Lupi confidenti? “Evitiamo che possano fidarsi di noi”
Le segnalazioni, ciclicamente, si susseguono. L’ultima in ordine di tempo è arrivata alla nostra redazione pochi giorni fa, ad inizio marzo. Alcuni cittadini di Buthier, insieme delle frazioni alte di Gignod, si dicevano preoccupati per “la presenza costante di due lupi”. Lupi definiti “confidenti”.
Ma cosa significa quando un lupo è “confidente”? E quando, e perché, si configura un allontanamento dal branco, ovvero dalla struttura sociale fondamentale e fortemente gerarchica che serve alla specie per cacciare, accoppiarsi, crescere i cuccioli e presidiare il proprio areale?
Ne abbiamo parlato con il dottor Riccardo Orusa, direttore della Struttura complessa per l’Area della nostra regione dell’Istituto zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e direttore scientifico del Centro Nazionale di Referenza Malattie degli Animali Selvatici (Cermas).
Il lupo disperso, quando il branco si smembra
“Parliamo di lupo disperso quando uno o più esemplari escono dal contesto del branco costituito, ovvero dalla loro unità riproduttiva – spiega Orusa –. Questo succede a due anni di età. Un maschio o una femmina escono naturalmente e questo può succedere per lo smembramento stesso di un banco”.
Ma perché succede? “Perché è possibile che alcuni maschi si manifestino in modo molto forte, incrinando così l’integrità del branco, con l’esemplare alfa che perde autorità. Così, più lupi si disperdono”.
“L’architrave – prosegue Orusa – è che l’uscita del branco a due anni è una condizione assolutamente naturale ed è ineluttabile. I lupi che si allontanano, per chi possiede la leadership adatta, vanno a cercare di ricostruire un altro branco. Questa è la natura del canide lupo. Il suo obiettivo, in quanto tale, è quello di costituire un branco qualora ne abbia le possibilità e le potenzialità genetiche”.
Un distinguo, però va fatto: “Un lupo disperso non è, anzi non deve essere necessariamente, e lo dico come appello, confidente”.
Il lupo confidente e una distanza precisa
La questione “lupo confidente” è semplice e complessa allo stesso tempo. Soprattutto, c’è un valore numerico di riferimento da calcolare. Preciso, scientifico.
“Un singolo lupo o un gruppo di dispersi deve tenere una distanza minima dall’uomo – dice ancora Orusa –. Se questa distanza si riduce a 30 metri da un ambito abitato si può correre un rischio che può anche rasentare il pericolo. Perché? Perché noi umani tendiamo ad antropizzare e l’abbiamo fatto. Il branco, per sua natura, non si fa vedere. È l’unità riproduttiva che si protegge. Il lupo, di suo, sta lontano dall’uomo ma si sta anche avvicinando”.
Cosa fare e (soprattutto) cosa non fare
Se il lupo si avvicina, l’attenzione deve essere assoluta. “Il lupo disperso non va mai avvicinato – spiega il direttore del Cermas –. Non va fatto neanche con un cane che non si conosce, a maggior ragione mai e poi mai va fatto nel caso di incontro con un lupo. Quindi, cautela. Molta cautela”.
Cautela su più piani: “In caso di avvistamento di un potenziale lupo, perché non è neanche facilissimo riconoscerlo con precisione in pochi istanti, l’esemplare non va assolutamente avvicinato, non gli si deve porgere o mettere del cibo che potrebbe richiamarlo. È fondamentale essere molto cauti, pacati e attenti a ciò che si fa. E questo, in generale, vale per tutto l’ambiente naturale. Qualunque cittadino, di qualunque età, sesso e appartenenza, deve chiamare il 1515 (il numero gratuito di pronto intervento per le emergenze ambientali, attivo 24 ore su 24, ndr.) se vede un canide per strada o su un prato. E, usando il buonsenso e la logica educazionale, evitiamo comportamenti invasivi”.
Scongiurare la “confidenza” e la questione della prevenzione
“Che il lupo da disperso rischi di diventare confidente, ovvero di dimorare per troppo tempo e ripetutamente in un certo areale, è un fatto che va scongiurato. Così come va scongiurato lo sconfinamento entro i 30 metri”.
