Sanità, in Valle un progetto di Protezione per le famiglie fragili in ambito oncologico
La malattia oncologica, oltre ad essere un dramma singolo e personale, è un fattore che picchia forte sulla stabilità delle famiglie, sui loro ritmi o, semplicemente, sul modo di vivere una quotidianità che viene improvvisamente stravolta, assieme alle certezze che porta con sé.
Per questo anche in Valle d’Aosta arriva il Progetto protezione famiglie fragili, una serie di attività a sostegno dei nuclei familiari organizzato dall’Azienda Usl con l’Assessorato alla Sanità, i volontari del soccorso di Anpas sotto l’egida della Rete Oncologica Piemonte e Valle d’Aosta.
A spiegarne i contorni, anche perché il discorso è inevitabilmente ampio, la dottoressa Marina Schena, a capo della Struttura complessa di Oncologia e Ematologia oncologica: “Questo è un progetto importante iniziato in Piemonte già parecchi anni fa. Quando in una famiglia compare un problema oncologico questo coinvolge l’intero nucleo, destabilizza gli equilibri e porta dietro di sé una serie di problematiche e fragilità. La prima, per la quale il progetto è nato, è la presenza di figli minori, quindi bambini o adolescenti soprattutto quando si parla di famiglie giovani”.
Non solo: “Questa però non è l’unica fragilità che il progetto affronta – prosegue Schena -, anche perché ci sono famiglie con componenti che vivono un disagio psichico, o con la presenza di problemi di alcolismo, di tossicodipendenza e altre difficolta ancora: dall’integrazione sociale a quella linguistica fino ai problemi economici”.
L’obiettivo, invece, è spiegato dalla Dirigente di Psicologia Meri Madeo, delegata aziendale del gruppo di programmazione del progetto che “nasce per fornire risposte concrete in ottica sistemica, per prendersi cura di tutto il nucleo familiare, per curare i bisogni psicologici delle famiglie, le reazioni emotive e occuparsi di bisogni anche più assistenziali e sociali”.
Il percorso
Il progetto, come detto, ha una valenza psicologica e sociale che vuole portare ricadute positive anche dal punto di vista sanitario. La costruzione della rete parte dalla presenza di operatori di aree diverse e tra enti sanitari e istituzioni pubbliche e private sul territorio, che formulano in intervento di cura integrato psico-sociale rivolto specificatamente ad ogni nucleo familiare.
Quattro le aree coinvolte, da quella sanitaria (medici, infermieri, oss, psicologi) a quella sociale (assistenti sociali, domiciliari e i volontari), per arrivare a quella tutelare (l’assistente tutelare familiare) e quella educativa (composta dagli educatori del Progetto protezione e dagli insegnanti della scuola).
A queste si affiancano i servizi complementari, ovvero quelli di assistenza legale, mediazione culturale e di supporto ed orientamento nell’inserimento lavorativo.
All’interno della rete verrà formata una miniéquipe formata da uno psicologo e un assistente sociale che, come spiega invece il Commissario Usl Angelo Pescarmona, “si farà carico di mettere in piedi un progetto individuale per dare assistenza a tutte le famiglie bisognose”.
Il ruolo chiave dei volontari
In tutto questo si inserisce l’Anpas, che ha dalla sua la forza dei numeri, ma non solo: “I volontari del soccorso – commenta il Presidente del Comitato regionale della Federazione Paolo Ferrero – non fanno solo attività con l’ambulanza per trasporti non urgenti, che comunque fa segnare tra i 1800 ed i 1900 km di trasporti al giorno, ma hanno una valenza sociale. La Federazione può fornire un supporto di una certa diffusione in Regione, abbiamo 15 associazioni di volontariato e circa 650 volontari coordinati dalla federazione, distribuiti su tutto il territorio da Courmayeur a Gressoney. Non c’è stato nessun dubbio nel dire ‘sì’”.
Il progetto prenderà il via a partire dal 31 ottobre, e per l’Amministrazione regionale è un’attività fondamentale, in un momento di trasformazione: “Oggi – ha spiegato l’Assessore alla Sanità Mauro Baccega – i giornali titolano che il numero di malati di tumore è in calo, e lo è anche in Valle. Elemento significativo perché le azioni di prevenzione e di screening messi in piedi negli anni cominciano a dare dei risultati, anche se non è sufficiente. Dobbiamo occuparci di chi è caduto in questa pesante malattia e delle loro famiglie che rischiano di crollare e uscirne distrutte, e questo è un progetto straordinario”.
“La Valle d’Aosta ha bisogno di questa attenzione – chiude Baccega -, e non è detto che in futuro le strutture per anziani sul territorio possano trovare nell’ambito dell’Usl una collocazione definitiva, ne ho parlato stamattina in Commissione e stiamo approfondendo la questione”.