Tre motivi per non mettere le telecamere a scuola

"Io continuo a volere per i miei figli una scuola di qualità basata sulla fiducia, non una scuola del controllo e della repressione", scrive Licia Coppo mentre elenca le ragioni del suo pensiero e qualche soluzione possibile al problema.
videocamera - videosorveglianza
Basta un po’ di educazione

“Forse prima di inserire questa norma nella legge sarebbe stato necessario anche acquisire il parere di esperti e studiosi, psicologi e pedagogisti in particolare”, dice un articolo su “La Tecnica della Scuola”.

Eppure, nonostante pedagogisti come Daniele Novara abbiano espresso il loro dissenso su questa scelta, e psicoterapeuti come Albero Pellai abbiano addirittura scritto che “la scuola con le videocamere è una sconfitta per tutti”, i legislatori sono andati avanti, imperterriti, ascoltando gli umori di un popolo che, di fronte a certi video di maestre maltrattanti, metteva alla gogna tutta l’Istituzione Scuola e invocava le telecamere come salvezza.

Certo quei video (che vorrei capire a che scopo siano siano stati diffusi dalle Forze dell’ordine, ma vabbè…) fanno male, malissimo. Ma non possiamo squalificare un intero sistema per delle situazioni episodiche, seppur gravissime. Sarebbe come utilizzare una colata di insetticida nell’orto per togliere qualche afide qua e là. Lo fareste? Non credo.

Sono tre le ragioni per cui secondo me le telecamere a scuola non servono, non salvano, non danno qualità, anzi rischiano di essere un grandioso autogol:

1 – Che messaggio diamo ai nostri bambini?

Dobbiamo chiedercelo, diamine! Avete presente quando si va da qualche parte con un bimbo di 3 anni che fa mille domande? “Mamma, perché qui in banca (o qui al centro commerciale) ci sono le telecamere?”; “Così i ladri hanno paura di fare una rapina, o se qualche male intenzionato ruba qualcosa lo scoprono”. “Ah, quindi servono a proteggerci dai pericoli, dai cattivi che rubano, fanno rapine o vogliono fregarci?” “Ehm, sì…”.

Mi seguite? La sentite l’assonanza? Il paragone che scatterà nella mente dei bambini? Mettendo le videocamere diciamo ai nostri figli che la Scuola è un luogo pericoloso, implicitamente passiamo il messaggio che gli insegnanti vanno controllati, perché di loro non ci si può fidare. E come risponderemo ai nostri figli quando chiederanno: “Perché mi mandi in un posto pericoloso?”

La prima ragione è, quindi, che stiamo dando un messaggio diseducativo: con la videocamera rompiamo un patto di fiducia, quell’alleanza educativa che è alla base di ogni sana corresponsabilità educativa.

2 – Aumenterà l’ansia nei docenti

Sentirsi sotto controllo farà perdere loro spontaneità nella relazione con i nostri figli. Saranno più in ansia anche nella gestione delle dinamiche relazionali tra bimbi. Dico sempre ai maestri di nidi e di scuola dell’infanzia che i conflitti tra i bambini non vanno bloccati, ma gestiti; che va lasciato sperimentare un po’ anche il conflitto, e se scappa un graffio o un morso non muore nessuno, è normale a quest’età.

Basta poi educare i bambini a rimediare, a chiedere scusa, a fare gesti di riparazione. Ma cosa faranno ora le maestre, preoccupate che il genitore del bimbo graffiato chieda la visione dei filmati? E che poi denunci loro per omesso controllo? Lavoreranno con l’ansia preventiva, terranno distanti i bambini a rischio litigio, limiteranno la sperimentazione relazionale!

Non solo: purtroppo un docente disturbato dal punto di vista psichico potrebbe far male ad un bambino anche “alle spalle” di una videocamera, con una minaccia detta sottovoce a denti stretti, con un polso stretto forte ma sorridendo, o potrà maltrattarlo in giardino, o nei bagni, o nei corridoi. Che faremo, metteremo videocamere ogni metro quadro? Con le videocamere curiamo il sintomo, e non l’origine del problema!

La seconda ragione è, quindi, che le videocamere daranno un’illusoria sicurezza e falseranno la relazione tra i maestri e i piccoli, che saranno accuditi da persone un po’ in ansia, emozione notoriamente sfavorevole all’apprendimento; anche i più bravi, quelli che non hanno nulla da temere, se messi sotto l’occhio del Grande Fratello orwelliano ne sono condizionati. E’ normale.

3 – È un inutile spreco di risorse, quando la Scuola avrebbe altre priorità!

È prevista una dotazione di 5 milioni di euro per il 2019 e di 15 milioni per ciascuno degli anni dal 2020 al 2024, che serviranno ai Comuni per installare sistemi di videosorveglianza in nidi e scuole dell’infanzia; altrettanti saranno stanziati per strutture socio-assistenziali per disabili e anziani.

