trova a 230 chilometri da Leopoli e a 40 chilometri dalle frontiere ungheresi e slovene. “Qui è pieno di gente sfollata in arrivo dall’Est dell’Ucraina”. Gli hotel del paese, zona turistica rinomata per le terme e le piste da sci, sono colmi di profughi. “La maggior parte arriva in treno. Molti sono di passaggio, si dirigono verso il confine. Il Comune ha messo a disposizione scuole e palestre come centri di raccolta”.

Anche Remo è in prima linea negli aiuti del popolo ucraino. La sua pizzeria “Paradiso” consegna gratuitamente pizze nei punti di raccolta. Parlando del popolo ucraino afferma “è gente buona. I ragazzi che lavorano da me mi chiamano papà”.

Se hai un cuore, non riesci a non aiutare. Ho visto auto cariche di bagagli con persone che dormivano là dentro, al freddo. Le ho invitate a entrare. Ho una casa abbastanza grande. Ho recuperato i materassi che riuscivo a trovare per poter offrire posti letto al caldo. Una famiglia è stata una settimana, ma in genere si fermano soltanto due o tre notti”.

La rete di solidarietà si fa strada in questa guerra tra “fratelli, nemici che parlano la stessa lingua e pregano lo stesso Dio”. “Questo è ciò che più mi ferisce” spiega Remo. “La guerra economica con la Russia è iniziata già quindici anni fa. I nostri camion non avevano più il permesso di entrare in Russia” racconta Remo rispolverando i ricordi della sua precedente esperienza lavorativa nel campo dell’export di legna da imballaggi.

“In tempi ‘normali’ tornavo in Italia ogni due mesi. Ho ricevuto messaggi di solidarietà da Cogne, dove alcuni residenti si sono offerti di ospitarmi. Ho quasi settant’anni. La mia vita è qui. Ho comprato un generatore di corrente e ho fatto delle scorte. Nel mio piccolo, mi sono organizzato”. Ogni tanto Remo posta qualche videomessaggio su Facebook per tenere aggiornati i suoi contatti.  Confessa “ho paura per il mondo, non per me. Siamo tutti vicini di casa l’uno con l’altro”. E conclude “questa guerra è talmente imprevedibile che non si sa cosa potrebbe accadere domani”.

Una risposta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito è protetto da reCAPTCHA e da Googlepolitica sulla riservatezza e Termini di servizio fare domanda a.

Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.

Vuoi rimanere aggiornato sulle ultime novità di Aosta Sera? Iscriviti alla nostra newsletter.

Articoli Correlati

Fai già parte
della community di Aostasera?

oppure scopri come farne parte