Cogne un anno dopo l’alluvione, tra ritorno alla normalità e ferite aperte

Tra lavori in corso e divisioni sulla ricostruzione della Valnontey, si prospetta un'estate in linea con il 2023. In calo il turismo di giornata, agosto verso il tutto esaurito.
Valnontey
Turismo

La strada per Cogne non è lunga. Per arrivare fino in paese, dal fondovalle, ci si mette poco più di una mezz’ora. Salendo da Aymavilles sembra tutto normale ma, arrivati al Ponte di Chevril, si cominciano a vedere i segni dell’alluvione del 29 e 30 giugno 2024: piccole frane, rinforzi e slarghi, nuovi tratti di strada e altri con senso di marcia alternato.

L’impressione è quella di un luogo che non ha mai smesso di reagire e di lottare per la sua sicurezza e la sua sopravvivenza. Ogni curva, ogni ammasso di pietre, ogni albero caduto racconta decine – se non centinaia – di ore di lavoro, uno sforzo che è evidente anche per chi scopre la vallata oggi. Per chi, invece, conosce Cogne, la sensazione è un po’ più complessa di così. Le trasformazioni della montagna sono evidenti ed imponenti, ogni cambiamento del familiare panorama diventa il sintomo di una montagna sempre più fragile di cui dobbiamo continuare a prenderci cura. E questo i cogneins lo sanno bene.

 

Dopo un anno di lavori e investimenti Cogne è tornata a vivere una stagione estiva “normale”, secondo i commercianti paragonabile al 2023. La strada ora è sicura e anche la Valnontey si sta ricostruendo, un sentiero alla volta. Noi di Aostasera.it siamo salite in paese per capire come lavoratori e turisti stanno vivendo questa stagione estiva.

La Valnontey, i posti liberi nei parcheggi e i ristori che non arrivano

di Martina Praz

La paura di non trovare parcheggio passa in fretta. È martedì 5 agosto, sono da poco passate le 10 e nel piazzale a pagamento vicino al Bar du Village, in Valnontey, ci sono ancora diversi posti liberi. ”Vedo il parcheggio spesso vuoto, non è mai successo. Abbiamo sempre avuto il problema contrario, ovvero troppe macchine”, dice Valentina Elter dell’Hotel Petit Dahu. La stagione estiva? “Le due settimane centrali di agosto siamo pieni ma c’è stato un po‘ di calo a giugno e a luglio rispetto al solito – aggiunge -. La mia percezione è che ci sia meno via vai di gente, meno turisti di passaggio”.

La Valnontey è stata la zona del paese più colpita dall’alluvione dello scorso anno. L’esondazione del torrente ne ha ridisegnato l’aspetto. Si contano tanti alberi in meno e tante pietre in più. Si lavora senza sosta per rendere di nuovo accessibili le passeggiate travolte dalle frane di un anno fa e dalla nevicata del 20 aprile scorso che ha buttato giù 150 alberi in tre chilometri di pedonale tra Lillaz e la Valnontey. Ad oggi, si possono percorrere i sentieri che portano al rifugio Vittorio Sella, a Valmiana, all’Erfaulet e alle sorgenti. Con gli escavatori si continua a lavorare nel fondovalle per sistemare i tratti più colpiti dalle frane.

Ma chi ha un’attività in Valnontey – se ne contano una dozzina – non ha mai mollato, nonostante per molti di loro i ristori non siano ancora arrivati. “Al momento non abbiamo ancora visto un euro. Hanno rimandato prima di 20 giorni, poi di 30 giorni, adesso ne sono passati 50, vedremo – racconta Patrick Bracco del campeggio Gran Paradiso -. Siamo stati tra i più colpiti, l’alluvione ci ha portato via gli allacciamenti qui fuori quindi eravamo senza acqua e senza fogne. L’anno scorso abbiamo saltato la stagione estiva, abbiamo riaperto a giugno di quest’anno”. E aggiunge: “L’80% dei nostri clienti viene da anni. Qualcuno era qui durante l’alluvione, altri sono ritornati dopo e sono rimasti un po’ scioccati nel rivedere la Valnontey. Prima c’era molto più verde, adesso è una pietraia unica ma i turisti vengono lo stesso, sono affezionati. Per Ferragosto l’affluenza sarà buona, in linea con le solite estati. A giugno e luglio abbiamo più stranieri – olandesi, francesi e belgi soprattutto – ad agosto il 70% dei turisti sono italiani”.  Per Bracco, l’alluvione dello scorso anno non ha influito sull’immagine di Cogne: “Più che altro è la strada per arrivarci che preoccupa i turisti e ci penalizza un po’”.