Per tutelare la privacy la legge stabilisce che siano telecamere criptate a circuito chiuso; le registrazioni saranno visionabili solo da parte delle Forze dell’ordine, e solo dietro formale denuncia. E quindi? Come pensate che abbiano scoperto finora i gravi maltrattamenti di cui abbiamo letto nella cronaca? Dei genitori sospettavano, il Dirigente chiedeva accertamenti, partiva una denuncia e quindi venivano installate telecamere nascoste per verificare quanto accadeva. Gli strumenti di controllo e indagine investigativa per situazioni gravi ed estreme già esistono! Perché investire tutti quei soldi sul controllo, e non su prevenzione e formazione?

La terza ragione è, quindi, legata al fatto che non è sbagliato l’intento, ma è sbagliato lo strumento! Certo che ci deve essere presidio sul lavoro dei docenti! Da quanti anni dico che nella Scuola vanno introdotte serie misure di valutazione in itinere di un docente, non solo sulla didattica ma sulle competenze relazionali? Questo però non significa “spiare”!

Sarebbe più utile rivedere i criteri di selezione e valutazione in ingresso, investire nella formazione e nell’aggiornamento (non solo formale ma sostanziale) dei docenti, introdurre la figura del supervisore pedagogico in ogni Istituzione Scolastica (non basta lo psicologo dell’Istituzione, che spesso oggi ha poche ore di presenza sporadica).

Un supervisore con funzioni di coordinamento, che possa anche presidiare, per esempio andando a sorpresa nelle classi ad assistere a momenti di lezione (pratica diffusa in diversi stati europei): anche questa, è vero, è una forma di controllo, ma è più soft, e ha obiettivi didattici (per esempio dare feedback al docente sul suo modo di comunicare o di gestire il gruppo). Nei nidi c’è già il coordinatore del servizio che svolge queste funzioni (finché non toglieranno i soldi anche per questa figura…).

Magari tutti quei soldi potremmo investirli per evitare di avere classi pollaio da 28 bambini: con 20 si lavorerebbe meglio, ed eviteremmo il burn-out di alcuni docenti, che può degenerare in maltrattamento e violenza.

Servirebbe anche rivedere gli accordi sindacali, cosicché un Dirigente abbia il potere di sollevare dall’incarico quell’insegnante che, nonostante vari tentativi, risulti inadatto all’insegnamento. Perché dobbiamo dircelo: alcuni docenti, forse, hanno sbagliato mestiere. Ma la maggior parte sono bravi e competenti, solo che negli ultimi anni stanno perdendo la motivazione perché li abbiamo lasciati soli, senza supervisione e formazione, senza mediatori culturali e insegnanti di sostegno quando servono, senza ore di compresenza, senza l’appoggio delle famiglie, perennemente messi sotto accusa, costretti a lavorare in strutture fatiscenti e obsolete, oberati dalla burocrazia. E ora vogliamo anche metterli sotto osservazione.

No, non ci sto. Io continuo a volere per i miei figli una scuola di qualità basata sulla fiducia, non una scuola del controllo e della repressione.

Spegniamo le telecamere e accendiamo i cervelli, please

0 risposte

  1. Io invece condivido l’articolo al 100 per 100. Sarà perché sono sia mamma sia insegnante. Questa rubrica è un concentrato di buon senso , elemento che andrebbe ritrovato in tutti i discorsi sull’educazione….

    1. Le telecamere vanno messe assolutamente nelle scuole ma anche nelle case di riposo.
      A chi danno fastidio vuol dire che qualcosa non va.

  2. Ridicolo? Posso solo commentare così questo articolo che evidentemente è stato scritto da chi non ha figli o nonni.

    E’obbligatorio comunicarlo ai figli? Non mi risulta. I bambini non hanno bisogno di sapere delle telecamere.

    Lei parla di fiducia ma la fiducia da sempre si instaura tra persone in grado di comprendere e con il tempo non certo tra insegnati
    o assistenti con un bimbo che non sa neanche parlare o un anziano che ha l’alzaimer, nel caso sarebbe molto difficile che un bimbo vada dai genitori a raccontare. Indubbiamente queste categorie vanno protette con tutti i mezzi possibili e grazie alle telecamere abbiamo fatto un passo in avanti in questo. No, non basta ma è un inizio.
    Ci vogliono i test psicologici, corsi di formazione e assolutamente si e grazie per questa legge!
    Prima dell’ansia delle insegnanti sicuramente viene la tutela dei bambini e anziani. Non è poi l’unico lavoro con le telecamere suvvia.

    1. Il mio parere e che questo articolo presenta una limitata e distorta visione della realtà. Tutte paure espresse sono artificialmente montate e senza fondamento. Non si può e non serve fermare il tempo.

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