Quando i lavori di risanamento della volta del tunnel del Monte Bianco sono iniziati da più di due mesi, “non possiamo che confermare la data di riapertura del 16 dicembre, alle ore 17”. A parlare, nella mattinata di oggi, martedì 19 novembre, è Riccardo Rigacci, direttore gerente del Gruppo Europeo di Interesse Economico del traforo, l’entità che raccorda le concessionarie italiana e francese. “Le imprese lavorano ventiquattr’ore al giorno – aggiunge – e c’è il massimo impegno ad anticipare anche solo di qualche ora”.
La scommessa del rispetto dei tempi
Al momento, però, sbilanciarsi non è possibile e, anzi, viste le difficoltà incontrate sinora nel corso del cantiere test – definito “sicuramente l’intervento più importante dopo l’incendio” del 1999 e, comunque, “particolare in Europa” – la riapertura per la scadenza prefissata rappresenterebbe oggi una scommessa vinta. Le attività propedeutiche, siccome parliamo di 23 milioni di euro di lavori solo quest’anno, non sono mancate (alcune svolte anche nelle 9 settimane di chiusura del 2023), ma alla prova dei fatti alcune complessità non mancano di rivelarsi.
Anche perché, intervenendo su due tratti di galleria (uno a 2 e l’altro a 8 km dall’imbocco francese, per un totale di 600 metri di volta), spiega il direttore Rigacci, “sui due versanti le condizioni sono molto diverse”. Perché l’unicità dell’intervenire nel tunnel tra Italia e Francia, rilanciano con convinzione al Geie-TMB, non è solo data dal fatto di operare su una struttura risalente agli anni ’60, ma anche (e soprattutto) nel trovarsi sotto il Monte Bianco, la massa di roccia e ghiaccio più alta dell’Europa occidentale.
Confermata la chiusura per il 2025
Le indicazioni giunte dai lavori in corso, tuttavia, confermano la validità delle soluzioni tecniche e delle modalità realizzative messe a punto, per cui – annuncia Rigacci – è confermata la pianificazione di “una chiusura analoga di 15 settimane per il 2025”. L’intervento riguarderà altri 600 metri di volta, sempre nell’obiettivo finale di “garantire la perennità del tunnel a lungo termine”.
Come si è spostato il traffico leggero…
Il periodo di chiusura sull’anno prossimo resta da definire, ma la valutazione riguarderà sempre un momento di minor affluenza nel traforo. Al riguardo, il Geie-TMB ha anche monitorato le deviazioni dei flussi di traffico nel periodo di chiusura. Analisi che – è il dato riassunto dal Direttore gerente – “sostanzialmente confermano quanto visto l’anno scorso”, in occasione della precedente chiusura.
Per il traffico leggero, circa il 38% dei mezzi che transitavano sul Monte Bianco ha scelto il tunnel del Fréjus, mentre il 28% circa il traforo del Gran San Bernardo. La restante percentuale, nella lettura del GEIE-TMB, semplicemente non si è spostata o ha utilizzato i colli nel loro periodo di apertura.
…e quello pesante
Parlando di traffico pesante, la situazione cambia radicalmente. Il 92% dei mezzi pesanti si è spostato sul Fréjus. “Se non altro per questioni doganali”, commenta Rigacci (ma anche per l’interoperabilità della tessera usata dagli autisti sui due tunnel). La quota dello spostamento sul Gran San Bernardo è infatti appena dello 0,4%. Il residuo 7% “è traffico locale” venuto al momento meno, “o commerciale che può aver scelto alternative quali il Gottardo o Chiasso”. Alla riapertura, è l’auspicio del Direttore gerente, “ci auguriamo di rivederli tutti”.
Sul traffico impatta anche la “bretella” inibita ai tir
L’esponente del GEIE-TMB non si sottrae però alla domanda sullo spostamento di traffico pesante verso il Fréjus, che emerge dalla comparazione dei transiti nei due tunnel tra gennaio e luglio del 2023 e del 2024. “Indubbiamente, – risponde il Direttore – a differenza di altri anni in cui abbiamo avuto chiusure, la ripresa del traffico pesante non è stata quella che ci attendevamo”.
