Valle d’Aosta: terra di primati ignoti al Grande Pubblico

La nostra Regione è notoriamente conosciuta come la più piccola e la più ricca d'Italia ma in realtà detiene numerosi altri primati, fortemente presenti nel ricordo di molti di noi, ma mai rivendicati come veicolo di promozione turistica.
Società

In questa carrellata di record lo spazio principale è senza dubbio legato al Monte Bianco, Re incontrastato delle vette d'Europa e ai suoi compagni del club dei "4.000". Tra loro il Gran Paradiso è l'unico 4.000 "tricolore" interamente italiano da entrambe i versanti mentre il Cervino, considerato come il più grande scoglio d'Europa, rimane la montagna per eccellenza.

Le vette nostrane hanno generato a loro volta altri primati come quelli legati al mondo dell'alpinismo. Fondata nel 1850 infatti la Società Guide Alpine di Courmayeur è la prima società di Guide nata in Italia e la seconda nel mondo mentre nel 1866, tre anni dopo la fondazione a Torino del Club Alpino Italiano, nasce in Valle d'Aosta la prima sede italiana distaccata. La passione per la montagna ha giustificato poi la realizzazione di rifugi e bivacchi dove ripararci e recuperare energie. Ebbene con i suoi 4599 metri s.l.m la Capanna Regina Margherita (per dovere di cronaca già in territorio piemontese ma accessibile dalla Valle d'Aosta) è il rifugio più alto d'Europa ed uno dei più alti osservatori fissi al mondo.

Il nostro viaggio tra i record fa tappa a Chamois che ha fatto della sostenibilità il suo primato, unico comune d'Italia non raggiunto da strade carrozzabili e tra i comuni più alti e più piccoli d'Europa. Forse meno sostenibile, ma altrettanto meritevole di guinness, è quello della Funivia dei ghiacciai che collega Courmayeur e Chamonix e che, in conseguenza alla sua ubicazione resta la più alta d'Europa. Senza dimenticarci di tutti gli straordinari esempi che ci giungono dal mondo della cultura (non a caso Aosta è considerata da sempre la Roma delle Alpi) che offrono decine di castelli, fortezze e ruderi, aree megalitiche uniche e cos' via, ci fermiamo qui per limiti di spazio ma ne abbiamo sicuramente tralasciati molti, escludendo naturalmente quelli personali, dagli alpinisti Bonatti, Carrel, Guido Rey agli sportivi.

L'intento è però capire in che modo questi dati possono essere un veicolo importante della marca Valle d'Aosta. Con un pizzico di rammarico dobbiamo ammettere che, in taluni casi, questi record hanno fatto spesso la fortuna di altre destinazioni (Chamonix e Zermatt) in altri casi avrebbero dovuto essere il canovaccio di tutte le azioni promozionali legate ai brand valdostani ma non lo sono stati. In altre parole dovremmo essere più bravi a divulgare e a non tenerci per noi le unicità di questi splendidi luoghi e invece con sorpresa scopriamo che il più grande uomo marketing della Valle d'Aosta è stato Albert Smith, definito in una recente conferenza della Dott.ssa Federica Giommi "l'inglese che ha inventato il Monte Bianco". I suoi racconti e il suo amore per il Monte Bianco hanno infatti fatto conoscere Courmayeur ed il Monte Bianco oltremanica e a lui si devono le tante presenze di Inglesi degli anni scorsi. Oggi Albert Smith è ricordato con saggezza dalla Comunità di Courmayeur in una mostra a lui dedicata.

Recentemente, sempre all'interno di questa rubrica, abbiamo parlato di come la marca abbia nel turismo la medesima importanza che nel commercio; essa però deve essere sempre riconoscibile dal pubblico ed essere portatrice di valori della nostra realtà che vanno evocati con più determinazione al fine di stabilizzarsi nell'immaginario collettivo delle persone.    

 CURATO DA TURISMOK

 

 

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