Luca Trapanese presenta “Non chiedermi chi sono” alla Pride Week

Trapanese, da anni impegnato nel volontariato e nella promozione di progetti legati alla disabilità, ha condiviso con il pubblico la sua visione dell'amore, della disabilità e della complessità dell'esistenza, portando un messaggio di speranza e di inclusione.
Luca Trapanese presenta “Non chiedermi chi sono” alla Pride Week di Aosta
Società

Nella cornice del Teatro Plus (ex Cittadella dei Giovani), Luca Trapanese ha presentato il suo libro Non chiedermi chi sono durante la Pride Week, coinvolgendo un pubblico attento e sensibile con il racconto della sua esperienza di vita. Trapanese, da anni impegnato nel volontariato e nella promozione di progetti legati alla disabilità, ha condiviso con il pubblico la sua visione dell’amore, della disabilità e della complessità dell’esistenza, portando un messaggio di speranza e di inclusione.

Giulio Gasperini, nel presentare la serata, ha sottolineato il valore dell’incontro: “Come Aosta Pride, il nostro obiettivo è non rinunciare all’analisi del complesso. In un momento storico in cui si tende a semplificare tutto, noi vogliamo affrontare la realtà nella sua complessità, e Luca è l’esempio perfetto di come gli elementi intersezionali della vita si sommino, creando una figura ricca e sfaccettata.” Gasperini ha poi intervistato Trapanese, toccando temi come l’identità, la felicità e il valore della comunità.

Luca Trapanese, nato a Napoli nel 1977, ha fatto del suo impegno nel sociale una missione di vita. Fondatore dell’associazione A Ruota Libera, ha creato progetti unici come La Casa di Matteo, una casa famiglia per bambini con gravi disabilità, unica nel Sud Italia. Nel 2018 ha adottato Alba, una bambina con la sindrome di Down, e attraverso i social condivide con trasparenza e sincerità la loro vita quotidiana.

“Chi sono diventato? Nessuno di speciale, sono sempre Luca”, ha dichiarato Trapanese durante l’intervista. “Io ho cercato di raccontare la mia storia, quello che sono e chi sono attraverso le mie esperienze. Ho sempre immaginato di essere stato fortunato perché ho trovato le persone giuste e sono consapevole del fatto che questo porti grande felicità. La felicità non è fatta di cose materiali, ma del sentirsi bene con se stessi e dell’essere accettati nella propria diversità.”

 

Trapanese è consapevole dell’importanza del suo esempio in una società ancora piena di pregiudizi. “La mia non è una storia straordinaria, in altri Paesi l’adozione di una bambina disabile da parte di un single gay non farebbe notizia, ma in Italia, la nostra storia è vista come una rivoluzione. Quando non volevo partecipare al Maurizio Costanzo Show, Costanzo mi ha chiamato e mi ha detto: Lei deve venire, perché se vuole cambiare qualcosa nella società, deve essere un esempio.Da quel momento ho capito che il mio ruolo era di portare un segno di cambiamento.”

Disabilità e inclusione: una sfida culturale

Uno dei temi più cari a Trapanese è quello della disabilità, un argomento che affronta con grande passione e conoscenza. “La disabilità non è un problema, ma una ricchezza se la società è in grado di accoglierla. Purtroppo, in Italia, il welfare è inadeguato, e le famiglie che vivono con la disabilità sono spesso abbandonate a se stesse, sono devastate. È necessario un cambiamento culturale, un’educazione che veda la diversità come un’opportunità e non come un ostacolo.”

Rispondendo a una domanda di Gasperini su come le famiglie possano sostenere le persone con disabilità, Trapanese ha sottolineato l’importanza della comunità: “Non possiamo pensare che le famiglie affrontino da sole il peso della disabilità. Dobbiamo ripensare il nostro modello sociale: la disabilità non riguarda solo chi ne è colpito, ma tutta la comunità. Prima o poi, toccherà a tutti, magari nella vecchiaia. E se non cambiamo atteggiamento ora, ci ritroveremo impreparati ad affrontare la realtà. Quando è arrivata Alba tutti parlavano per forza di una persona che aveva fatto un gesto di carità invece io la disabilità la conoscevo benissimo, ci sono cresciuto, ci sono maturato e una delle prime esperienze è proprio quella che in questo romanzo vive Livio con Vittorio, cioè l’incontro di un ragazzo molto più grande di lui che aveva appena vinto il corso di magistratura ed era stato appena lasciato dalla ragazza storica e che questi due momenti di grande stress avevano fatto scaturire in lui qualcosa che già esisteva, cioè il disagio mentale, la schizofrenia. Io credo che noi siamo ignoranti rispetto alla disabilità, nel senso positivissimo della parola cioè noi ignoriamo, non conosciamo a meno che non ci siamo dentro.”

Amore e fede: due facce della stessa medaglia

La serata si è conclusa con una riflessione sull’amore e sulla fede, due temi che Trapanese vive con grande intensità. “L’amore è amore, non c’è bisogno di etichette.” Luca infatti ha sempre creduto nella libertà di amare chiunque ci renda felici. Anche la fede è una parte fondamentale della sua vita e le persone che ha avuto la fortuna di incontrare lo hanno sempre accolto per quello che è.

Luca Trapanese, con la sua testimonianza, ha dimostrato che la diversità non è un limite, ma una risorsa e la sua presenza alla Pride Week di Aosta ha offerto un’occasione preziosa per riflettere su come la società possa diventare più inclusiva, accogliente e umana.

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