Ma, aggiunge Orusa, “bisogna porre le condizioni per controllare e scongiurare tutto ciò con sistemi legali, leciti, scientifici e non ‘fai da te’. In natura il ‘fai da te’ non esiste. E non facciamo l’errore di pensare che il mero abbattimento porti a delle soluzioni. La situazione va gestita, e questo va fatto attraverso principi scientifici che portino ad un risultato compatibile con la condizione naturale”.
Sugli abbattimenti, Orusa porta un esempio: “È una regola delle scienze naturali. Anni fa, le volpi con la rogna, animali che purtroppo si fidano anche troppo dell’uomo, venivano abbattute. Con il risultato, però, di vederle tornare ancora nello stesso areale, coprendo così di fatto la carenza del canide volpe in quella determinata zona”. Un fatto di equilibrio.
Insomma, “bisogna evitare in ogni modo che un lupo da disperso diventi confidente. Questa distanza tra l’abitato umano e l’esemplare va sempre misurata. E non con metodi ‘fai da te’. Serve l’utilizzo del buon senso, che la natura ha insegnato a tutti, anche se noi umani a volte ci distinguiamo per il suo disuso”.
Sul lato della prevenzione, il direttore del Cermas spiega: “C’è l’Assessorato dell’Agricoltura con l’Ufficio fauna che, per lavoro, si occupa proprio di questo. Poi c’è il progetto WolfApls, che contiene una serie di informazioni utili al suo interno. Ma si utilizzano anche molti altri metodi come i sistemi di allarme pre innescati, verifiche dal cielo con sistemi satellitari o droni”.
“Evitiamo che il lupo possa fidarsi di noi”
A volte si legge – e si sostiene – che il lupo non tema più l’uomo. È così? “È una frase forte – risponde Orusa –. Evitiamo con ogni energia che il lupo possa fidarsi di noi. Se arrivasse a fidarsi, l’equilibrio che da millenni si è costruito tra il lupo e l’uomo si romperebbe”.
Con un “però”, rivolto anche a noi: “Evitiamo anche di allargarci troppo antropizzando tutto. Il lupo ha una sua area vitale. Lasciamogliela, ma ovviamente controllandola palmo a palmo. Il controllo e la verifica sono fondamentali per mantenere l’integrità della natura. Ed i l lupo è fondamentale per la biodiversità. Va mantenuto per com’è: un animale che vive ai margini dell’essere umano”.
Anche perché “l’eccesso di confidenza da parte del lupo è un pericolo – spiega ancora –. Rappresenterebbe un eccesso di imprevedibile. I nostri lontani antenati avevano un istinto di sopravvivenza molto maggiore rispetto al nostro. Facciamo in modo che il nostro istinto di sopravvivenza nei confronti del lupo non venga mai meno”.
Una convivenza impossibile?
La domanda è scontata, nella lunga chiacchierata con il direttore del Cermas, ma inevitabile: la convivenza dell’essere umano e del lupo è davvero impossibile?
Orusa non esita: “La risposta è che il mondo è di tutti e per tutti. La convivenza è possibile, ma solo ed unicamente alla condizione che ci sia una verifica costante e continua di ciò che succede e di come succede, ma anche di come gli abitati urbani si popolino e si spopolino. Ce lo ricordiamo bene, non è passato molto tempo: mai come durante lo spopolamento di alcune aree dovuto al Covid le specie animali si sono riappropriate di quanto l’uomo ha conquistato, con più o meno fatica”.
Con delle possibilità oggi imprescindibili: “L’essere umano – prosegue –, ha la supremazia di poter utilizzare argomentazioni scientifiche, tecnologia, tecnica e soprattutto la conoscenza. Oggi abbiamo strumenti, opzioni tecniche impensabili fino a dieci, venti o trent’anni fa. Cinquant’anni fa avevamo un uso ‘spinto’ del buonsenso. Oggi abbiamo di tutto e di più. Compendiamo la scienza e la conoscenza con il buonsenso. Questo è l’unico ingrediente. E poi commisuriamolo con la conoscenza reale. Un conto è la percezione del rischio, un conto l’analisi di un rischio calcolata e individuata scientificamente”.
“Ma questo va messo a sistema e lo si sta facendo in modo integrato, con più professionalità, più competenze e anche grazie alla tecnologia”. Con un aiuto da parte della cittadinanza: “Per questo, in caso di avvistamenti, va subito allertato il Corpo forestale. E questo non per allarmare, ma per fornire informazioni alle autorità competenti”.