Marie Claire Bal, veterinaria equina in terra britannica

Originaria di Sarre, veterinaria specializzata nella medicina equina, ha deciso di lasciare la Valle d'Aosta per inseguire i suoi sogni lavorativi.
Marie Claire Bal
Società

La passione di Marie Claire Bal per gli animali e, in modo particolare, per i cavalli, arriva da lontano: a 12 anni i suoi genitori le regalano il primo cavallo e nasce subito un amore a prima vista.

Originaria di Sarre, Marie Claire si laurea nel 2010 in veterinaria, all’Università degli Studi di Torino, per poi tornare in Valle ed iniziare a lavorare in uno studio dedicato ai piccoli animali.

La passione per la medicina equina la costringe, però, a rivolgere lo sguardo al di là delle montagne: trovare lavoro in Italia non è infatti cosa semplice, ancor più in questo ambito, dove i giovani sono spesso visti come dei potenziali futuri concorrenti.

Per questo motivo, nel 2012, Marie Claire decide di intraprendere un’esperienza all’estero: destinazione Irlanda. I quattro anni di lavoro si rivelano altamente formativi: l’ospedale dedicato ai cavalli in cui presta servizio le permette infatti di fare esperienza a 360°, dall’allevamento alla chirurgia.

“In Italia l’università ti forma dal punto di vista teorico, questi anni mi hanno permesso di completare il percorso e fare esperienza pratica, aspetto fondamentale per il mio lavoro”. Il clima irlandese però non è accogliente: l’inverno lungo e freddo e l’estate praticamente inesistente, sommati al lavoro prevalentemente all’aperto hanno fatto sì che Marie Claire decidesse di lasciare l’Irlanda per trasferirsi dapprima in Olanda e, dopo poco più di un anno, in Inghilterra, il paese senza dubbio più avanzato a livello europeo nel settore della medicina equina.

Finalmente qui trova il terreno migliore per coniugare lavoro e passione. Dopo una prima breve esperienza, Marie Claire diventa associata in un grande centro ospedaliero specializzato in cavalli. Grande realtà implica, però, grande impegno in termini di orario di lavoro: un sovraccarico e forte stress che non si concilia con ciò che Marie Claire, in quel momento, desidera per la propria vita. La tranquillità ed il maggior tempo a disposizione per la sua vita privata portano Marie Claire a trasferirsi in una clinica più piccola.

La vita lavorativa è appagante al 100%, ma anche in Inghilterra il clima non è propriamente la caratteristica migliore. La Valle d’Aosta continua ad essere per Marie Claire il posto del cuore: “quando cresci in un luogo meraviglioso come la Valle è difficile trovare altro posto che sia all’altezza”.

Nonostante il forte legame con la sua famiglia e la sua terra, Marie Claire racconta che farebbe molta fatica a rientrare in Italia, dove alcuni suoi colleghi non riescono a raggiungere condizioni pari a quelle da lei conseguite all’estero, pur potendo contare su aziende di famiglia.

Il divario nel mondo del lavoro è infatti abissale, soprattutto nei confronti di coloro che iniziano ad approcciarvisi: “sicuramente non è tutto rose e fiori, ma a livello di condizioni contrattuali non ci sono paragoni: il concetto di lavoro a titolo gratuito non esiste e le assunzioni prevedono un regolare contratto con relativo stipendio, sin da subito dignitoso. Si tratta di una forma mentis diversa alla radice che, vivendo in quel contesto, ti entra dentro. La professionalità e le competenze hanno un valore e come tali vengono riconosciute e pagate”.

Tra i vantaggi che Marie Claire riconosce alla terra che attualmente la ospita vi anche quello relativo alla meritocrazia: “il curriculum qui conta davvero. In più ogni sei mesi, o una volta all’anno, si è soggetti ad una valutazione e, se è positiva, vengono riconosciute delle premialità che possono essere sia di natura economica che formativa, ad esempio vengono pagati corsi di alta formazione o master”.

La vita inglese è però molto diversa da quella italiana anche a livello culturale. Fortunatamente Marie Claire ha coltivato negli anni amicizie all’interno di un network di colleghi, anch’essi immigrati, con i quali trascorre la maggior parte del proprio tempo libero.

“Vivere all’estero per me è un compromesso, non posso dire di sentirmi integrata, casa mia rimane sempre l’Italia, la Valle d’Aosta”. Un aspetto messo duramente alla prova anche dal periodo di pandemia che ha limitato fortemente gli spostamenti: dall’abituale rientro ogni 2 o 3 mesi, Marie Claire si è trovata a non poter rientrare a casa per oltre un anno. Anche a seguito di questo periodo, Marie Claire approfitta di ogni occasione di vacanza per tornare e dedicarsi all’altra sua passione: le montagne.

Ciò nonostante, per quanto riguarda il connubio lavoro e passione per i cavalli, l’Inghilterra rimane il luogo in cui vi sono le migliori opportunità: “qui tutti hanno un’attenzione particolare al mondo dei cavalli, basti pensare che banalmente i proprietari stipulano importanti contratti assicurativi per i loro animali e, per loro, sono disposti a spender molto”.

Conseguentemente alla “Brexit” la situazione, anche nel mondo del lavoro, è in evoluzione, e per questo Marie Claire non chiude la porta ad un futuro ritorno in patria: “chissà, forse un giorno tornerò ma sicuramente non a fare quello che faccio, non mi dispiacerebbe avviare un agriturismo”.

Alex Borinato

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