Come sta il volontariato in Valle d’Aosta? Lo ha chiesto – e ha provato a rispondere – una ricerca dell’Università della Valle d’Aosta e del CSV VDA ODV. La ricerca, avviata alla fine del 2021 e conclusasi nel 2022, aveva l’obiettivo di comprendere quale sia lo stato di salute delle associazioni di volontariato in Valle d’Aosta, quale sia stato l’impatto della pandemia sulle attività e quali siano gli attuali bisogni di associazioni e volontari, attraverso interviste semistrutturate ai presidenti di un campione di associazioni, un questionario online a tutti i presidenti e alcuni volontari, e un’analisi dei servizi offerti dai CSV in altre regioni.
Ne emerge molta soddisfazione nel rapporto tra le associazioni e il CSV, ritenuto un valido interlocutore e una fonte di supporto. Dall’altro canto, i bisogni delle associazioni riguardano la necessità di reclutare nuovi volontari, di fare rete e di investire maggiormente nei corsi di formazione.
Nello specifico, sono stati intervistati i presidenti di 14 associazioni (Uniendo Raices, L’équlibre, Anteas VdA, Intipa Churin, Croce Rossa, Tutti uniti per Ylenia, Lega italiana per la lotta contro i tumori, Viola, Insieme, Associazione Valdostana volontariato carcerario, Alzheimer VdA, Federazione Volontari del Soccorso, Aosta Iacta Est, Missione sorriso), mentre al questionario hanno risposto 109 partecipanti. Oltre al rapporto con il CSV e ai bisogni delle associazioni, si delinea il panorama delle motivazioni che spingono a svolgere attività di volontariato, che ruotano in particolare sui valori dell’aiuto e del servizio e dell’arricchimento interiore e sociale.
L’impatto della pandemia sulle associazioni è dipeso molto dalla tipologia delle attività svolte. In alcuni casi, infatti, le attività sono state sospese, in altri invece sono proseguite e, talvolta, aumentate. Tra le associazioni che hanno dovuto sospenderle, molte hanno trovato il modo di sostituirle con attività a distanza (es. sportello telefonico, attività in webcam) o con attività di assistenza a domicilio (es. spesa per le persone fragili). Ciò ha permesso a molte associazioni di superare la pandemia trovandovi uno stimolo di rinnovamento e una sfida di resistenza. In molte associazioni, tuttavia, si sono riscontrati anche un calo nel numero dei volontari e demotivazione. Alcune associazioni, infine, hanno dovuto interrompere il loro servizio a causa dell’età dei volontari (over 60) che, durante la pandemia, costituivano una categoria a rischio.
Infine, nel confronto con i CSV di altre otto regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Liguria, Trentino Alto-Adige, Veneto, Emilia-Romagna, Lazio, Puglia), il CSV della Valle d’Aosta si presenta complessivamente competitivo, ben organizzato e ricco di servizi. Dalla mappatura e dal confronto emergono anche servizi erogati da altri CSV e che potrebbero costituire dei potenziali suggerimenti o modelli per il CSV della Valle d’Aosta.
“Conoscere i bisogni per poter essere in grado di dare risposte efficaci”, sottolinea il Presidente del CSV VDA, Claudio Latino, “ha rappresentato fin dall’inizio del mandato un punto fermo dell’attività del CSV. Questa ricerca, che nasce da una felice alleanza tra CSV ed Università della Valle d’Aosta, “restituisce” in maniera nitida da un lato il lavoro svolto in questi anni da CSV VDA e, dall’altro, la corrispondenza complessiva con le aspettative del mondo del volontariato. Per tutti noi i risultati di questa ricerca rappresentano un punto di partenza per delineare un’azione sempre più incisiva nel mondo del volontariato e, complessivamente, nell’intera comunità valdostana quale parte fondante di una più vasta comunità solidale”.