“In parte, – continua Rigacci – riteniamo possa essere legato effettivamente alla limitazione al traffico pesante alla ‘bretella’ (tra l’A4 e l’A5, in essere dal 17 gennaio scorso, ndr.), che evidentemente non rende più conveniente per una quota di mezzi utilizzare il Traforo del Monte Bianco e hanno preferito il Fréjus”.
Dentro il cantiere
Una volta dentro il tunnel, però, l’imponenza delle lavorazioni in corso ruba la scena ai ragionamenti. Il risanamento della volta avviene attraverso fasi successive. Smontati tutti gli impianti ancorati alla volta e ai piedritti (buona parte dei quali riguardano la sicurezza del traffico, motivo per il quale occorre la chiusura totale della galleria per procedere), la prima fase è la fresatura di precisione della struttura.
Quindi, l’impermeabilizzazione completa su piedritto e volta, seguita dalla realizzazione delle pareti laterali del nuovo rivestimento (gettate in opera, su 2,5 metri di altezza). Poi, la posa, regolazione e bullonatura dei conci (gli elementi prefabbricati della “volta” vera e propria, ne serviranno circa 450 per le due sezioni oggetto dell’intervento). Nella parte posteriore della volta viene quindi iniettata della micro-malta, con la sigillatura dei conci. Quindi, vengono riposizionati gli impianti di sicurezza.
Si potrebbe fare più in fretta?
La sensazione, avendo assistito al posizionamento di un elemento di volta trasportato proprio in quel momento nella galleria, è di un lavoro la cui logica ricorda da vicino un’orchestra. L’esecuzione corale consente il risultato, gli atti solistici hanno meno valore dell’insieme. La domanda diventa, vista la quantità non indifferente di maestranze al lavoro (su due turni da 12 ore l’uno), e considerati gli spazi fisici a disposizione: sarebbe possibile fare qualcosa per accelerare ancora l’esecuzione?
Rigacci risponde semplicemente: “no”. Diventa difficile, usciti dal cantiere e tornando ai ragionamenti logici, non essere d’accordo con lui. Tra l’altro, ricorda il Direttore, lo stop al traffico sta venendo sfruttato anche per altri lavori, come l’allargamento della rampa del tunnel, la riqualificazione del portale termografico, l’installazione di sistemi paravalanghe al piazzale, l’installazione dell’illuminazione a led. “Le due concessionarie – ricorda il Direttore – ogni anno sostengono investimenti sui 40 milioni di euro”.
I test al Fréjus
Il 16 dicembre si saprà se il GEIE-TMB avrà vinto la sua scommessa. Non manca, come in ogni sfida complessa che si rispetti, un elemento di novità finale. Parliamo della scelta comunicata dal tunnel del Fréjus di effettuare, nell’ultimo fine settimana di chiusura del traforo del Monte Bianco (cioè il 14 e 15 dicembre), dei test sulla seconda canna dell’impianto piemontese.
“La nostra programmazione era comunicata da tempo. – afferma Rigacci – I tempi sono incomprimibili. Le imprese lavorano indubbiamente per cercare di fare più rapidamente possibile, ma non possiamo in questo momento assolutamente garantire un’apertura anticipata. Abbiamo preso atto della decisione del Fréjus”. La scommessa resta intonsa. Impossibile, però, chiudere senza ricordare la statua di Santa Barbara, patrona dei minatori, posizionata dagli operai poco prima del cantiere. Il tempo dirà il resto.
Una risposta
Un grazie di cuore alle società concessionarie italiana e francese e al Geie per l’impegno e la grande professionalità dimostrata nella gestione di un cantiere unico nel suo genere in Europa. E anche per i tanti soldi investiti nella sicurezza a favore di tutti noi.