A ridosso del concorso annuale dedicato alle fontine d’alpeggio, svoltosi pochi giorni fa, si torna nuovamente a parlare del celebre formaggio, la cui immagine è stata offuscata, recentemente, dalle vicissitudini giudiziarie che hanno investito il settore zootecnico valdostano. L’assessorato regionale all’Agricoltura e l’assessorato regionale al Turismo hanno organizzato il convegno “Io sono le fontine”, titolo che non è dovuto ad un errore di battitura, quanto al desiderio di evidenziare la pluralità delle fontine a dispetto della comune denominazione. Erano presenti anche diversi studenti dell’Istituto Alberghiero regionale e quattro chef scelti tra i più giovani e promettenti delle regioni del Nord-Ovest. Sono stati questi ultimi a preparare la cena conclusiva, composta da ricette originali preparate con i formaggi vincitori del concorso Fontine d’alpage.
Nonostante la mobilitazione di esperti e ospiti illustri, il convegno non è servito, di fatto, a presentare delle nuove iniziative, e neppure a creare le premesse per nuove azioni promozionali e strategiche, come solitamente avviene. I relatori, piuttosto, hanno ricoperto di elogi il comparto dei produttori di fontina, artefice di un prodotto che rappresenta più di ogni altro la nostra regione al di là delle colonne d’Ercole di Pont Saint Martin. Il duro lavoro dei montagnards, la varietà delle fontine, i sapori dei pascoli in alpeggio, questi gli argomenti maggiormente discussi nel corso della serata. Non sono mancate però delle considerazioni più generali riguardo alla crisi economica globale. La parola maggiormente utilizzata è stata “qualità”, unico antidoto, a detta di tutti, contro il rischio di disaffezione da parte dei consumatori afflitti dall’esigenza di stringere i cordoni della borsa.