Il Presidente ed il Vicepresidente dell’Unione Valdostana Guide di Alta Montagna, Pietro Giglio e Mario Ogliengo, si sono dimessi nel corso dell’assemblea dei soci svoltasi ieri, mercoledì 16 dicembre.
Ad influire sulla decisione è l’ordinanza regionale che permette la pratica dello scialpinismo in Valle d’Aosta solamente se accompagnati da una guida alpina o da un maestro di sci e le polemiche nate in seguito. “La decisione è stata meditata e ponderata nei giorni precedenti sia da me sia dal mio vice, anche a seguito del dibattito nato sui social e sviluppatosi su testate giornalistiche riguardo all’Ordinanza regionale n. 522 dell’11 dicembre 2020, che consente lo scialpinismo in Valle d’Aosta esclusivamente con l’accompagnamento di guida alpina o maestro di sci”, ha dichiarato Pietro Giglio, che ha poi ringraziato il Presidente Erik Lavévaz “per il riconoscimento alla professionalità delle Guide alpine come elemento atto a limitare incidenti per non gravare sul sistema sanitario”.
Tante le voci sui social di guide e maestri in disaccordo con l’ordinanza, come quella di Matteo Calcamuggi, che la definisce “un’ordinanza basata sulla follia della privatizzazione della montagna che da sempre per tutti quanti, me compreso, è sinonimo di libertà”, ad Enrico Bonino, che si dissocia e la reputa “una decisione discriminatoria e sbagliata. L’accesso allo sport deve essere garantito a tutti sempre e comunque”.
A schierarsi contro la decisione sono stati anche il CAI, il Club Alpino Italiano e le Guide Alpine della Lombardia. “A nostro avviso”, aveva osservato il Presidente generale del Club alpino italiano Vincenzo Torti, “pur rispettandosi le intuibili motivazioni sottese a provvedimenti a tutela della salute pubblica, non si riesce assolutamente a cogliere qualsiasi ragionevolezza nel criterio discriminatorio adottato, peraltro di dubbia utilità per gli stessi professionisti che, notoriamente, non è nell’ambito territoriale che attingono la loro clientela”.
Per le Guide Alpine della Lombardia “nell’ordinanza valdostana è contenuto un principio che non ci appartiene, molti nostri iscritti ci hanno chiesto di intervenire poiché non hanno condiviso il provvedimento, giudicato invece grave quanto inopportuno, con conseguenze ideologiche che travalicano i limiti regionali. Vogliamo allora sottolineare che: – La montagna è un luogo libero, in cui nessuno ha più diritto di un altro di stare. – Partecipare ad uscite o corsi tenuti dai professionisti della montagna deve rimanere una scelta e non un obbligo. – Le Guide alpine, tra gli altri compiti, hanno quello di formare le persone che accompagnano per essere consapevoli e riconoscere i pericoli, e, anche se grazie alle competenze che abbiamo riusciamo ad avvicinarci molto, il rischio zero non esiste, per il semplice e splendido fatto che tutte le nostre attività sono svolte in un ambiente naturale non controllato e gestito”.