Oriental Bambù, una storia lunga 34 anni e un futuro tutto da scrivere
La storia di Monica e Achille parte da lontano: è il 1979 quando lei, commerciante di borse all’ingrosso, incontra lui, giovane milanese in vacanza ad Alassio. Tra i due scatta subito un feeling particolare e, insieme, decidono di intraprendere un nuovo percorso lavorativo che, oggi, dura da 34 anni. La scelta di stabilirsi ad Aosta non è casuale: Monica, che aveva molti valdostani tra i propri clienti, è certa di trovare qui le giuste condizioni per avere successo. “Inizialmente non è stato per niente semplice – racconta Monica – siamo stati i primi a portare la cucina orientale in città e c’era molta diffidenza. Siamo stati 17 anni in Piazza Vittorio Veneto e altrettanti qui in Avenue du Conseil des Commis: le persone, negli anni, hanno imparato a conoscere noi e la nostra cucina. Ci siamo guadagnati la loro fiducia e tutto l’affetto che abbiamo ricevuto in questi giorni, a seguito dell’annuncio dei cambiamenti che verranno, ne sono la dimostrazione. Tutto questo ci riempie il cuore: i riconoscimenti che stiamo ricevendo valgono molto di più del denaro”.
Il loro, però, non è un addio, ma più un arrivederci: ora, infatti, il testimone passa ai loro due figli, Max e Alex, che già da diversi anni stanno seguendo le orme dei propri genitori. “Lavorare nella ristorazione è una questione di passione – racconta ancora Monica – se persegui solo il guadagno non fai molta strada. I miei figli, questo, lo hanno capito: oggi guidano altre realtà fuori valle e sono riusciti in fretta ad avere successo. Sono diventati migliori di noi e quindi è giusto che siano loro a portare avanti il rinnovamento”.
I due fratelli hanno molti progetti in campo: oltre all’ormai rinomato “Kensho”, situato nel cuore di Torino, gestiscono due “Donburi House”, uno in via Sant’Anselmo ad Aosta e uno sempre nel capoluogo piemontese. Nel prossimo futuro, invece, sono previste diverse nuove aperture: un “Donburi House” a Milano, un Wine Bar a Torino, un “Roshi House” a Como – che avrà la stessa filosofia del nuovo “Oriental Bambù” – ed infine un laboratorio dove verrà proposto un servizio di consulenza.
“Abbiamo girato molto – racconta Max – volevamo vedere e capire cosa offrono realtà diverse da Aosta, così da cogliere le novità da poter proporre alla città in cui siamo cresciuti. Voglio rassicurare tutti coloro che ci hanno manifestato il loro affetto in questi giorni che non è nostra intenzione stravolgere la filosofia del locale, ma era giunta l’ora di un rinnovamento. Una prima trasformazione, messa in atto dai nostri genitori, è avvenuta nel 2004 e, oggi, è giunto il momento di cambiare ancora. Abbiamo voluto coinvolgere e valorizzare coloro che sono con noi da sempre, come il nostro sushiman Prayoo, perché se siamo riusciti a crescere è anche merito loro: abbiamo quindi offerto loro l’opportunità di entrare in società con noi. Il nuovo Oriental Bambù sarà un punto di ritrovo per i giovani, un binomio di cucina e cocktail bar che rappresenterà un luogo di aggregazione dove trascorrere del tempo in compagnia”.
Tutti gli affezionati clienti che hanno infuocato il telefono del locale per garantirsi ancora una prenotazione possono tirare un sospiro di sollievo: Monica e Achille non chiudono, hanno “semplicemente” avuto la lungimiranza e la capacità di saper dare fiducia ai loro figli.