"A volte basterebbe un po' di educazione!" sentenzia spesso mia suocera, una “pedagogista inconsapevole” che, senza neppure una licenza media, ha egregiamente cresciuto ed educato due figli.
Che sta accadendo, invece, a noi genitori 2.0? Bombardati di mille stimoli e letture dal taglio psicologico, navighiamo in rete per sapere come fare a interrompere l’allattamento senza traumi, per capire come togliere il ciuccio al bambino senza che soffra, lo portiamo dalla psicologa se è troppo vivace, o dalla psicomotricista se è troppo passivo; vogliamo offrirgli tutte le opportunità possibili, dallo sport, alla musica, all’arte, ma poi ci lamentiamo se è nervoso e stressato. Se è troppo ubbidiente ci preoccupa, se è troppo polemico ci infastidisce.
Insomma, siamo indubbiamente una generazione di genitori un po' confusa e disorientata, o forse semplicemente mal consigliata. Che pare abbia perso quel ‘buon senso’ che, un tempo, faceva fare le scelte opportune agli adulti che avevano un mandato educativo, anche senza essere dei professionisti dell’educazione. Educazione, appunto. Che oggi soffre, vive un po' nell’ombra della cugina Psicologia che, ahimè, viene talvolta chiamata in causa in modo inappropriato.
Molte delle questioni che riguardano la relazione che abbiamo con i nostri figli, o i nostri alunni, sono questioni puramente pedagogiche, non psicologiche. Avere chiari i confini ci aiuterebbe. Come sarebbe interessante tornare a riflettere seriamente su cosa significa “educare oggi”, quale sia il mandato che deve avere la scuola in un’epoca così complessa, tecnologica e veloce come la nostra; quali siano le azioni e le scelte opportune per un genitore che vuole accompagnare i propri figli in un percorso sano di crescita; quali siano infine i valori, gli orientamenti, le finalità che un’intera comunità, intesa come gruppo sociale, si pone nei confronti delle giovani generazioni. Perché l’educazione è un ‘affare sociale’; nessuno si può esimere dall’avere un ruolo educativo nella nostra società. Nessun adulto, ovviamente!
Non si occupano di educazione solo genitori, pedagogisti o maestri. Qualunque cittadino svolge un ruolo educativo agli occhi delle giovani generazioni, che ne sia consapevole o no. Ecco allora che vi invito a raccogliere la sfida, con questa nuova rubrica che lanciamo oggi: provare a recuperare un “buon senso pedagogicamente orientato”.
Come lo faremo? In modo serio ma non serioso, partendo dalle nostre esperienze, dalla vita quotidiana di ogni famiglia, da un fatto di cronaca accaduto in una scuola, da una vostra domanda o testimonianza. Certamente mi metterò in gioco personalmente, con la mia vita di mamma di due figli, condividendo con voi le fatiche e le soddisfazioni della mia vita familiare. Mi piacerebbe immaginarvi seduti comodi quando leggerete questa rubrica, magari con una tazza di caffè in mano. Non dietro una scrivania dove un esperto dall’altra parte vi giudica e vi dice dove state sbagliando nell’educazione dei vostri figli; ma su un metaforico divano, dove poter riordinare i pensieri e le idee, scovare qualche strategia illuminante per risolvere la vostra difficoltà, ascoltare qualche conferma che consolida le vostre scelte di valore.
Perché nessuno è perfetto, lo sappiamo. Però, a piccoli passi, possiamo aspirare a diventare, come diceva lo psicologo infantile Bettelheim, “un genitore quasi perfetto”. E allora seguiteci e…Buon cammino!