Cogne Valnontey
Il campeggio Gran Paradiso

Dall’altro lato del torrente, su una collinetta c’è l’Hotel Lou Tsantelet con le sue otto camere. Un anno fa il giardino era pieno di fango, oggi ci sono i tavolini, le sedie e stanno
crescendo pure le fragole. “Stiamo lavorando un po’ meno del solito – dice Marie Glarey -. Dopo la frana la gente è spaventata e poi abbiamo avuto problemi con la linea Tim: il telefono è stato ripristinato solo ad inizio luglio, siamo stati senza per tutto l’inverno. Lavoriamo con i clienti abituali ed è diminuita la quantità di tempo che passano qui. Si tende a prenotare all’ultimo momento e per uno o due giorni. Adesso siamo pieni dal 14 al 22 agosto”. Per Glarey, “c’è un po’ di inquietudine rispetto alla strada, alcune passeggiate sono chiuse e nell’area pic-nic di Leutta non c’è più il ponte e non si può andare oltre la sorgente”.

Passiamo anche all’hotel Herbetet. È un’attività storica, aperta all’inizio degli anni Settanta, che affianca alle sue 18 camere un bar aperto anche a chi è di passaggio. “A giungo abbiamo lavorato tantissimo anche per il meteo che ha portato le persone per il tanto caldo a scegliere la montagna – spiega Christine Cavagnet -. Luglio è andato bene, con la diminuzione delle temperature siamo sui livelli del 2023. Per quanto riguarda il bar, abbiamo notato un po’ di flessione sul passaggio che rileviamo anche su agosto. Siamo quasi al completo fino alla fine del mese e a Ferragosto abbiamo il tutto esaurito. A settembre, invece le prenotazioni avvengono sotto data. Abbiamo qualche richiesta per la settimana del Tor des Géants”. Se a luglio “è forte la presenza degli stranieri, soprattutto francesi, svizzeri, belgi, olandesi, norvegesi e svedesi”, in questo periodo “l’80% dei turisti sono italiani con qualche presenza di francesi e olandesi”.

Al Bar du village, Claudio Francisetti Ciantela parla di un luglio “sottotono”. “C’è stata la strada regionale chiusa e penso che abbia influito il fatto che l’anno scorso non si sia fatta venire la gente in Valnontey”, spiega. Intanto, è quasi ora di pranzo e i dehors iniziano a riempirsi. Anche nel parcheggio c’è qualche auto in più. Ci guardiamo intorno,
fotografiamo, ci lasciamo trascinare dai racconti sulla Valnontey, a metà tra quella che era e quella che diventerà.

La riqualificazione della Valnontey, un progetto che divide

di Martina Praz

Il tema, in effetti, è caldo. Una proposta è arrivata dall’amministrazione comunale che lo scorso maggio ha presentato alla popolazione un progetto di ricostruzione della Valnontey curato dallo studio Sertec, sintetizzato in un video che ha acceso le polemiche tra i residenti e i turisti più affezionati.

 

Anche se l’amministrazione comunale parla di “ipotesi progettuale” e di “suggestione” e di “ipotesi progettuale” – annunciando l’indizione di un concorso di idee per costruire insieme il futuro della vallata – la Valnontey appare divisa tra chi è favorevole all’iniziativa e chi è contrario. Entrando in alcuni locali della zona – una minoranza rispetto al totale – si nota un volantino verde che ne segnala l’adesione al Comitato per la salvaguardia della Valnontey, che dà voce a chi è contro il progetto.

Il Comitato si è costituito dopo la serata di presentazione del progetto da parte del Comune. “Alcuni di noi sono rimasti sconvolti, io ero senza parole. L’unica cosa che mi è venuta da dire è stata questa non è Valnontey. Altri, invece, erano contenti e hanno apprezzato – spiega Valentina Elter dell’Hotel Petit Dahu, che ha aderito al Comitato -. Ci hanno lasciati molto perplessi la presentazione di un unico progetto in un anno di tempo e la premessa imprescindibile che il ponte in legno – che è un ponte storico, c’è sempre stato – debba per forza essere tolto e costruito più in giù snaturando così il luogo Il punto centrale del lavoro del comitato è capire se effettivamente toglierlo è l’unica possibilità o se si possono trovare altre modalità”.

