Nove mesi in bici per l’Europa per promuovere la mobilità sostenibile

L'ultimo progetto di raccolta fondi doveva portarlo in Congo, ma il quarantasettenne valdostano Daniele Vallet ha dovuto ribaltare la sua rotta verso Nord.
Daniele Vallet
Società

Nove mesi, un cambio improvviso di rotta causa covid, 17 Stati europei attraversati, tanti ricordi ed emozioni da raccontare nel prossimo libro. Questi gli ingredienti del viaggio in bici di Daniele Vallet, che da anni promuove progetti di mobilità sostenibile in Valle d’Aosta e non solo, dedicandoci tutta la sua vita, tanto da essersi licenziato dal suo precedente lavoro. Il suo ultimo progetto Velòafrica aveva come meta iniziale il Congo e come obiettivo il finanziamento della produzione di biciclette per le donne di un villaggio. Se quest’ultimo è stato realizzato, grazie ad un crowdfunding aperto durante il viaggio ed arrivato a circa 3000 euro, la destinazione di Daniele invece è cambiata proprio quando stava per raggiungere l’Africa. “Quando sono arrivato allo Stretto di Gibilterra, a 14 km dall’Africa, il Marocco ha chiuso prima le frontiere e poi anche lo spazio aereo. A quel punto ho deciso di cambiare completamente i miei piani ciclistici, girando la mia bici di 180 gradi e puntando verso Capo Nord, dove sono arrivato il primo agosto patendo molto freddo, per cui non ero preparato”, spiega Daniele. 

Se la raccolta fondi era destinata all’Africa, dove la bicicletta è un prezioso strumento di lavoro che pochi si possono permettere, la promozione della mobilità sostenibile è rivolta però soprattutto alla pigrizia italiana, che preferisce spesso l’automobile alla bicicletta: “Volevo dimostrare che se è possibile pedalare per così tanti chilometri sopportando tutta la fatica e le intemperie, a maggior ragione si può scegliere di andare a scuola o al lavoro in bicicletta: il tragitto casa-lavoro, in confronto a un viaggio così lungo, appare molto più corto e fattibile”. 

Anche la formazione di Daniele, laureato in Psicologia, gioca una parte importante nella sua scelta di vita: “Si può affrontare il benessere psicologico da tanti punti di vista: uno di questi è l’approccio che presta attenzione al corpo, che deve tornare ad essere il nostro principale mezzo di trasporto. Mi piace guardare all’utilizzo della bici e del corpo come ad una terapia, per far star meglio non solo il sistema immunitario e il fisico, ma anche per rafforzare lo spirito e trarre giovamento, trasformando il movimento in un’attività quasi meditativa”.  

E per svegliare la pigrizia dei suoi connazionali, Daniele era partito tre anni fa dal suo piccolo, proponendo nel comune di Charvensod il progetto Boudza-té, un invito in patois a “muoversi” in bici, incentivato dal guadagno di buoni da spendere in negozi e fattorie locali. Partito come progetto pilota nel piccolo paesino di 2400 abitanti, Boudza-té è stato ampliato non solo in ben 12 comuni valdostani, ma anche in Friuli, Lombardia, Liguria e Piemonte. “Pian piano il progetto inizia ad essere preso come modello anche fuori dai confini regionali e noi Valdostani possiamo essere fieri di dare il buon esempio. Sono stato invitato a Fidenza, dove stanno portando avanti il progetto dal mese scorso, chiamandolo con un nome diverso ma mutuandolo dall’esperienza valdostana”. 

Ma non sono solo i suoi viaggi e i suoi progetti a rendere sempre più famoso Daniele nel resto d’Italia. Infatti, una parte importante del suo attivismo è costituita dai libri che scrive per rielaborare la sua filosofia di vita e i suoi viaggi, “alla riscoperta di sé prima di tutto” ma anche “stimolo a viaggiare, a prendersi dei rischi e a riflettere su temi di introspezione interiore”, come si legge dalla sua pagina Facebook. Proprio la presentazione del suo ultimo libro Nella terra dei giganti ha spinto Daniele ad allungare il suo viaggio di ritorno, che lo ha portato dalla Lapponia e l’Europa dell’Est direttamente nelle librerie e nelle biblioteche dell’Italia centrale.

Dopo il racconto del viaggio in Nepal e in Tibet fatto alcuni anni fa e raccontato nell’ultima uscita, Daniele ha intenzione di scrivere anche di quello appena completato, che gli ha permesso di apprezzare ancora di più la bellezza del nostro Paese che, tra i 17 attraversati pedalando per ben 17 mila chilometri, resta “il più bello fra quelli che ho visto”. Oltre ai nuovi viaggi che Daniele ha in mente, tra cui quello in Congo che vorrebbe presto riuscire a portare a termine, la scrittura e l’attivismo sul territorio diventeranno quindi l’interesse e la fonte di sostentamento principale del rider valdostano, che è motivato da una vera e propria vocazione: “di solito si ha paura dello straniero, ma io ho capito che là fuori c’è un mondo meraviglioso: basta solo avere voglia di uscire e di mettersi in cammino”.

 

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