Ci ha lasciati il geometra del sorriso, Mario Bertolin

Mercoledì 8 aprile se n'è andato improvvisamente Mario Bertolin, classe 1950, geometra amato e fantasista dei sorrisi di tutti coloro che lo hanno conosciuto.
Mario Bertolin
En souvenir

Era difficile lasciare Mario senza avere il sorriso stampato in faccia. Fosse per un sopralluogo di lavoro, un pranzo domenicale o anche solo un incontro fortuito in paese, il geometra Bertolin, classe 1950, dall’animo buono e generoso, aveva sempre la battuta pronta e dei grandi e vispi occhi azzurri da cui era difficile distogliere lo sguardo.

La sua elegante vena ironica l’ha sempre avuta, ma quei cinquant’anni di iscrizione al Collegio dei Geometri della Valle d’Aosta, di cui diversi come delegato cassa a Roma, gli hanno sicuramente permesso di incontrare colleghi con cui condividere storie e racconti. Mario era appassionato del suo lavoro, iniziando giovanissimo come progettista e capo cantiere nella costruzione di strade comunali e poderali prima, di abitazioni in seguito. Una passione e una serietà che gli sono state riconosciute anche con incarichi in diverse commissioni edilizie, ma soprattutto da moltissimi paesani e concittadini, che andavano da lui anche per le sue conoscenze nel campo di successioni, divisioni, eredità: un campo, quest’ultimo, che affrontava con pragmatismo e naturale capacità di ascolto.

I clienti del suo studio, da anni in condivisione con il grande amico geometra Matteo Foy, entravano spesso nel lungo corridoio d’ingresso con uno “voulivvo dgieu mandé-te na baga, Mario…”, e le chiacchierate in patois (adorava il suo di Arnad, ma li conosceva tutti, quelli della bassa valle) potevano durare ore. Almeno fin quando lo stomaco non chiamava.

Già, perché a dispetto del suo aspetto longilineo e  quasi filiforme, l’alto geometra era appassionato da quel lato conviviale e semplice dello stare a tavola: mangiava “come un passerotto”, ma era un cuoco provetto e gioiva nel condividere le sue ricette con il grande amore della sua vita, il punto fermo, la chiave di volta: la sua famiglia. Innamorato e complice da sempre della sua Ida, amorevole e premuroso con le sue due figlie, nonno incomparabilmente attento e giocoso con i suoi nipoti. Alla famiglia il geometra ha dedicato tutto il tempo che aveva fuori dal suo studio, sempre pronto a condividere quello che meglio sapeva fare e attraverso un innato stupore verso la natura che osservava in ogni dettaglio. Ha così tramandato la sua passione per l’orto, per la cura degli animali da cortile, insegnando ai più giovani della famiglia come coltivare, ad esempio, il granoturco con il quale preparava la sua polenta, per i pranzi domenicali e le feste.

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