Sono 18 i maghrebini attualmente in Valle e affidati al programma di accoglienza

Molti rinunciano all’assistenza, altri ripartono quasi subito. Arrivano a gruppi di due o tre, anche autonomamente, e in genere puntano alla Francia. La maggior parte finora ha richiesto l’asilo, altri hanno il permesso temporaneo.
Società

 Arrivano, alla spicciolata, ma arrivano. I profughi provenienti dal Maghreb e distribuiti in tutte le regioni italiane – escluso l’Abruzzo colpito dal sisma – e inseriti nel programma di accoglienza del Governo, si affacciano ai confini regionali. Lo ha affermato oggi il presidente della Regione, Augusto Rollandin, rispondendo ad una interrogazione a risposta immediata di Patrizia Morelli, capogruppo Alpe. Sono 36 gli immigrati assegnati in prima battuta alla Valle d’Aosta. Si tratta di persone accompagnate in Valle da altre regioni, ma non solo: altri si sono presentati autonomamente sul nostro territorio, e hanno richiesto direttamente assistenza.

Per loro è stata attivata una procedura ad hoc, attuata in concerto con la “sala emergenza Nord Africa” del dipartimento nazionale di Protezione civile. Metà di loro non sono reperibili: dieci hanno rinunciato all’assistenza e hanno deciso di gestire il proprio soggiorno in modo autonomo, e otto sono stati presi in carico, sono stati ospitati per qualche giorno e poi sono già ripartiti, verosimilmente per i paesi oltreconfine. La restante metà, composta da 18 persone, è destinata alle strutture dislocate sul territorio regionale e messe a disposizione dai Comuni, dalla Caritas e dagli enti di assistenza. Di questi, 15 hanno chiesto la protezione internazionale, ovvero l’”asilo”, mentre gli altri sono in possesso di un permesso di soggiorno temporaneo con validita’ di sei mesi.
Lo sportello del Ccie, sportello immigrati del Comune di Aosta, si confronta quotidianamente con la questione. “Non tutti arrivano accompagnati dalla protezione civile. Diverse persone vengono autonomamente, e magari ne siamo a conoscenza perché sono state “intercettate” più o meno fortunosamente” conferma Diego Baiocco, responsabile del servizio.

“E’ la prima volta che ci occupiamo di rifugiati e profughi, non è per nulla facile, è un’esperienza nuova” racconta Samira Habodaber, mediatrice interculturale del servizio immigrati della cooperativa La Sorgente. “Quando arrivano possiedono solamente i vestiti che indossano, quindi servono indumenti, cibo, un tetto per qualche giorno, devono avere la possibilità di telefonare, e gli si assegna un codice fiscale. In particolare, è difficile mantenere il contatto con loro, non si sa quanto restano. La maggioranza non ha assolutamente intenzione di fermarsi da noi, ma vuole raggiungere la Francia, dove ha parenti e amici. Perlopiù si fermano pochi giorni. Magari transitano in Valle perché hanno paura di essere fermati a Ventimiglia mentre cercano di passare il confine”. Si tratta infatti di persone in movimento, ognuna con la sua storia, il suo percorso, i suoi obiettivi, le sue necessità. Al momento di predisporre l’accoglienza, ci si aspettava forse un flusso ordinato da smistare nelle strutture comunali, ma non è così. Ne arrivano due-tre, ne ripartono altrettanti. E’ fisiologico: fino a che le persone avranno gambe con cui camminare non sarà mai veramente possibile controllarle.

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