Letti e attrezzature mediche dismesse in Valle inviate in Bosnia Erzegovina

La Ong valdostana Associazione valdostana di solidarietà e fratellanza con il Madagascar ha collaborato infatti con l’associazione di Volontariato "a Braccia Aperte con Maria" ONLUS di Cuorgné all'invio di aiuti umanitari.
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Società

Letti e attrezzature mediche dismesse in Valle d’Aosta hanno preso la strada della Bosnia Erzegovina.  La Ong valdostana Associazione valdostana di solidarietà e fratellanza con il Madagascar ha collaborato infatti con l’associazione di Volontariato “a Braccia Aperte con Maria” ONLUS di Cuorgné all’invio di aiuti umanitari.

“Questo paese, nonostante siano passati molti anni dalla guerra della ex-Yugoslavia,  – ricorda una nota – ha infatti ancora delle carenze di risorse importanti soprattutto a livello delle strutture statali; se da un lato non mancano le conoscenze, dall’altro la precarietà delle risorse limita enormemente il supporto alla popolazione, specie nel settore sanitario; mancano le cose essenziali e senza quelle diventa difficile un’assistenza di qualità. Situazione analoga in Ucraina dove è tuttora in corso una guerra sul fronte russo che ha dislocato più di un milione di abitanti dalle zone belliche a quelle più occidentali del paese dove la vita è più sicura”.

Dalla Valle d’Aosta sono partiti dei letti ospedalieri, donati da due case di riposo, insieme a materassi ospedalieri, sedie a rotelle, ferri chirurgici, divise e teleria ospedaliera e tanto altro. Ad aprile è previsto un nuovo convoglio nel quale saranno trasportati altri letti ospedalieri (previsti in dismissione sempre da una casa di riposo), una poltrona per dentista, un paio di incubatrici neonatali, un’isola di rianimazione neonatale.

“I materiali, prima di essere accettati dai donatori – prosegue la nota – vengono attentamente valutati da tecnici dell’associazione e se ritenuti idonei per l’invio in qualche paese, in base alle diverse normative doganali, vengono rigenerati e/o convertiti prima della loro partenza”.

La Ong valdostana si rammarica di non aver potuto utilizzare anche i 400 letti recentemente demoliti dall’Azienda Usl. “Una funzionaria dell’ASL ci aveva parlato circa un anno prima di una possibile dismissione di letti, poi abbiamo appreso la notizia della demolizione, per di più con gli oneri di smaltimento – scrive ancora il dottor Marco Sarboraria –  Molto probabilmente, avremmo potuto rigenerarne e convertirne buona parte e successivamente curarne l’invio. Teniamo presente che ci sono paesi in cui negli ospedali una rete metallica sgangherata ed arrugginita ospita due pazienti e, sotto di essa, spesso trovano alloggio su una stuoia le persone che assistono gli infermi”.

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