Scatti, attacchi, colpi di scena e una nuova Maglia Rosa. La Saint-Vincent-Courmayeur, quattordicesima tappa del centoduesimo Giro d’Italia, non ha deluso le aspettative della vigilia. Il percorso di alta montagna, corto (131km) ma quasi completamente privo di pianura, con un dislivello di oltre 4.000 metri, è diventato un terreno di battaglia fertilissimo, fin dai primi tornanti.
Il gruppo, forte di 151 corridori, è rimasto compatto per pochissimi chilometri, fin quando Simon Yates ha dato fuoco alle polveri scattando sulla salita che portava a Verrayes. Un attacco che ha spaccato il gruppo, assottigliatosi a soli 25 corridori in testa, per poi essere rintuzzato da Roglic, seguito da Landa. Anche Nibali non si è fatto trovare impreparato, restando a ruota.
Al primo Gran Premio della Montagna di giornata, dunque, il primo a transitare è stato il detentore della maglia azzurra degli scalatori, Giulio Ciccone, davanti a Caruso e Sosa. Caruso poi ha attaccato in discesa, portandosi con lui un gruppetto di 8 corridori (Amador, Cattaneo, Masnada, Juul Jensen, Hamilton, Ciccone, Carthy e Sosa) che in poco ha accumulato un vantaggio di quasi 2 minuti sulla maglia rosa di Jan Polanc e il resto del gruppo.
Al km 47, quindi ad un terzo di gara circa, il vantaggio degli otto corridori in testa è salito a 3’06” sul gruppo principale, dal quale nel frattempo sono usciti diversi corridori, da Tony Gallopin a Hubert Dupont, fino a Izagirre.
Sul secondo GPM, quello fissato a Verrogne, è sempre Ciccone a transitare per primo, mettendo in cascina altri punti preziosi per la classifica degli scalatori. I diretti inseguitori a quel punto sono a 1’24” e anche il gruppo Maglia Rosa si avvicina, staccato di 2’37”. Il vantaggio rimane costante anche al GPM successivo, vinto sempre da Ciccone, fino alla salita più dura della giornata, la penultima, quella che portava al Col San Carlo (10 km con una pendenza media del 9,8%).
Ecco che qui è partito Vincenzo Nibali: allo “squalo” hanno resistito solo pochi atleti, tra i quali Roglic, Landa, Miguel Angel Lopez e Carapaz. Poi il gruppo si è un po’ ricompattato, ma la maglia rosa di Jan Polanc è rimasta attardata. Nibali ci ha provato svariate volte, con scatti a ripetizione, aiutato dal compagno di squadra Caruso, senza mai piegare però la resistenza di Roglic. Dopo qualche tentativo di Miguel Angel Lopez, a partire in maniera secca e violenta è stato Richard Carapaz: l’ecuadoriano ha fatto il vuoto, lasciando sul posto tutti quanti.
In cima al colle, Carapaz aveva un vantaggio di 30” sui diretti inseguitori, scesi un po’ in discesa per merito di Roglic, spericolato nel tentativo di rientrare, ma risaliti in maniera incredibile fino a 1’49” soprattutto per l’incapacità di mettersi d’accordo alle sue spalle, soprattutto per la “guerra fredda” tra Nibali e Roglic.
Carapaz non si è più voltato, approfittando della situazione per poi andare a conquistare vittoria e maglia rosa, anche per merito dei vari abbuoni al traguardo. Dietro di lui, al traguardo, staccato di 1’32”, Simon Yates e poi il gruppetto con Nibali, terzo, Roglic, Lopez e Landa, a 1’54”. Per Carapaz è il terzo successo al Giro d‘Italia, il secondo in questa edizione dopo quello di Frascati.