Osservatorio sulla criminalità, legge da cambiare dopo le critiche del Ministero

Leggendo la relazione alla proposta di variazione si scoprono sia le osservazioni del Viminale sul testo votato dal Consiglio Valle, sia l'impegno a superarle assunto dal presidente Lavevaz con la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
L'aula del Consiglio regionale
Società

Approvata dal Consiglio Valle lo scorso gennaio, per la legge che ha istituito l’Osservatorio regionale permanente sulla legalità e sulla criminalità organizzata di tipo mafioso è già tempo di una modifica. Il provvedimento per apportarla è stato depositato pochi giorni fa – venerdì 13 maggio, per la precisione – dall’Ufficio di presidenza dell’Assemblea (il presidente Alberto Bertin, i vice Aurelio Marguerettaz e Paolo Sammaritani e i segretari Luca Distort e Corrado Jordan, che già si erano fatti promotori della norma iniziale) e leggendolo si scopre il perché del cambiamento.

Emerge, dalla relazione che accompagna la proposta di variazione, che lo scorso 25 marzo l’Ufficio legislativo del ministero dell’Interno ha formulato delle osservazioni sulla norma votata dal Consiglio. “In particolare, i tecnici del Viminale – si legge – hanno evidenziato alcune presunte criticità ermeneutiche del testo”, laddove “possa essere interpretato nel senso di attribuire a un organo regionale funzioni statali in materia di prevenzione e contrasto dei fenomeni di criminalità organizzata e di tipo mafioso”.

Rilievi di fronte ai quali – lo si coglie sempre dal documento illustrativo dell’iniziativa di modifica presentata (che dovrà ora seguire il suo iter in Commissione, per poi approdare in aula) – il Presidente della Regione Erik Lavevaz ha assunto “un formale impegno” nei confronti della Presidenza del Consiglio dei Ministri, “atto ad espungere dall’articolato ogni riferimento a predette funzioni, pur mantenendo inalterato il contenuto sostanziale della legge originaria”.

Sulla base della legge votata in gennaio, l’Assemblea aveva votato lo scorso 27 aprile la composizione dell’Osservatorio. Sia in quell’occasione, sia al momento del voto in gennaio, si erano astenute le due consigliere di Pcp, Chiara Minelli ed Erika Guichardaz. Quest’ultima, per motivare la posizione, aveva detto di come l’articolato non tenesse “conto di quanto emerso dalle audizioni” in Commissione, “dal dibattito e dalle richieste di approfondimento. Si è voluto votare frettolosamente la proposta di legge”. Argomenti “asfaltati” entrambe le volte dal voto compatto del resto dell’aula. Dinanzi alle osservazioni del Ministero, però, è finita diversamente.

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