Una sede di Libera anche in Valle d’Aosta

Nascerà anche nella nostra regione l'associazione fondata da don Ciotti, intervenuto martedì sera nel salone delle conferenze della Grand Place di Pollein assieme al referente di Libera Piemonte, Davide Mattiello.
Don Luigi Ciotti
Società

Sono otto per ora i membri del comitato che porterà alla costituzione, anche in Valle d'Aosta, dell'associazione Libera, nata a Torino tredici anni fa, su iniziativa di don Luigi Ciotti, per consolidare attorno a un progetto comune l'esperienza di tante piccole realtà, scosse dall'onda emotiva delle stragi di Capaci e di via d'Amelio, e dal quotidiano stillicidio di vittime della mafia, dell'ingiustizia e della sopraffazione.

Per salutare l'iniziativa, lo stesso don Ciotti e Davide Mattiello, referente di Libera Piemonte, presentati dal giornalista Roberto Mancini, hanno incontrato un folto pubblico di valdostani, martedì sera, alla Grand Place di Pollein. Dopo avere ripercorso la nascita dell'associazione, che negli anni è cresciuta fino a estendersi a tutta Italia e a riunire oltre 1300 gruppi, scuole e realtà di base, don Ciotti si è soffermato sugli elementi di novità portati avanti da Libera.

"La prima mafia da combattere è quella delle parole" ha sottolineato. "Tutti si schierano, ufficialmente, contro la mafia e la violenza, chi affermerebbe il contrario? Non è con la retorica, con le parole al vento, che si risolve la situazione. Il nemico principale è il tessuto di connivenze, compiacenze e complicità che si estende in ampie parti del corpo sociale, e in particolare nel mondo della politica e dell'economia. Non dobbiamo infatti occuparci solo del pesce, ma anche del bacino d'acqua entro cui il pesce si alimenta, prospera e si moltiplica. Per questo motivo la nostra prima preoccupazione deve essere di tipo educativo, incentrata sulla costruzione di progetti differenti, solide alternative. Al contrario, trasformare la clandestinità in un reato – ha commentato, facendo riferimento alle recenti iniziative del nuovo Governo – incrementa fenomeni come il lavoro nero, lo sfruttamento e l'insicurezza sul lavoro, e peggiora la situazione".

Oltre alla dimensione educativa, esiste uno strumento concreto e efficace, che colpisce il sistema mafioso nel cuore dei sui interessi: la confisca dei beni. La prima forte iniziativa pubblica di Libera, infatti, è stata la raccolta di un milione di firme per una proposta di legge che promuovesse efficacemente l'uso sociale dei beni confiscati ai mafiosi ed ai corrotti. "Il Parlamento – ha affermato Ciotti – ha approvato la legge 109 del 1996, valida però per i beni dei mafiosi, ma non dei corrotti. I cittadini sono rientrati in possesso di quanto loro sottratto dal crimine organizzato, con ricadute sul piano sociale e occupazionale. Niente infastidisce più un mafioso che vedere dei giovani, magari conterranei, sottrarsi alla logica del pizzo, del favore, del silenzio rassegnato, della disoccupazione e della manovalanza criminale, e lavorare, coltivare le terre confiscate, venderne i prodotti, e soprattutto dimostrare che unendo le proprie forze quanto sembrava impossibile non lo è più".

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