Dei video per “far rumore” e “dare fastidio” mentre in Valle d’Aosta le denunce per violenza aumentano, anno dopo anno. Nel 2024 sono state più di 200, mentre nei primi giorni del 2025 sono già 11 i fascicoli aperti per codice rosso. A spiegarlo, durante la presentazione della campagna di comunicazione contro la violenza sulle donne “Mia fino alla fine”, questa mattina nella sala conferenza della Bcc Valdostana di Aosta, è il sostituto procuratore Manlio D’Ambrosi.
“Molto spesso ci si scaglia contro un sistema legislativo che non funziona. Da tecnico mi domando che cosa ci debba essere in più – spiega D’Ambrosi -. Tutti i femminicidi vengono puniti con l’ergastolo, l’idea di essere assolti per maltrattamenti o per stalking è rara. I percorsi di recupero per maltrattanti saranno sempre più pieni perché oggi non si può arrivare a patteggiare la pena se non si partecipa a un percorso riabilitativo. Lo strumento legislativo c’è ma forse non è quello di cui abbiamo bisogno. Sono anni che si insiste perché si intervenga nelle scuole. Bisogna poi spostare il focus della nostra attenzione. Da anni l’attenzione è sulla persona offesa dal reato o sulla vittima del comportamento, ma se la spostassimo anche sull’altra parte?”.
La campagna di comunicazione “Mia fino alla fine”
Sono due i video che compongono la campagna di comunicazione “Mia fino alla fine”, realizzata dal regista Davide Bongiovanni e promossa dalla consigliera di parità della Regione, Katya Foletto, dal Consiglio regionale, dall’assessorato regionale alla Sanità, dalla Fondazione comunitaria e dalla Banca di credito cooperativo valdostana. Andranno in onda su Sky e Netflix fino alla fine di marzo e saranno condivisi sui canali social del Consiglio Valle, della Regione, del Celva e dell’Usl.
Gli spot mostrano l’evoluzione di due relazioni all’apparenza normali ma in realtà violente – quella di una giovane coppia e di una coppia con un figlio – attraverso i comportamenti e i messaggi che i partner si scambiano sui loro cellulari. Alcuni sono reali e sono tratti dalle chat di Giulia Cecchettin e Filippo Turetta. Ad intepretare i protagonisti dei due video sono stati Arianna Sgarbossa, Anthony Grasso, Andrea Damarco, Valeria Mafera e Cesare Miret.
“Con la campagna dello scorso anno abbiamo iniziato a sferrare i primi colpi per stancare l’avversario, quest’anno speriamo di aver sferrato il colpo decisivo per il ko perché questa situazione deve cambiare – spiega il regista Bongiovanni -. Questa campagna è una trasposizione teatrale del linguaggio con cui oggi si comunica. Tante delle relazioni nascono sulle chat: c’è la prima fase del conoscersi, volersi bene e amarsi alla follia, c’è la parte passionale, finché il messaggio non viene frainteso e si scatena la violenza. Funziona così e non solo per i giovani”.
Dei video per dare fastidio
“Sono dei video fatti apposta per dare fastidio – spiega l’assessore regionale alla Sanità, Carlo Marzi -. Nulla è casuale, nemmeno la scelta della Valle d’Aosta di voler di nuovo comunicare rispetto ad un tema sul quale solo tutti insieme possiamo fare la differenza con dei video che danno fastidio nel linguaggio, nelle immagini e nei suoni”. “Con questi video vogliamo rompere il silenzio – dice il presidente del Consiglio Valle, Alberto Bertin -, vogliamo fare ‘rumore’, mantenendo alta l’attenzione sul tema durante tutto l’anno, perché purtroppo ogni giorno è un bollettino di guerra. Con questa campagna vogliamo ribadire che nessuno è solo e che le istituzioni ci sono: per ascoltare, sostenere e agire”.
Per la consigliera di parità, Katya Foletto, “le istituzioni e non solo devono essere sempre più impegnate nella prevenzione e lo smantellamento dei presupposti culturali delle ragioni della violenza. Dobbiamo essere in grado di veicolare messaggi positivi e di attenzione fin dalla prima infanzia”. Fabio Bolzoni, direttore della Banca di credito cooperativo valdostana sottolinea l’appoggio dell’istituto all’iniziativa che con “messaggi dirompenti ha il dovere di sensibilizzare tutta la popolazione”, mentre Patrik Vesan, segretario della Fondazione comunitaria, si sofferma sulla necessità di una “sensibilizzazione costante e profonda“, partendo dai bambini e dalla famiglia.
Il ruolo degli psicologi nel contrastare la violenza
Durante la presentazione della campagna, sono intervenuti anche Meri Madeo, responsabile della struttura di Psicologia dell’Usl e Alessandro Trento, referente dell’ambulatorio di prevenzione e trattamento della violenza, che ha aperto un anno fa occupandosi di chi esercita la violenza.
“Da tanti anni l’azienda sanitaria è impegnata nella realizzazione di interventi mirati a contrastare il fenomeno della violenza”, spiega Madeo. Che si sofferma su alcuni dati: “Dal 1° gennaio al 14 novembre 2024 lo psicologo del nucleo dell’emergenza è stato attivato 77 volte, di cui 56 volte per violenza domestica, 11 volte per presunta violenza sessuale e 10 volte per casi di violenza assistita”. Numeri “in aumento negli ultimi anni – aggiunge la psicologa -. Per questo a gennaio 2024 abbiamo attivato un ambulatorio per la prevenzione e il trattamento di ogni forma di violenza”.
“L’ambulatorio ha avuto ad oggi circa 15 accessi – afferma Trento -. Abbiamo persone che arrivano dalla psichiatria, altre dal nucleo dell’emergenza, altre dall’area minori e abbiamo anche persone che volontariamente decidono di iniziare un percorso perché si rendono conto di avere dei comportamenti a rischio. Non ci occupiamo di persone già passate in giudicato e che dovrebbero entrare nei percorsi previsti dal codice rosso ma di quei soggetti in attesa di giudizio o ammoniti dal questore. Per questo mi piace pensare che ci occupiamo della zona grigia che è la zona della prevenzione e in cui dal punto di vista clinico è possibile fare di più”.