La locandina del comitato
La locandina del comitato

Per questo, lo scorso 20 luglio, gli aderenti all’iniziativa hanno organizzato un convegno con ingegneri, geologi e architetti che “hanno sostenuto il nostro punto di vista. Noi chiediamo che il ponte rimanga qui, poi dovrà sicuramente essere fatto diverso”. La loro posizione è critica anche sulle altre infrastrutture proposte nel progetto tra cui la realizzazione del parcheggio coperto, di un parcheggio per i pullman e di una ciclabile. “Ci sembrano tutte cose sproporzionate e non consone alla realtà che c’è qua. Chi viene in Valnontey lo fa per la montagna e per il silenzio – dice Elter – Ci sembra che dietro a questo progetto ci sia un’idea di sviluppo turistico che non corrisponde a questo sentire”. E aggiunge: “Noi non vogliamo andare allo scontro, noi vogliamo che questo posto rimanga così. Siamo contenti che il Comune, il giorno prima del convegno, sia uscito con questo concorso di idee e tanti turisti affezionati ci hanno sostenuto. Abbiamo chiesto ad un avvocato di affiancarci, abbiamo fatto una richiesta di accesso agli atti per capire se c’è effettivamente un progetto e dare un segnale sul fatto che vogliamo fare le cose con serietà”. Dello stesso parere, anche Claudio Francisetti Ciantela del Bar du village, ex dipendente comunale. “Chiediamo solo un po’ di buonsenso”, dice.

Il ponte della Valnontey
Il ponte della Valnontey

Tra i favorevoli al progetto, c’è invece Christine Cavagnet che, insieme alla sua famiglia, gestisce l’hotel Herbetet. “I dettagli si possono vedere – dice – ma crediamo fermamente sia necessaria un’evoluzione e questa è un’opportunità per dare un nuovo slancio alla Valnontey”. Per Cavagnet, “è assurdo rimanere sulle proprie posizioni dicendo che è sempre stato così. Ci sono delle cose che non si possono più rifare come sono attualmente ed è inutile intestardirsi, bisogna essere realisti e capire ciò che si può fare. Questo progetto con il nuovo ponte può portare tanto beneficio alla Valnontey e anche chi è favorevole a questa iniziativa ha a cuore il posto in cui siamo nati. Salvaguardando un territorio fragile si può guardare alla modernità e alla sicurezza”. Anche Patrick Bracco del campeggio Gran Paradiso vede di buon occhio il progetto. “Dei lavori per riqualificare la Valnontey non guastano”, dice. “A primo impatto mi piange il cuore – afferma Marie Glarey dell’hotel Lou Tsantelet -. Il cambiamento fa male ma bisogna accettarlo anche perché ha fatto più male vedere la Valnontey ridotta così lo scorso anno”.

La strada tracciata dall’amministrazione comunale per trovare una sintesi è quella del concorso di idee, che sarà approvato probabilmente entro la fine del mese e a cui è stata destinata una parte dei fondi raccolti dal Comune con l’iniziativa #Cognenonsiferma. “La Valnontey avrà bisogno di alcuni interventi per ripristinare la viabilità, i sottoservizi e i vari ponti – dice l’assessora comunale al Turismo, Deborah Bionaz -. L’idea è di preservare la bellezza naturale del luogo che è una perla per Cogne. A breve come amministrazione comunale delibereremo questo concorso di idee per permettere tutti di proporre delle soluzioni innovative e estetiche conformi alla frazione per la sua ricostruzione”.

 

Imbimbo Roullet (Adava): “Estate in linea con il 2023, ad agosto andiamo verso il tutto esaurito”

di Viola Feder

Dopo una lunga mattinata in Valnontey e una capatina a Lillaz alla ricerca di informazioni sulla storia dei gatti scomparsi, siamo scesi nel centro di Cogne per completare il quadro della stagione con i commercianti e gli albergatori nel capoluogo. Il primo appuntamento era d’obbligo: siamo andate a parlarne con Pietro Imbimbo Roullet, titolare dell’Hôtel Bellevue di Cogne e rappresentante dell’Adava per la vallata.

