“In ammiraglia sei il nono corridore”. Giovanni Ellena, direttore sportivo di ciclismo, sabato 31 maggio era a Verrès in attesa della partenza della ventesima tappa del Giro d’Italia.
Aspettava le 10.45, ora di inizio della corsa rosa, tra il bus di colore arancione e l’ammiraglia del suo team: Polti VisitMalta, squadra ciclistica professionistica fondata con il nome iniziale di Eolo-Kometa da Alberto Contador e Ivan Basso, due campioni nel mondo delle due ruote.
Il ruolo del direttore sportivo: dall’assistenza tecnica alla tattica della corsa.
Classe 1966, Giovanni Ellena vive a Pertusio, in provincia di Torino. È direttore sportivo di ciclismo in categorie internazionali dal 1999. Dal 2006 nel settore professionistico.
Fornisce assistenza tecnica, tattica e strategica ai ciclisti del suo team. Durante le tappe, coordina persone e movimenti. “Tra staff e corridori siamo una trentina di persone. Come direttori sportivi – qui al Giro d’Italia – siamo in tre” spiega Ellena. In poche parole, “fai la tattica della corsa, ti interfacci con i preparatori, organizzi trasferte e materiali”.
La passione per il ciclismo: “avevo quattordici anni quando mi hanno regalato una bicicletta da corsa”.
Durante la corsa, Ellena è in ammiraglia. Il veicolo di servizio in coda ai ciclisti per assistenza e supporto. Le emozioni avvertite in cabina sono simili a quelle di chi gareggia. Lo garantisce Ellena che il ciclismo lo ha provato prima di tutto sulle sue gambe.
“Avevo quattordici anni quando mi hanno regalato una bicicletta da corsa. Frequentavo la terza media e andavo in giro con il Pertusese, squadra del paese formata da un gruppo di pensionati. Poi ho partecipato a qualche corsetta (e l’ha anche vinta, ndr). Ho fatto tutta la trafila delle categorie fino ai ventisei anni”. In sella alla sua bici, Ellena non arriva al professionismo. “Ho raggiunto il livello dilettante, ora si chiama under 23, e ho percorso quattro volte il Giro della Valle d’Aosta”. Ed è proprio in Valle che Ellena veniva ad allenarsi in salita. “Quando dalle mie parti pioveva, chiamavo il Comune di Pont-Saint-Martin per chiedere com’era il tempo. Poi andavo al Col de Joux. Da casa mia, andata e ritorno, sono 160 chilometri. Oppure a Gressoney”.
Fatica, cadute, momenti di crisi e di felicità: in corsa tra la gente.
“In ammiraglia si passa in poco tempo dal momento più tranquillo, in cui bevi qualcosa e mangi un panino, al momento più agitato per una caduta o una foratura. Accadono tantissime cose mentre guidi, guardi il percorso, parli alla radio e vai a zig zag tra le altre auto” racconta Ellena.
I suoi toni sono pacati. Rassicuranti. Durante la ventesima tappa Verrès-Sestrière, decisiva per il Giro d’Italia 2025, prima della Cima Coppi prende la radiolina e dice ai corridori del team: “ragazzi, sette chilometri di pianura poi si svolta a sinistra. Lì inizia il Colle delle Finestre. Bisogna stare nei primi quindici”.
Incoraggiamenti, consigli e aggiornamenti. Fa tutto parte del suo ruolo di direttore sportivo in un mondo, quello del ciclismo, contraddistinto da “fatica, cadute, momenti di crisi e di felicità. Una serie di emozioni raggruppate in qualche ora”, vissute per la strada e tra la gente.
Ha “cresciuto” Egan Bernal, vincitore del Tour de France 2019 e del Giro d’Italia 2021.
Il nome di Giovanni Ellena è legato a quello del campione Egan Bernal, “scalatore” colombiano vincitore del Tour de France nel 2019 e del Giro d’Italia nel 2021. Alla domanda “è il più forte ciclista con cui hai lavorato?”, il direttore sportivo risponde “è sicuramente quello con più talento. È arrivato da me quando di anni ne aveva 19. L’ho seguito fino ai 21”. Un po’ di tifo Ellena lo riserva anche a lui, settimo nella classifica generale del Giro d’Italia 2025.
“Un giorno in cui ha bucato, l’ho fatto rientrare da dietro la mia macchina. Mi ha affiancato. Avevo il finestrino abbassato. Quello è stato il momento del nostro saluto” sussurra il direttore sportivo.
