Ti alleni – bene – per un anno e più per fare un bel crono al Tor des Géants, accumuli dislivello, lunghezza, fatica, corse notturne e corse con la calura. Poi il Tor viene annullato, ma qualcosa di tutto quell’allenamento vuoi farne. Cosa ti inventi? Salire e scendere per tre volte in meno di un giorno da Pont Suaz alla Becca di Nona, ad esempio. Basta chiedere a Sergio Borbey, 52enne del Team Doceo Technosport, che ha alle spalle un Tor chiuso al 79° posto (interrotto a Saint-Rhémy) ed una 35° piazza al 4K.
Sente la Becca come la montagna di casa, lui che vive tra Gressan e Charvensod. Quest’anno, in assenza di gare, gli è venuta l’idea di giocare sulla resistenza più che sulla velocità: “Quelli che fanno la Becca, in genere la fanno per fare il tempo”, racconta. “Io ormai sono vecchietto e non posso più competere da quel punto di vista. Inizialmente, l’idea era di farla quattro volte in 24 ore, perché ho pensato che tre volte magari qualche ragazzino può ancora farlo”. Qualcosa, però, è andato storto, e non per colpa di Sergio.
Il trail runner, dopo aver studiato il meteo, parte dalla rotonda di Pont Suaz alla mezzanotte di domenica 5 luglio, con vestiti pesanti e guanti ed il rifornimento di sali, cibo e acqua da lasciare in cima ai 3.144 metri per non salire troppo carico con il caldo nei giri successivi. “Avevo calcolato una media di 6 ore ad ogni salita e discesa, ma in realtà alla prima avevo impiegato circa 5 ore e 20 minuti”.
Tutto funziona bene, le gambe girano e la tabella preparata insieme a Franco Collé e a quelli del Team Hoka One One sta dando i suoi risultati, ma nulla può contro la sfortuna. Una svista o uno scherzo fa portare via a qualcuno i viveri lasciati da Sergio sotto la Madonnina: “Durante il terzo giro sono arrivato in cima senza acqua, confidando di trovare su la mia scorta, che però era sparita. Ho dovuto aspettare fino a Comboé per bere, poi ho trovato un ragazzo in mountain bike che mi ha dato dei sali e sono riuscito a tornare a Pont Suaz. Ho valutato la situazione e, visto anche il gran caldo, ho pensato che proseguire sarebbe stato troppo rischioso ed avrei potuto fare dei danni al mio fisico”.
Alla fine, con questi tre giri Borbey ha percorso circa 71 km e 7500 metri di dislivello in 17 ore. “Ma ad agosto ci riproverò, ho visto che è fattibile. Finché sono in forma ed ho ancora l’età per farlo, do tutto”.
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…non avere proprio niente da fare… poi sono quelli che si slogano una caviglia e si mettono in mutua 3 settimane stando sulle croste della collettività…
Lei invece immagino sia una persona piena di impegni, che non passa le sue domeniche pomeriggio spalmato sul divano a guardare il calcio
mi sono sempre chiesto chi te lo fa fare di partire da aosta fino alla becca…..pensa 3 volte di fila in un giorno …..mah….
poi parla di allenamento…..ma non c’era il lockdown….
Rulli in casa, questi sconosciuti?
O, ripetute sulla salitina dietro casa?