“Quest’anno il mese di giugno è andato molto bene anche complice il caldo – dice -. Luglio e agosto sono più o meno in linea con il 2023, non possiamo paragonare la stagione né alla scorsa, né al boom che abbiamo avuto dopo la pandemia. Dopo un luglio che forse è stato penalizzato un po’ dalla meteo, ad agosto stiamo andando verso il tutto esaurito. Se contiamo che Cogne ha di solito un problema di overtourism con una media di 14 mila persone al mese in estate in un paese di 1300 abitanti. Si adesso vediamo il paese pieno di gente, ma comunque non è carico rispetto ai nostri numeri“.

Cogne paese
Una vista sull’hotel Bellevue

Al Bellevue, “abbiamo 39 camere totali, la spa la piscina e ristoranti. Possiamo dire
che se le strutture ricettive continuano ad avere numeri nella norma, si registra un piccolo calo di passaggi giornalieri, ovvero le persone che salgono in giornata consumando magari ai bar o nei ristoranti. Rispetto al paese, sicuramente nella Valnontey c’è un po’ meno passaggio quest’estate, anche se qualsiasi stagione è meglio della scorsa. Un altro piccolo cambiamento della stagione è che il flusso di turisti è un po’ discontinuo, forse per la crisi economica o per qualche inquietudine sulla strada, ma prenotano soprattutto nel fine settimana e in settimana le presenze sono meno, ma si alzano se fa bello”.

Per Imbimbo Roullet, a Cogne “il meteo pesa: appena piove c’è un po’ di inquietudine e i clienti chiedono rassicurazioni. La Cva sta lavorando sulla strada per sistemare la linea elettrica che ci ha lasciati al buio durante la nevicata di aprile e speriamo che per l’autunno completino il ponte e proseguano con la variante. A Cogne servono servizi e un collegamento sicuro con la vallata. In paese si parla molto di funivia: l’ipotesi più interessante è il collegamento con Pila, che potrebbe diventare anche un investimento per l’inverno e per il turismo intervallivo, ma la strada per arrivare a una soluzione è ancora lunga”.

Gli operatori di Cogne: “Luglio fiacco e meno turisti di passaggio”

di Lorenzo Bethaz

I ritmi altalenanti sul turismo di passaggio si notano anche tra le vie del centro di Cogne. Alla Maison du Goût, Daniela Malavolti ci racconta che “rispetto all’anno scorso va molto meglio, ma è molto discontinuo: nel fine settimana, se fa bello, funziona, in settimana meno”. Silvana Vaudois, titolare del Café du centre e del vicino negozio di souvenir, parla di un “luglio un po’ sottotono“. “Noi siamo qui sulla piazza e di passaggio ne abbiamo ma ho notato parcheggi più vuoti e meno camper – dice -. Probabilmente hanno influito i lavori della strada e il tempo non così favorevole”.

 

Anche per Julie Berger del Café Cogne “luglio è stato fiacco“, mentre “l’inizio della stagione è stato simile allo scorso anno, con buona affluenza giornaliera, anche solo per un caffè”. La clientela è per il 60% italiana, soprattutto da Milano, Roma e Toscana, e per il 40% straniera, in gran parte francese, tedesca e olandese. L’alluvione dello scorso anno sembra un lontano ricordo. “Non c’è vera paura tra i turisti – prosegue Berger  -, ma un po’ di timore nei nuovi arrivati che si fermano pochi giorni. Gli affezionati, invece, sono tornati quasi tutti. Siamo molto legati al clima: appena piove c’è un po’ di inquietudine, ci chiedono rassicurazioni”.

Ciò che manca è il ricambio generazionale: “La clientela è quella storica, non ci sono tanti giovani. Speriamo nell’inverno e nel collegamento intervallivo con Pila, per reinvestire nel turismo”. Se si alza lo sguardo, sulla cresta della montagna si intravedono le punte della stella del Couis, il ristorante panoramico che presto accoglierà i turisti che saliranno in cima alla Platta de Grevon con la nuova telecabina della Pila spa, inaugurata lo scorso dicembre. Chissà se, oltre alla strada che oggi tanto preoccupa, il turismo del futuro passerà anche via fune.

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