Pochi spazi di aggregazione e immobilità sociale: la Valle d’Aosta vista con gli occhi dei giovani

È una immagine di regione chiusa, tradizionalista e insoddisfacente quella emersa nel corso del laboratorio di progettazione interattivo e dinamico “Cittadella visions” di sabato 26 novembre.
Da sinistra Natalia, Michele ed Elena
Società

Luogo dalla forte attrattiva turistica e dalla grande ricchezza storica e culturale, la Valle d’Aosta non pare presentarsi quale regione a misura di giovane. Tale immagine di territorio chiuso, tradizionalista e del tutto insoddisfacente è emersa nel corso del laboratorio di progettazione interattivo e dinamico “Cittadella visions” che durante tutto il pomeriggio di ieri, sabato 26 novembre, ha reso le nuove generazioni protagoniste di un cambiamento tanto auspicato quanto ragionato.

I giovani valdostani
I giovani valdostani

“Cittadella Visions”

Tavola rotonda digitale nata dalle idee della Cittadella dei giovani di Aosta e del Csv, “Cittadella Visions” si configura come una serie di appuntamenti pomeridiani finalizzata a rendere i giovani il nuovo motore della crescita culturale del territorio e dello sviluppo sociale della città attraverso un coinvolgimento diretto e una mission di trasformazione del proprio presente nella visione di un futuro maggiormente sostenibile e inclusivo.

La tematica portante del primo evento è stata quella de “Gli spazi dei giovani, riprendersi la città”, trattata e conclusasi con la stesura di un documento programmatico unico frutto di un clima di libero confronto e dialogo spontaneo tra i numerosi ragazzi dai 16 ai 25 anni presenti. Grazie a un innovativo wall interattivo, essi hanno potuto contribuire in tempo reale alla discussione con i propri smartphone arrivando a toccare molteplici e importanti aspetti concernenti la vita e l’espressione cittadina tra cui quartieri e periferie, eventi artistici e di intrattenimento, partecipazione attiva e spazi di aggregazione, impegno per ambiente, diritti e clima.

Il workshop
Il workshop

Aosta e i giovani

Durante i 3 workshop che hanno visto i ragazzi valdostani protagonisti di discussioni e confronti, il quadro prospettico emerso non è stato certo dei più rosei: non soltanto infatti la Valle d’Aosta conta la percentuale italiana più alta di giovani che non studiano e non lavorano – addirittura il 13,4% – ma larga parte di essi esprime elevata scontentezza circa una proposta territoriale percepita come inadatta alle nuove generazioni.

Chiamati a descrivere Aosta e la regione, molti dei presenti hanno sottolineato quanto essa sia vuota, statica, tradizionalista, noiosa, silenziosa, monotona e piccola, mentre soltanto alcuni ne hanno rilevato potenzialità espressive e di crescita derivanti dalla sua peculiarità linguistica e dalla sua ricchezza culturale. A pesare maggiormente per la propria mancanza sono, secondo i giovani aostani, iniziative e spazi di aggregazione nonché rappresentanza giovanile e volontà di cambiamento atti a garantire al territorio nuove e differenti possibilità di sviluppo capaci di rendere partecipi le nuove generazioni puntando su proficui scambi di opinioni e rinnovata e ritrovata motivazione.

Tra i principali interessi giovanili emersi figurava a sorpresa la cultura, questa ultima intesa non tanto in chiave tradizionale quale forma di artigianato e manifattura locali bensì come innovazione – la cosiddetta landscape art in tal caso rappresenta soltanto uno degli esempi citati dai partecipanti – in grado di veicolare un importante messaggio di sensibilizzazione sulla natura e le potenzialità nascoste dell’arte.

Il wall interattivo
Il wall interattivo

Gli ospiti

A guidare i nuovi e rivoluzionari decision makers della città di Aosta sono stati 3 testimonial di eccezione, i quali hanno voluto farsi loro fonti di ispirazione attraverso narrazioni biografiche personali e suggerimenti e consigli potenzialmente utili.

“Forse l’ambiente valdostano non si presenta come uno dei più semplici e adatti alle idee e all’intraprendenza dei giovani di oggi, ma a mio avviso è necessario spingersi oltre nella volontà di creare qualcosa di grande partendo dal proprio talento e dalle proprie passioni senza preoccuparsi dei giudizi altrui bensì soltanto ricercando felicità e motivazione ad andare oltre e fuori dagli schemi – ha osservato Luca Dodaro, designer, content creator e podcaster ideatore di “Illumina Aosta” -. È bene anzitutto iniziare a guardare alla Valle d’Aosta dal punto di vista delle opportunità che essa offre in ambito lavorativo e di sviluppo personale, andando così a sfruttare gli ampi margini di creazione che offre all’interno di ambito inaspettati e poco sfruttati”.

Luca Dodaro
Luca Dodaro

Uno dei suggerimenti che gli ospiti di “Cittadella Visions” hanno concordato essere tra i più validi e adatti alle nuove generazioni Aosta è stato quello di cercare e vivere esperienze di studio e di impiego al di fuori dei confini valdostani al fine di ampliare i propri orizzonti e incrementare le proprie aspettative e le proprie capacità.

“Preso atto dell’assenza di artiste trap in Valle d’Aosta ho cercato di far confluire tutto il percorso da me acquisito dalla danza nella musica hip hop in generale ma cercando di evitare i consueti cliché andando invece a trattare tematiche differenti capaci di trasmettere qualche cosa di mio e di autentico tramite la mia arte – ha raccontato la ballerina e cantante Fabienne Jacquemod, in arte Jakido, la cui indole di furia della musica emerge dal gioco di parole che unisce il suo cognome alla parola giapponese “Gekido” -. Nonostante riconosca le difficoltà insiste nel tentativo di costruire qualche cosa con ciò che si sa fare e con ciò che si è, non ho mai avuto intenzione di trasferirmi fuori regione ma, anzi, soltanto desiderio di studiare e formarmi altrove per trasformare ciò che ho imparato in una nuova opportunità e in una inedita strada per coloro che come me cercano una via e una modalità di espressione proprie”.

Jakido
Jakido

Se il sogno di Jakido resta quello di aprire una casa discografica tutta valdostana resa forte e vitale da un brand assodato e da artisti assunti professionali e capaci, differente ancora è l’approccio comunque musicale dell’”Exus Group”, gruppo di 12 coraggiosi giovani creatori del terremoto sociale del “Together Music Festival” che, durante la serata dello scorso giovedì 15 settembre, ha scosso dalla sua immobilità l’area del Montfleury ad Aosta radunando oltre 2mila giovani partecipanti paganti.

“Penso che uno degli ingredienti principali della nostra della nostra carriera siano stati fallimenti e delusioni, i quali non hanno fatto che spingerci a creare qualche cosa che fosse soltanto nostro anche a scapito di ansia, incertezza e paura di sbagliare” ha dichiarato Andrea Mosca, addetto ai servizi del team composto, tra gli altri, da Federico Chiodo, Alessandro Zonin e Niccolò Iannuzzi, incaricato gestore del versante staff che ha annunciato “un prossimo e inedito festival invernale inizialmente nato per raccogliere i fondi necessari all’organizzazione della prossima due giorni di evento estivo nonché per invitarne i rilevanti e celebri ospiti, il quale ha già superato la quota del 60% dei biglietti venduti nell’arco di poche settimane”.

L’”Exus Group”
L’”Exus Group”

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