“Noi la crisi non la paghiamo!” Tra le mille grida che hanno animato questa mattina la mobilitazione degli studenti, tra i tanti cori e i motteggi indirizzati perlopiù al ministro Gelmini, questo è forse lo slogan che meglio riassume il senso di una protesta lievitata nel corso della scorsa settimana, e capace, a giudicare dai numeri, di coinvolgere appieno le scuole valdostane. La questura ha calcolato circa ottocento manifestanti.
Una massa multicolore, armata di striscioni e cartelloni, si è radunata pacificamente in piazza Chanoux, per poi sciamare rumorosamente, ma con ordine, nel centro storico, in direzione di piazza della Repubblica. In via Croce di Città c’è stato un sit-in., durante il quale sono state riassunte le principali argomentazioni della protesta.
Dopo un rapido dietrofront, la marea crescente dei giovani si è fermata brevemente in piazza Chanoux. Infine, i ragazzi hanno proseguito verso la stazione, arrestandosi nel parco di fronte al liceo Scientifico.
Alla testa del corteo, con i megafoni, arrampicati su un’ape sospinta a mano, c’erano i leader del Movimento Studentesco Valdostano, sigla apartitica e apolitica che ha organizzato in ogni dettaglio la mobilitazione generale.
“Siamo un gruppo indipendente, slegato da logiche di parte e strumentalizzazioni” spiega Giulio Bordon, dello scientifico. “Siamo qui per dimostrare che ci interessa il futuro della scuola, messo a rischio dal Governo. “Prima di manifestare abbiamo curato molto l’aspetto dell’informazione, organizzando autogestioni e momenti di autoinformazione in tutte le scuole valdostane. Siamo riusciti a non compromettere lo svolgimento delle lezioni, altrimenti il senso della protesta e la nostra stessa credibilità avrebbero subito un colpo” aggiunge.
“Non siamo qui per perdere la scuola, ma per difenderla” gli fa eco Alessandro Nava, delle Magistrali. La mobilitazione non ha raccolto, se non in forma individuale, le adesioni degli studenti dell’Università della Valle d’Aosta. “Ho provato a contattare i loro rappresentanti, ma senza molto successo” spiega Alessandro. Il fatto che il decreto Gemini sia oramai stato approvato non li scoraggia. “Le leggi si possono sempre cambiare, esistono i referendum abrogativi, e poi l’approvazione del testo di legge, anche altrove, non ha arginato la protesta degli studenti” conferma Giulio. “Anche gli insegnanti ci hanno appoggiato, talvolta aiutandoci a capire i contenuti del decreto, la preoccupazione per il futuro della scuola coinvolge anche loro, ma in generale tutta la società”.
“Una gran bella manifestazione” rileva Laurent, studente del quinto anno dello Scientifico, giornale sottobraccio, circondato dai compagni. “Davanti c’eravamo noi studenti, ma nelle retrovie ho visto molti insegnanti e genitori, che evidentemente si sentono toccati dal problema. Ho particolarmente apprezzato il discorso che ho ascoltato in via Croce di Città”.
Un folto gruppo di studenti dell’Isip racconta come in soli due giorni è riuscito a organizzare la protesta nel proprio istituto. “Abbiamo eletto i rappresentanti solo lunedì, e così abbiamo dovuto prepararci in fretta, ma ce l’abbiamo fatta” sostengono Yasmine e Valeria, neo –rappresentanti della sede del Quartiere Cogne. “Sentiamo molto forte l’esigenza di farci sentire, anche perché il nostro istituto, diviso in tre sedi distaccate, vive una situazione di evidente disagio. Impieghiamo troppo tempo per raggiungere l’unica palestra a nostra disposizione, perdendo tempo prezioso per svolgere le lezioni di educazione fisica, per non parlare dei problemi legati a riscaldamento e illuminazione. La nuova sede che doveva esserci destinata, purtroppo, è ancora inagibile”.