Sono tornati questa mattina a protestare sotto piazza Deffeyes i ristoratori e tutta la filiera della ristorazione, protagonista mercoledì scorso di una manifestazione sotto il municipio di Aosta. A far scattare il sit-in improvvisato davanti a palazzo regionale l’ultima ordinanza, firmata venerdì scorso dal Presidente Erik Lavevaz che consente agli alberghi, con delle apposite convenzioni, di garantire il servizio di ristorazione, senza limiti di orario. “Perché i ristoranti no?” si chiedono i promotori della protesta. “Viene tagliata fuori tutta la parte relativa alla ristorazione e non è giusto. – sottolinea Nadia Muzzolon – E’ vero che sarebbe una goccia nel mare, con la gente che c’è adesso in Valle d’Aosta, ma una goccia del mare in questo momento serve”.
Manuel Pagan e Jean-Claude Brunet si sono presentati in Piazza Deffeyes con un carretto carico di letame – “qui dentro c’è quello che ci fate mangiare ogni giorno” – e prima di essere ricevuti dal presidente della Regione Lavevaz hanno urlato la propria disperazione. “Ci avete dato dei protocolli, ci siamo adattati, per far ripartire le nostre attività, che avete poi chiuso – hanno gridato – Ora ci date il contentino di farci aprire fino alle 18, quando la maggiora parte di noi, e lo sapete bene, lavora la sera. Non si capisce perché durante il pranzo il virus non circola e la sera sì.”
Pagan Brunet hanno puntato poi il dito contro le associazioni di categoria. “La parola “mani legate” mi sta uscendo dalle orecchie, i sindacati non hanno mosso un dito per le casse integrazioni che non sono state. I costi del lavoro li abbiamo noi sulle nostre spalle”
Confermato l’Open day del 10 febbraio, con la decisione di aprire i ristoranti che per cena. “In sicurezza, con tutti i protocolli che voi ci avete dato, da mercoledì 10 febbraio le nostre attività saranno aperte non solo per il pranzo, ma anche per la cena. Non è una mancanza di rispetto, ma è una voglia di continuare a vivere, di produrre ricchezza e ridare forme di socialità di cui i nostri cittadini hanno voglia. Ci state portando a trasformare i nostri ristoranti in luoghi di battaglia”.